Sanità 5 Ottobre 2021 12:46

Unicef allerta: «Con pandemia 1 adolescente su 7 soffre di disturbi mentali»

Adolescenti ancora più a rischio di disturbi mentali: 89 milioni di maschi e 77 milioni di femmine. Ansia e depressione in cima alla lista, vediamo quali sono i fattori di rischio e quelli protettivi

Unicef allerta: «Con pandemia 1 adolescente su 7 soffre di disturbi mentali»

Oltre un adolescente su 7 tra 10 e 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato. In 89 milioni sono ragazzi e 77 milioni ragazze, 86 milioni hanno fra i 15 e i 19 anni e 80 milioni hanno tra i 10 e i 14 anni. L’ansia e la depressione inoltre, rappresentano il 40% dei disturbi mentali diagnosticati. I tassi, in percentuale di problemi diagnosticati, sono più alti in Medio Oriente e Nord Africa, in Nord America e in Europa Occidentale.

Il nuovo rapporto Unicef “La Condizione dell’infanzia nel mondo-Nella mia mente: promuovere, tutelare e sostenere la salute mentale dei bambini e dei giovani”, fotografa una situazione peggiorata a causa della pandemia. «Quasi 46.000 adolescenti muoiono a causa di suicidio ogni anno – più di uno ogni 11 minuti – una fra le prime cinque cause di morte per la loro fascia d’età. Per le ragazze fra i 15 e i 19 anni è la terza causa di morte più comune, mentre per i ragazzi nella stessa fascia di età è la quarta più comune. In Europa occidentale diventa la seconda causa di morte fra gli adolescenti fra i 15 e i 19 anni, con 4 casi su 100.000, dopo gli incidenti stradali (5 casi su 100.000)», evidenzia il report. Il timore è che gli effetti si protraggano ancora a lungo.

I fattori di rischio e quelli protettivi

L’Unicef ribadisce che «persistono ampi divari tra le necessità in materia di salute mentale e i finanziamenti dedicati. Secondo il rapporto, a livello globale, agli interventi per la salute mentale viene destinato circa il 2% dei fondi governativi per la salute». «Sono stati 18 lunghi mesi per tutti noi, specialmente per i bambini. Con i lockdown a livello nazionale e le restrizioni di movimento legate alla pandemia, i bambini hanno trascorso anni indelebili della loro vita lontano dalla famiglia, dagli amici, dalle aule, dal gioco – elementi chiave dell’infanzia stessa – ha affermato il direttore generale dell’Unicef, Henrietta Fore -. L’impatto è significativo, ed è solo la punta dell’iceberg. Anche prima della pandemia, troppi bambini erano gravati dal peso di problemi non affrontati di salute mentale. I governi stanno investendo troppo poco per affrontare questi bisogni fondamentali. Non viene data abbastanza importanza alla relazione tra la salute mentale e le conseguenze future sulla vita».

I responsabili sarebbero un mix di genetica, esperienze e fattori ambientali fin dai primissimi giorni di vita, «tra cui il ruolo dei genitori, la scolarizzazione, la qualità delle relazioni, l’esposizione alla violenza o ad abusi, la discriminazione, la povertà, le crisi umanitarie e le emergenze sanitarie come il Covid-19». A questi si oppongono i fattori protettivi, come persone che si prendono cura di loro, ambienti scolastici sicuri e relazioni positive tra coetanei che «possono contribuire a ridurre il rischio di disturbi mentali, secondo il rapporto delle barriere importanti, tra cui stigmatizzazione e mancanza di fondi, stanno impedendo a troppi bambini di godere di una buona salute mentale o di accedere al supporto di cui hanno bisogno».

Investimenti che non possono più aspettare

Ora sono necessari investimenti urgenti «nella salute mentale dei bambini e degli adolescenti in tutti i settori, non solo in quello sanitario, per sostenere un approccio alla prevenzione, alla promozione e alle cure che coinvolga tutta la società». Senza dimenticare programmi per i genitori che promuovano un’assistenza attenta e amorevole e sostengano la salute mentale di genitori e persone che si prendono cura dei bambini. A questo andrebbe aggiunta la garanzia che le scuole supportino la salute mentale attraverso servizi di qualità e relazioni positive.

«La salute mentale è una parte della salute fisica, non possiamo permetterci di continuare a vederla in altro modo – ha osserva Fore -. Per troppo tempo, sia nei paesi ricchi che in quelli poveri, abbiamo visto troppa poca comprensione e troppi pochi investimenti in un aspetto essenziale per massimizzare il potenziale di ogni bambino. Tutto questo deve cambiare».

 

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