Costruire un esofago in materiale sintetico; rivestirlo di cellule staminali del paziente; aspettare che intorno alla struttura ricresca il nuovo tessuto esofageo; rimuovere l’impalcatura artificiale che ha fatto da “binario” per la formazione del nuovo organo e salvare una vita. È quanto compiuto da due ricercatori italiani, Fabio Triolo (Direttore del Nucleo terapie cellulari dell’Università […]
Costruire un esofago in materiale sintetico; rivestirlo di cellule staminali del paziente; aspettare che intorno alla struttura ricresca il nuovo tessuto esofageo; rimuovere l’impalcatura artificiale che ha fatto da “binario” per la formazione del nuovo organo e salvare una vita. È quanto compiuto da due ricercatori italiani, Fabio Triolo (Direttore del Nucleo terapie cellulari dell’Università del Texas, a Houston) e Saverio La Francesca (Presidente di Biostage, l’azienda biotech che ha inventato la tecnologia), che seguendo questa procedura e mettendo in pratica anni di studi, ricerche e tentativi, hanno trapiantato il primo esofago artificiale su un paziente statunitense di 75 anni: malato di tumore ai polmoni, al cuore e all’esofago, ora, a detta dei medici, sta meglio. La zona esofagea colpita dal tumore è infatti stata rimossa e sostituita con quella artificiale. Come raccontato da Repubblica , dopo aver ottenuto l’approvazione dell’Fda (Food and drug administration) e visti gli ottimi risultati del primo intervento, i due ricercatori si dicono pronti a provare la nuova tecnologia anche su altri pazienti. Si stima che siano quasi mezzo milione l’anno i casi di tumore dell’esofago nel mondo, a cui si aggiungono altre malattie che compromettono la funzionalità dell’organo. I buoni risultati di questa nuova tecnica potrebbero quindi essere di fondamentale importanza per tante persone, che oggi vengono per lo più curate riutilizzando e reimpiantando una porzione di stomaco o di intestino nella zona esofagea; soluzioni che tuttavia possono portare a complicazioni importanti. Inoltre, la tecnica potrà essere utilizzata anche per salvare tanti bambini nati con malformazioni genetiche, per i quali le opzioni terapeutiche sono scarse. Tuttavia, sottolineano gli stessi ricercatori, è ancora necessario del tempo per perfezionare la tecnica, mentre la Biostage, l’azienda che ha creato l’organo artificiale, sta lavorando sulla possibilità di utilizzare una tecnica simile per il trapianto della trachea. Tuttavia siamo ancora molto lontani dal poter creare organi più complessi quali cuore, reni o polmoni.