Il presidente uscente della Regione Lazio a Sanità Informazione: «Serve sistema eccellente, non bastano eccellenze isolate». Poi annuncia grandi novità per abbattere le liste d’attesa
I sondaggi lo danno in testa ma lui non si scompone, consapevole che queste ultime settimane di campagna elettorale saranno comunque decisive per l’esito finale. Il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti si presenta agli elettori dopo cinque anni di governo: al suo attivo può vantare la fine del commissariamento della sanità del Lazio dopo dieci lunghi anni, un traguardo che sarà raggiunto entro il 31 dicembre 2018. Un risultato a cui si è arrivati anche grazie a sacrifici elevati per il mondo degli operatori sanitari: blocco del turnover per tutto il personale, tagli alle spese, ai servizi e anche ai posti letto. Ora l’inversione di tendenza: saranno 3.562 i lavoratori da collocare in corsia a tempo indeterminato e, da poco, Zingaretti ha firmato il decreto con il quale si autorizzano le Aziende sanitarie a indire i concorsi nazionali per la selezione di 60 direttori di Unità Operative Complesse (Uoc) in tutto il Lazio. «Dobbiamo portare i risultati raggiunti dentro la vita del mondo sanitario» afferma a Sanità Informazione Nicola Zingaretti.
Presidente, quali saranno le prime due cose che farà sulla sanità se dovesse essere riconfermato?
«Portiamo a compimento il programma di stabilizzazione dei precari, perché soprattutto chi lavora nella sanità non può essere precario e faremo di tutto per spendere finalmente i 700 milioni di euro che abbiamo recuperato sull’edilizia sanitaria. Perché aver finito il commissariamento è un primo risultato, ora bisogna portare i risultati dentro la vita del mondo sanitario».
Qual è il provvedimento sulla sanità più importante approvato in questi anni?
«Abbiamo approvato molti decreti commissariali, quello più importante è stato l’avvio della fine del blocco del turnover sul lavoro perché per troppi anni c’è stato un massacro che ha colpito soprattutto gli operatori. Questa sicuramente è stata la grande svolta».
Tra le eccellenze nella sanità che ha visitato nella Regione Lazio, qual è quella che vi ha colpito di più in questi 5 anni?
«Questo non lo dirò mai, però la cosa più importante è che le eccellenze isolate non bastano. La vera rivoluzione che stiamo facendo è quella di costruire un sistema eccellente, perché tante eccellenze, se non c’è un sistema, non fanno un sistema eccellente. Ad esempio basta pensare alla follia che nel Lazio non erano mai esistite le reti di cura invece con i piani operativi e gli atti aziendali le abbiamo costituite».
Parliamo di liste d’attesa, un tema che i pazienti e i cittadini sentono molto…
«Abbiamo iniziato a lavorarci. Sono una vergogna, figlia di laboratori che chiudevano troppo presto, di macchinari troppo vecchi, di antiquati metodi di iscrizione alle liste. Noi abbiamo già investito 10 milioni, già c’è una leggera inversione di tendenza. Oggi si possono eliminare perché c’è più lavoro, ci sono più soldi per i macchinari e, soprattutto, cito ad esempio il protocollo con i medici di medicina generale: ora saranno i medici non solo a prescrivere delle analisi ma a doverle prenotare sul proprio computer. Possiamo dire che sta cambiando davvero tutto».