Ingrassia (SIMMED): «Il documento è frutto del lavoro condotto dai professionisti che hanno preso parte al tavolo costituito per iniziativa del sottosegretario Sileri. Tra gli obiettivi, mappare tutti i luoghi in cui viene utilizzata la simulazione: ideato lo strumento che ne permetterà la realizzazione»
Quali sono le modalità di esecuzione della simulazione in formazione e ricerca nell’ambito medico-scientifico? E chi può essere coinvolto in questi processi di simulazione? Sono questi i due principali interrogativi che trovano un’esaustiva risposta nelle linee di indirizzo relative all’uso della simulazione in formazione e in ricerca appena pubblicate.
«Il documento è frutto del lavoro condotto dai professionisti che hanno preso parte al tavolo costituito per iniziativa del sottosegretario Sileri con decreto del 7 aprile 2022», spiega Pier Luigi Ingrassia, Presidente della Società Italiana di Simulazione in Medicina (SIMMED) e Direttore Scientifico del Centro di Simulazione (CeSi) del Centro Professionale Sociosanitario di Lugano.
Il tavolo, composto da medici di varie specializzazioni, chirurghi, pediatri, esperti di formazione e simulazione in ambito sanitario ma anche di altri settori, come quello aeronautico, impegnati sia in Italia che all’estero, è nato con l’obiettivo di individuare le migliori pratiche esistenti e di fornire delle raccomandazioni e delle proposte operative finalizzate a migliorare la programmazione degli interventi sanitari in favore dell’uso della simulazione sia nella ricerca che nella formazione. Tra queste l’indicazione di determinare criteri e procedure per l’accreditamento dei programmi di simulazione e definire i criteri di utilizzo delle tipologie di simulatori.
Inserito per la prima volta nella legge di bilancio 2022 (commi 755 e 756) un fondo nazionale per la formazione della simulazione. «Si tratta di un fondo di 500 mila euro che, distribuito tra i 52 IRCCS italiani e 29 Aziende Ospedaliere Universitarie, rappresenta un semplice input ad uno sviluppo più capillare ed omogeneo della simulazione in sanità su tutto il territorio nazionale – continua Ingrassia -. Il tavolo ha come obiettivo quello di realizzare una prima analisi nazionale per permettere al Ministero di avere un quadro aggiornato e accurato del contesto di riferimento e individuare le esigenze del servizio sanitario nazionale in termini di formazione per simulazione e allocare, quindi, le necessarie risorse economiche»
La simulazione, dunque, può essere utilizzata in due diversi ambiti, ovvero la formazione e la ricerca, con modalità e finalità differenti. «La formazione in simulazione è essenziale per allenarsi, acquisire nuove competenze o aggiornarsi su quelle di cui si è già in possesso. In altre parole – aggiunge Ingrassia – il metodo didattico della simulazione si basa sul fare, una pratica che avviene nella massima sicurezza. La simulazione, infatti, non coinvolge mai i pazienti in carne ed ossa, ma si avvale dell’utilizzo di simulatori, manichini a grandezza naturale che riproducono il corpo umano o parti di esso, di attori opportunamente addestrati a comportarsi come un malato e di tutte le nuove tecnologie di realtà virtuale che ci permettono di immergerci in un contesto che rappresenta una fedele riproduzione della vita reale, che come tale (realistica ma non reale) permette di tenere sotto controllo tutte le possibili variabili, mantenendo sempre la massima e totale sicurezza. Inoltre la simulazione permette di individuare quelle situazioni che nei nostri ambienti clinici possono più facilmente portare all’errore. Ricreiamo situazioni all’interno degli stessi ambienti di cura e osserviamo il comportamento e le reazioni dei professionisti coinvolti attivamente nello scenario. Successivamente, grazie anche all’ausilio di avanzati sistemi tecnologici di video registrazione, riflettiamo criticamente su quanto accaduto durante un debriefing strutturato e codifichiamo tutti quei rischi e i relativi fattori contribuenti che li hanno generati».
Anche nell’ambito della ricerca la simulazione è utilizzata per ricostruire situazioni della vita reale mantenendone il pieno controllo. Ma non è tutto: «Poter creare una situazione ad hoc, ovvero simularla, potrà anche accelerare i tempi della ricerca. Mi spiego meglio. Se prima, in assenza di simulazione, per studiare un farmaco contro la sepsi era necessario attendere di poterlo testare su un certo numero di pazienti, oggi possiamo utilizzare i gemelli digitali, ossia repliche digitali di pazienti che combinando genetica, chimica, anatomia, stile di vita e anamnesi delle persone consente di simulare funzioni e comportamenti del corpo umano e riprodurre, quindi, questo stesso numero di ipotetici pazienti in un contesto artificiale e sicuro e procedere immediatamente a verificare quanto un determinato trattamento sia più o meno efficace. Così come è possibile, utilizzando dispositivi di simulazione adeguati, testare un nuovo protocollo molto più rapidamente anche all’interno degli ambienti di cura», sottolinea il presidente della Società Italiana di Simulazione in Medicina.
Tra gli obiettivi del tavolo, oltre alle linee di indirizzo che, nonostante la breve vita del gruppo di lavoro, sono state redatte ed emanate, anche una mappatura della reale diffusione e dell’effettivo utilizzo della simulazione in Sanità. «Pur consapevoli che la simulazione in sanità non viene utilizzata in maniera omogenea e capillare, ad oggi non siamo in grado di fornire una descrizione dello stato dell’arte in Italia – dice Ingrassia -. Questo tavolo è stato istituito anche per mappare tutti i luoghi, dalle università agli ospedali, in cui viene utilizzata, sia in ambito formativo che per la ricerca. Tuttavia, in questi due mesi di lavoro (7 aprile – 15 luglio 2022), siamo riusciti soltanto a realizzare lo strumento che ne permetterà un vero e proprio censimento. Si tratta sostanzialmente di un scheda tecnica che potrà essere somministrata alle singole strutture, al fine di verificare chi e in che modo, all’interno del sistema sanitario italiano, utilizza la simulazione come metodo di ricerca e formazione. Lanceremo il censimento a giorni e utilizzeremo la Società Italiana di Simulazione in Medicina come strumento di diffusione e raccolta dei dati».
Intanto, in attesa che chi si appresta a governare possa continuare il lavoro già cominciato, i professionisti che hanno preso parte al Tavolo istituito dal sottosegretario Sileri lasciano un prezioso contributo. «Le linee di indirizzo appena pubblicate sono soprattutto un’eredità che il nostro tavolo offre alla nuova classe politica. Attraverso queste proposte operative e raccomandazioni chiediamo che sia posta maggiore attenzione all’importanza della simulazione come strumento per aumentare la qualità delle cure. Formarsi e contribuire alla ricerca scientifica attraverso la simulazione significa consentire a tutti i sanitari di allenarsi in sicurezza: l’azzeramento del rischio clinico, infatti, è il nostro obiettivo prioritario e la simulazione – conclude Ingrassia – è solo un mezzo per raggiungerlo».
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