«Gli Stati lavorino per l’arrivo del vaccino: preparare i servizi vaccinali, i trasporti e i luoghi di conservazione. È questo il momento di agire»
L’emergenza Covid torna a far paura in Europa. La parola lockdown ricomincia a risuonare e rimbalzare tra un Paese e l’altro, e la corsa al vaccino sembra l’unica in grado di porre fine alla crisi. Perché «tutte le altre misure impiegate, dall’utilizzo delle mascherine al rispetto del distanziamento, sono essenziali per rallentare la diffusione del coronavirus, ma non riescono a controllarlo in modo sostenibile».
Ad evidenziarlo è la Commissione europea in una comunicazione al Parlamento e al Consiglio, in cui si incoraggiano gli Stati membri a «trovare strategie coordinate per la distribuzione dei vaccini contro il Covid-19».
Quando arriverà, il vaccino, non sarà infatti immediatamente disponibile per tutti gli oltre 500 milioni di cittadini europei. E per quanto la Commissione stia lavorando ad un piano per distribuire i vaccini in tutti gli Stati membri, assicurando che «ciascuno avrà accesso contemporaneamente alle dosi disponibili sulla base della popolazione», è necessario stabilire delle priorità. E saranno gli Stati membri a doverle definire, seguendo due criteri: «Proteggere i più vulnerabili e rallentare, fino a fermare, la diffusione della malattia».
La Commissione, però, dà in questo documento alcuni suggerimenti: tra i gruppi da vaccinare prima, ci sono i lavoratori del settore sanitario e delle strutture residenziali, che svolgono un ruolo fondamentale nella lotta al virus e sono particolarmente esposti al rischio di infezione; gli ultrasessantenni, specialmente se vivono in RSA; i malati cronici e i pazienti con più malattie (obesi, ipertesi, asmatici, pazienti cardiovascolari, donne in gravidanza); i lavoratori dei servizi essenziali (insegnanti, impiegati del settore agro alimentare o dei trasporti, le forze dell’ordine); le persone che vivono o lavorano in luoghi in cui non è possibile mantenere il distanziamento fisico (carceri o campi profughi, fabbriche, mattatoi); i gruppi più vulnerabili da un punto di vista socio-economico.
Ma informazioni più dettagliate arriveranno quando saranno note le specificità del vaccino che sarà autorizzato. Se infatti sarà efficace contro il peggioramento della malattia, dovrà essere somministrato in via prioritaria ai gruppi più vulnerabili; ma se sarà invece in grado di interrompere la trasmissibilità del virus, dovrà essere dato prima ai gruppi che più probabilmente diffondono la malattia.
Altri elementi che gli Stati dovranno tenere in considerazione sono la situazione epidemiologica specifica del Paese al momento della distribuzione del vaccino, la demografia, l’organizzazione e la capacità sanitaria messe in campo, eccetera. E se all’inizio l’obiettivo della vaccinazione dovrà essere la riduzione del tasso di mortalità e dell’impatto della pandemia sui servizi essenziali, in un secondo momento dovrà servire a ridurre le restrizioni e l’impatto economico e sociale.
Ad ogni modo, è questo il momento in cui gli Stati membri devono iniziare a prepararsi per distribuire i vaccini alla popolazione: «I servizi vaccinali – spiega la Commissione – dovranno avere risorse sufficienti, sia in termini di personale che di strumenti necessari, prestando particolare attenzione al rischio di colli di bottiglia nell’industria manifatturiera. Nel caso fosse necessario, gli Stati dovrebbero iniziare sin da ora a pensare a nuove assunzioni e a programmi di formazione, da indirizzare anche a studenti o personale in pensione».
«Quindi – aggiunge la Commissione – i servizi vaccinali dovranno essere facilmente accessibili, sia da un punto di vista economico», e in questo caso si consiglia la somministrazione gratuita del vaccino, «che logistico, sfruttando per quanto possibile le strutture centralizzate e i più importanti luoghi di contatto con la popolazione. L’elenco di queste strutture – specifica il documento – deve essere redatto adesso e approntato entro la fine dell’anno».
Inoltre, è necessario prestare attenzione – suggerisce la Commissione – al trasporto e ai luoghi di conservazione dei vaccini, ricordando che serviranno spazi refrigerati anche a -70°C. Gli Stati dovranno quindi strutturare dei registri adatti a raccogliere tutti i dati e a monitorare l’efficacia delle strategie vaccinali. Probabilmente saranno necessarie due dosi di vaccino ciascuno, quindi bisognerà anche mettere in piedi un sistema di recall che funzioni in modo efficiente.
Importante anche che la popolazione si fidi della sicurezza, la qualità e l’efficacia del vaccino che sarà autorizzato, per evitare coperture vaccinali troppo basse che potrebbero far scoppiare nuovi focolai, proprio come è successo negli scorsi anni con il morbillo. Fondamentali, in questo, la collaborazione con medici e professionisti sanitari ed il ruolo della comunicazione e dei mezzi di informazione: gli Stati membri dovranno fornire ai cittadini informazioni «oggettive, accurate, fattuali e targetizzate sull’importanza dei vaccini contro il Covid-19. Bisogna spiegare che i vaccini sono probabilmente l’unica via di uscita che abbiamo da questa pandemia e che, considerato le procedure di autorizzazione presenti nell’Unione, non c’è da preoccuparsi in merito alla sicurezza e all’efficacia del vaccino».
GLI ACCORDI FIRMATI CON LE FARMACEUTICHE
Sono tre gli accordi firmati dalla Commissione con le aziende farmaceutiche che stanno lavorando allo sviluppo del vaccino: AstraZeneca (per 300 milioni di dosi), Sanofi-GSK (per 300 milioni di dosi) e Johnson&Johnson (per 200 milioni di dosi). Inoltre, sono in corso negoziati anche con CureVac, Moderna e BioNTech/Pfizer. Questo per «massimizzare le possibilità di sviluppare, produrre e distribuire un vaccino» che sia sicuro, di qualità ed efficace «a tutti gli europei».
«Se vogliamo che le vaccinazioni siano un successo, dobbiamo prepararci adesso», ha commentato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Stella Kyriakides, Commissario per la salute e la sicurezza alimentare, ha aggiunto: «Assisto con preoccupazione all’aumento dei tassi di infezione in tutta Europa. Il tempo sta per finire. La priorità di tutti deve essere fare ciò che è necessario per evitare le conseguenze devastanti di lockdown generalizzati. E dobbiamo prepararci tutti ai prossimi passaggi. Non saranno i vaccini a salvare delle vite, ma le vaccinazioni. E quando si troverà un vaccino sicuro ed efficace, dovremo essere pronti».
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