Firmato un accordo tra il Salvator Mundi e l’organizzazione inglese Operations Abroad Worldwide per accogliere a Roma pazienti provenienti dal Regno Unito. Problemi strutturali del servizio pubblico britannico, risparmio economico e la possibilità di richiedere il rimborso delle spese sostenute tra le cause dell’esodo di oltre 50mila pazienti
«Per evitare le lunghe liste d’attesa, quasi quasi mi faccio operare in Italia». Sembrerà un paradosso, ma è il ragionamento che, da oggi, faranno ogni anno circa 750 inglesi. Sono tanti, infatti, i pazienti britannici che l’ospedale romano Salvator Mundi International Hospital si aspetta di accogliere, dopo aver firmato un accordo con Operations Abroad Worldwide, il primo agente britannico di turismo sanitario.
Con un sistema sanitario pubblico costretto ad affrontare sempre più difficoltà, strutture private decisamente più care rispetto a quelle italiane, un aumento del 46% delle infezioni ospedaliere, e la possibilità di richiedere il rimborso delle spese sostenute per farsi curare in un altro Paese membro dell’Unione Europea, sono sempre più, infatti, i cittadini britannici che decidono di affidarsi a medici e strutture straniere. E da oggi, grazie a questo accordo, sarà più semplice per loro venire a Roma. Operations Abroad Worldwide offre ai pazienti d’Oltremanica un pacchetto chirurgico a prezzo fisso che include un livello completo di assistenza, compresa la diagnosi, la chirurgia, la riabilitazione e l’assicurazione post-intervento di 12 mesi. Un “Total Care Package” che consente, appunto, agli inglesi interessati al turismo sanitario, di accorciare notevolmente i tempi: affidandosi ad una struttura come il Salvator Mundi, l’intero iter può terminare in sole due settimane, mentre per un’operazione all’anca, al ginocchio o di neurochirurgia all’interno del NHS è necessario attendere almeno tre anni.
«Abbiamo deciso di siglare questo accordo con il Salvator Mundi – spiega a Sanità Informazione l’amministratrice delegata di Operations Abroad Worldwide Ruth Taylor – perché il sistema sanitario italiano ha un’ottima reputazione all’estero, è uno dei migliori al mondo. Inoltre questo ospedale è già una struttura internazionale in termini di gestione e amministrazione, cosa che renderà molto piacevole l’esperienza dei pazienti stranieri che verranno curati qui».
Ovviamente il budget che i pazienti hanno a disposizione, oltre alla tipologia di intervento di cui hanno bisogno, è decisivo nella scelta della destinazione: «Se il budget è limitato – prosegue la dottoressa Taylor – vengono scelti Paesi più economici come la Polonia, la Repubblica Ceca o l’Ungheria. Se rientra in una fascia media si preferiscono Francia, Germania, Spagna o Italia, dove comunque si risparmia circa il 30% di quanto richiesto da una struttura privata del Regno Unito».
In ogni caso, il paziente, una volta tornato a casa, potrà richiedere il rimborso delle spese sostenute fino alla cifra che il sistema pubblico avrebbe speso se quell’intervento fosse stato eseguito nell’ambito del NHS. È quanto prevede la normativa europea sulle cure transfrontaliere. Sorge spontaneo quindi il dubbio su che cosa succederà dopo la Brexit: «Non ne ho idea – risponde sorridendo la Taylor -, questa è una domanda da un milione di dollari. Non penso che la Brexit impatterà sul turismo sanitario, iniziato molto prima che la normativa entrasse in vigore. Ma bisognerà forse fare un discorso a parte per quanto riguarda la possibilità di richiedere il rimborso delle spese. Ancora non possiamo sapere cosa accadrà, dipenderà dagli accordi che verranno presi».
Si dice felice e soddisfatto dell’accordo siglato con Operations Abroad Worldwide l’amministratore delegato del Salvator Mundi, Michele Casciani: «È il risultato di un lavoro molto lungo, che ancora non è finito e che è parte di una strategia di riorganizzazione dell’ospedale secondo me molto interessante, perché cerca di trovare uno spazio diverso per la sanità privata. Se sviluppata in maniera corretta, etica ed economicamente sostenibile, l’industria della sanità può diventare una quota molto importante del PIL, come avviene in molti Paesi: la Germania, ad esempio, ogni anno produce oltre un miliardo di euro per attività sanitarie con pazienti stranieri. Noi italiani siamo ancora lontani da questi numeri, pur avendo professionalità uguali se non migliori della Germania. Quindi questo è per noi un momento importante, l’inizio di un percorso interessante e promettente».
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Un ospedale, il Salvator Mundi, già molto internazionale, vista la partnership con il network UPMC (University of Pittsburgh Medical Center), provider internazionale del settore sanitario e uno dei maggiori sistemi non-profit degli Stati Uniti dedicato alla ricerca, alla salute e alla formazione: «La presenza di UPMC al Salvator Mundi International Hospital – spiega Giovanni Vizzini, Direttore medico di SMIH-UPMC – rappresenta un impegno concreto per lo sviluppo di aree cliniche, per consentire l’accesso a servizi sanitari specializzati e per sviluppare progetti di ricerca».
«E poi – aggiunge il responsabile del reparto di cardiologia Cesare Greco – offriamo ai pazienti che vorranno venire qui dall’estero la possibilità di essere in una clinica al centro di una città meravigliosa, con una vista incredibile, di cui il turismo sanitario inglese sicuramente beneficerà». Ed effettivamente, se la terrazza su cui si è svolta la conferenza stampa ha lasciato senza fiato noi, farà senz’altro innamorare anche i sudditi di Sua Maestà.