Si potrà tornare a viaggiare negli Stati Uniti, la decisione della Casa Bianca annunciata per tutti i viaggiatori vaccinati e con prova di test negativo entro 72 ore. Intanto si procede sulla terza dose, FDA approva l’uso per over 65
Gli Stati Uniti hanno deciso: confini riaperti per i viaggiatori vaccinati da inizio novembre. Jeff Zients, coordinatore della Casa Bianca, lo ha comunicato precisando che per entrare nel Paese si dovrà presentare documentazione che provi l’avvenuta vaccinazione e i risultati di test negativi effettuati entro le 72 ore prima della partenza.
«Non verranno quindi più richieste quarantene – ha spiegato Zients – e questi protocolli proteggeranno gli americani in patria e rafforzeranno la sicurezza dei trasporti internazionali». Erano mesi che l’industria turistica americana e l’Unione Europea facevano pressione per sbloccare la situazione. Nello specifico quest’ultima chiedeva reciprocità nell’applicazione delle misure di Bruxelles, che hanno riaperto mesi fa ai cittadini Usa.
La situazione epidemiologica statunitense non è però promettente come le misure adottate. Negli ultimi sette giorni la media dei decessi giornalieri ha superato i duemila, per la prima volta dallo scorso marzo. Texas e Florida sono gli stati più colpiti e rappresentano da soli il 30% di queste morti. Metà della popolazione è vaccinata in entrambi (56% in Florida, 50% in Texas) ma la media dei morti si mantiene a 350 al giorno in Florida e 286 in Texas.
Anche per questo motivo gli Stati Uniti sono stati i primi a cominciare la somministrazione delle terze dosi agli immunodepressi, perseguendo l’intento di estendere la misura a tutta la popolazione il più in fretta possibile. Un proposito che però dovrà aspettare, dopo il parere contrario della Food and Drug Administration (FDA) espresso lo scorso 17 settembre. Il richiamo Pfizer-BioNTech per tutta la popolazione, compresa quella adulta e sana, è stato bocciato, mentre è arrivato l’ok alla somministrazione al di sopra dei 65 anni.
Secondo gli esperti dell’FDA la casa farmaceutica non ha fornito dati sufficienti per approvare la decisione serenamente, in quanto lo scenario di Israele potrebbe non essere sufficiente per prevedere quello che accadrà negli USA con la somministrazione estesa a tutti. Il parere non è comunque vincolante, infatti la Casa Bianca ha ribadito la sua intenzione di fornire il booster a tutti gli americani a otto mesi dalla seconda somministrazione.
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