Da Anaao a Cimo, passando per i sindacati della funzione pubblica agli infermieri, ecco cosa pensano sindacati e Ordini della manovra
Via libera del Consiglio dei Ministri alla Legge di Bilancio che prevede stanziamenti complessivi per 38 miliardi. Per quanto riguarda la sanità, il Fondo sanitario aumenta di 1 miliardo di euro, mentre le risorse riservate all’edilizia sanitaria aumenteranno di 2 miliardi. Con la manovra vengono inoltre finanziati per il 2021 altri 4.200 contratti di specialistica in Medicina e viene incrementata l’indennità per la dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, mentre per il reparto infermieristico è stata prevista un’indennità di specificità. Non ci sono aumenti per gli altri professionisti sanitari, che hanno reagito lamentando di sentirsi trattati, ancora una volta, come professionisti di serie B . Ma cosa ne pensano i principali esponenti del mondo medico-sanitario italiano?
«La manovra contiene elementi senza dubbio positivi». Così Carlo Palermo, Segretario di Anaao-Assomed, commenta la Legge di Bilancio: «Innanzitutto vengono fornite risorse per incrementare il personale. C’è stata inoltre, e direi finalmente, una grande attenzione nei confronti del personale dipendente del Servizio sanitario nazionale perché è previsto un aumento del 27% dell’indennità di esclusività. Si tratta – spiega Palermo – di una scelta precisa fatta da Governo e Ministero della Salute di valorizzare gli operatori del Ssn e, in particolare, coloro che in qualche modo hanno dichiarato “fedeltà” al Servizio sanitario nazionale scegliendo il rapporto esclusivo».
Altro fatto positivo è, secondo il Segretario di Anaao-Assomed, «l’incremento delle risorse destinate ai rinnovi contrattuali. Parliamo dello 0,3-0,4% dell’incremento della massa salariale, per cui il prossimo contratto, e stiamo quasi alla scadenza, partirà da una massa salariale che dovrà essere incrementata di circa il 4,15%. Come detto – conclude Palermo – la valutazione che diamo della manovra è positiva. Non è facile mettere insieme varie esigenze, a maggior ragione con le risorse che abbiamo, ma la distribuzione che ne è stata fatta mi sembra sia sintomo dell’attenzione data a chi opera nel Ssn, sia dei dirigenti medici, sanitari e veterinari ma anche per il settore infermieristico».
Il sindacato dei medici Cimo-Fesmed esprime soddisfazione per lo stanziamento di 500 milioni di euro per «valorizzare il servizio della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria presso le strutture del Servizio Sanitario Nazionale», ma avverte come «l’incremento del 27% dell’indennità di esclusività di rapporto rischia di innescare palesi discriminazioni a danno di giovani medici e di coloro che hanno optato per il regime di non esclusività di rapporto».
«Apprezziamo che si sia finalmente giunti a un intervento strutturale di riconoscimento dell’impegno del valore professionale del personale sanitario, ma se si parla di valorizzazione dei professionisti è necessario che a tutti venga riconosciuto il proprio lavoro soprattutto in questa fase di pandemia che, di fatto, ha coinvolto tutta la dirigenza sanitaria. Chiediamo una correzione che, con nessun costo aggiuntivo, dia uniformità delle voci salariali all’interno di un unico contratto e, soprattutto, equità per tutti i medici e sanitari impegnati nell’assistenza a pazienti Covid», spiega il presidente di Cimo-Fesmed, Guido Quici.
L’indennità infermieristica prevista nella legge di Bilancio 2021 «premia la professionalità e la specificità degli infermieri e riconosce, al di là della pandemia e di ciò che la nostra categoria ha fatto finora in questa occasione emergenziale, il lavoro e l’impegno che da sempre caratterizzano gli infermieri». Così Fnopi (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche).
Unico “neo” in questa vicenda è, secondo la Federazione, la parte economica: «Per questa si dovrebbe mettere mano all’enorme squilibrio attualmente esistente con gli aumenti previsti per la dirigenza che in questo modo penalizzano un’attività ormai chiaramente specifica ed essenziale e di primo piano nel panorama dell’assistenza sanitaria e che colpisce gli infermieri iscritti agli ordini italiani, già oggi i meno retribuiti a livello europeo. Ma siamo certi – conclude Fnopi – che lo stesso Ministro e il Viceministro sapranno correggere nel corso dell’iter della legge di Bilancio, non ancora avviato, questa anomalia».
«Su assunzioni e rinnovo dei contratti nella Pa in legge di bilancio non ci sono risposte adeguate». Così Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa sulla Legge di Bilancio, dalla quale, rispetto alle dichiarazioni del Governo delle scorse settimane, «non si intravede quella svolta necessaria per i settori pubblici, né sul fronte rinnovamento della Pa né su quello del cambiamento».
Sull’occupazione, spiegano i segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa, Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli, Michelangelo Librandi e Nicola Turco, «da anni chiediamo di mettere a fuoco la grave emergenza occupazione nelle pubbliche amministrazioni, che anche il Covid ha dimostrato essere una priorità, se vogliamo dare risposte adeguate ai cittadini e non solo nel settore sanitario. Così come siamo costretti a registrare che neanche sul fronte contrattuale il governo ha scelto di investire sulla contrattazione per rilanciare una riforma urgente e necessaria del sistema di classificazione, un grande piano di riqualificazione del personale e i salari dei dipendenti che rimangono tra i più bassi d’Europa».
Preso atto dell’ «esito del confronto tra Governo e le Confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, in mancanza delle necessarie risorse per lavorare in sicurezza, per avviare una vasta programmazione occupazionale e di stabilizzazione del precariato e per il finanziamento dei rinnovi CCNL Sanità Pubblica, Funzioni Locali e Funzioni Centrali, le categorie Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa proclamano lo sciopero nazionale di comparto per il giorno 09/12/2020 per l’intera giornata o turno di lavoro, con la garanzia dei servizi minimi essenziali previsti».
«È surreale che per l’ennesima volta si debba chiedere con forza una rettifica a interventi che riguardano lavoratori che ogni giorno si stanno spendendo, oltre ogni umano sforzo, nella lotta contro la pandemia da Covid-19. È riduttivo dire quanto possano essere mortificanti misure di ristoro che non solo riguardano una sola professione, ma che per di più rappresentano una tantum. Servono iniziative strutturate, continue e durature con integrazioni inserite nel Contratto collettivo nazionale di lavoro che diano il giusto riconoscimento e rispetto a tutte le professionalità», affermano le componenti del Comitato centrale della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica.
Secondo i vertici Fnopo l’impegno dei professionisti deve trovare «innanzitutto riconoscenza e rispetto da parte della politica attraverso azioni concrete con fondi strutturali di medio e lungo periodo. Solo così il comparto sanità potrà essere davvero competitivo nei confronti delle future sfide epidemiologiche che si potranno prospettare negli anni a venire e, ancor prima, dare risposte ai bisogni di salute delle cittadine e dei cittadini. Se non si stanziano e investono risorse finanziarie su strutture, nuove organizzazioni e sui professionisti non ci potrà mai essere una seria tutela del diritto alla salute sancito all’art. 32 della Costituzione».
«Non è accettabile – osserva Diego Catania, Presidente dell’Ordine TSRM e PSTRP di Milano, Como, Lecco, Lodi, Monza Brianza e Sondrio, nonché Coordinatore degli Ordini della Lombardia – che ai colleghi sempre impegnati in prima linea non siano riconosciuti gli sforzi fatti. Siamo stati e siamo ancora una delle regioni più colpite d’Italia, eppure i nostri professionisti sanitari hanno reagito con coraggio, impegno e incredibile capacità di adattamento».
«Dobbiamo ricordarci – prosegue Catania – che la cura e il trattamento efficace del paziente non dipendono da una sola figura ma sono frutto del lavoro coordinato e sinergico di diversi operatori, interdipendenti l’uno con l’altro». Per questo, conclude Catania, «se lo sforzo è condiviso, deve esserlo anche il riconoscimento. Non vederlo significa rimuovere la realtà multidisciplinare del nostro Servizio Sanitario Nazionale».
«Oltre che iniqua – insiste Alessandro Beux, presidente di FNO-TSRM E PSTRP – l’attuale versione degli articoli 72 e 73 è destinata ad esacerbare i distinguo e i contrasti tra le professioni sanitarie, anziché rafforzarne la giusta, auspicata e necessaria coesione. Di fronte a tale incomprensibile e inammissibile disparità, non possiamo che manifestare una ferma e risoluta indignazione e contrarietà».
«La multidisciplinarietà deve essere sostenuta non solo a parole – prosegue – ma anche nei fatti e non può passare attraverso la valorizzazione di una sola professione. Noi non possiamo e non vogliamo fare l’attività propria delle OOSS, dalle quali ci aspettiamo una rapida e ferma presa di posizione. Possiamo però pretendere il doveroso rispetto per le professioni rappresentate tramite la valorizzazione delle competenze e delle loro specifiche attività svolte, anche nella dimensione normativa e in quella contrattuale»
«Il mondo degli operatori sanitari impegnati nell’emergenza Covid-19 si è accorto delle mancette inserite nelle misure per la sanità nel testo della Legge di Bilancio e, comprensibilmente, ne è rimasto deluso. La delusione è forte soprattutto per quanto riguarda gli infermieri del SSN, tra le cui fila continuano ad aumentare contagi e decessi, i quali dovrebbero vedersi riconosciuta un’indennità specifica dal 1 gennaio 2021 che equivarrebbe ad un buon caffè caldo (o freddo in base alla stagione) al giorno». Così Anna Rita Amato e Antonino Gentile dal Direttivo Nazionale ULS Unione Lavoratori Sanità.
«Per completare il quadro – spiegano – il Governo ha pensato bene di dimenticare le altre professioni sanitarie che lavorano ogni giorno negli ospedali, anche accreditati, con ovvio e comprensibile scontento. Ai medici invece è stato aumentato del 27% l’importo annuo lordo, per una spesa pubblica di 500 milioni di euro. Vorremmo che la si finisse di usare questi provvedimenti spot, lontani retaggi di una vecchia politica a suon di mance, che creano disvalore tra professionisti e umiliano i lavoratori – concludono i sindacalisti Amato e Gentile – e si programmasse un adeguamento serio della professione infermieristica, della sua organizzazione, dei rapporti infermiere/paziente, delle tutele sul posto di lavoro, degli stipendi misurati sui parametri della responsabilità/professionalità e della possibilità di andare in pensione a 60 anni in quanto professioni usuranti».
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