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Tra le cause delle allergie invernali smog, inquinamento, ambienti chiusi e poco areati e aumento della temperatura globale
Non solo a primavera: le allergie respiratorie mietono vittime anche nei mesi più freddi dell’anno. Le cause? Inquinamento, smog, ambienti chiusi e poco areati, aumento della temperatura globale. In Italia si stima che tra il 10 e il 20% della popolazione soffra di allergie respiratorie con un picco tra i giovani adulti e maggior prevalenza nel genere femminile. Sono circa 9-10 milioni gli italiani che si ammalano ogni anno. La prevalenza nel mondo varia dal 10% al 40% a seconda del Paese considerato, ma la tendenza è in aumento tanto da prevedere picchi di prevalenza fino al 50% della popolazione.
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«Esistono pollini la cui concentrazione massima si rileva soprattutto nei mesi invernali, tra cui spicca per frequenza di sintomatologia associata, il polline del cipresso – spiega Paola Zangari, allergologa del Gruppo Sanitario Usi di Roma – . Una pollinazione invernale riguarda anche le betullacee nel Nord Italia.
I sintomi delle allergie a questi pollini si manifestano con rinocongiuntivite (rinorrea acquosa, prurito nasale, occlusione nasale, starnutazione a salve, lacrimazione, iperemia congiuntivale, prurito oculare) prurito alle orecchie, vellichio faringeo, tosse e asma bronchiale nei casi in cui vengano coinvolte le vie aeree inferiori. Per una diagnosi certa di allergia respiratoria esistono test cutanei, i ‘Prick test’, test di I livello, dotati di un elevato valore predittivo».
Cosa scatena dunque le allergie d’inverno? «L’urbanizzazione, soprattutto nelle periferie delle città con la tendenza al sovraffollamento e vivere in ambienti chiusi, poco areati, con maggiore esposizione ad allergeni indoor (acari, muffe) – spiega l’esperta -. Ma anche l’introduzione nel verde pubblico delle città di piante non autoctone ad elevata impronta allergizzante (ulivo, cipresso); l’inquinamento (polveri sottili, biossido di ozono, polveri incombuste dei motori) attraverso meccanismi ossidativi con ruolo pro-infiammatorio sulle mucose delle vie aeree; il maggior livello di igiene nei Paesi più ricchi, che orienta il sistema immunitario risposte di tipo allergico; l’aumento della temperatura globale. Si stima – prosegue la dottoressa Zangari – che un aumento di mezzo grado della temperatura faccia incrementare di 10-100 volte la concentrazione pollinica; anche l’obesità e la riduzione dell’attività fisica sono fattori di rischio per lo sviluppo soprattutto dell’asma».
Ecco allora le raccomandazioni utili a limitare i sintomi delle allergie invernali:
1) Ridurre la concentrazione di polvere domestica nei soggetti allergici ad acari e muffe: materassi, cuscini, coprimaterassi, copricuscini in materiale ipoallergenico. Evitare tappeti folti, librerie, moquettes, tendaggi pesanti. Arieggiare molto gli ambienti chiusi mantenendo il giusto tasso di umidità dell’aria; lavare spesso la biancheria.
2) Per chi ha animali domestici è importante ridurne la forfora attraverso una detersione accurata e settimanale del pelo;
3) Effettuare una detersione delle fosse nasali con soluzioni fisiologiche allo scopo di allontanare per quanto possibile allergeni e agenti infettivi;
4) Per le allergie ai pollini è indubbiamente più difficile riuscire ad effettuare una prevenzione efficace per ridurre il contatto con essi. In ogni caso si può provare a non uscire nelle ore più calde e umide, proteggere gli occhi con occhiali da sole, non lasciare i finestrini aperti durante la guida;
5) La terapia delle malattie allergiche respiratorie si avvale dell’impiego di molteplici farmaci che entrano in gioco a seconda del sintomo e della sua gravità: antistaminici per os, antistaminici e cortisonici per uso topico nasale per la rinite; cortisonici per uso topico bronchiale, broncodilatatori e antileucotrienici per la malattia asmatica.
«Di rilievo – conclude la dottoressa Zangari – è l’immunoterapia specifica (vaccino) che ha lo scopo di modificare la risposta immunologica nei confronti degli allergeni selezionati».
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