La società ha ottenuto dal BARDA (l’ente federale del Dipartimento americano per la salute) l’autorizzazione a realizzare e vendere i nuovi test sierologici per identificare le infezioni causate dal virus. Dopo l’autorizzazione della Food and Drug Administration il prodotto verrà venduto prima negli Stati Uniti, poi nel resto del mondo
La società italiana Diasorin ha ottenuto negli Stati Uniti l’autorizzazione del BARDA (Biomedical Advanced Research and Development Authority, ente federale del Dipartimento americano per la salute) a realizzare e commercializzare nuovi test sierologici per l’identificazione di infezioni causate dal virus Zika.
I test saranno prodotti nello stabilimento di Stillwater (Minnesota) e la società prevede possano essere commercializzati negli Stai Uniti dopo l’autorizzazione da parte della Food and Drug Administration. In seguito la società richiederà autorizzazioni anche per altre parti del mondo, come Europa, Brasile e Cina.
«Sono orgoglioso – commenta Carlo Rosa, Ceo del gruppo – , lo sbarco di Diasorin nei test per Zika arricchisce il nostro pannello di test di malattie infettive confermando l’eccellenza tecnologica raggiunta dal gruppo».
Ma se quello raggiunto da Diasorin, multinazionale italiana leader nella realizzazione di prodotti di diagnostica di altissima qualità, è un successo indiscutibile, non è la prima volta che l’Italia dimostra le sue competenze in ambito di malattie infettive. L’Istituto “Spallanzani”, in questo senso, rappresenta un’eccellenza sanitaria, dimostrata anche dalla risoluzione dei due recenti casi Ebola avvenuti in Italia. Eccellenza dimostrata anche nel campo della formazione medica, visto che è italiano (ma di respiro internazionale) il primo Film Formativo al mondo per operatori sanitari completamente dedicato al virus che ha messo in ginocchio l’Africa Occidentale: parliamo di “e-bola“, pellicola a cui è stato affiancato materiale didattico il cui conseguimento permette di ricevere 16 crediti ECM. Anche il primo vaccino anti-Ebola ha il marchio italiano, sviluppato da un team di ricercatori nei laboratori dell’Irbm Science Park di Pomezia, in provincia di Roma. Tutto ciò attesta ulteriormente le capacità del settore diagnostico italiano, offrendo buone prospettive anche per la diagnosi e la risoluzione del virus Zika.