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L’Alzheimer in epoca Covid – 19: le misure restrittive precauzionali adottate dal nostro Governo possono essere causa di peggioramenti in quelle persone affette da demenze o Alzheimer. Una domiciliazione forzata può favorire stati di ansia di difficile gestione causando non poche difficoltà anche ai familiari, che rappresentano l’unico pilastro fondamentale per l’assistenza ai pazienti stessi. […]
L’Alzheimer in epoca Covid – 19: le misure restrittive precauzionali adottate dal nostro Governo possono essere causa di peggioramenti in quelle persone affette da demenze o Alzheimer. Una domiciliazione forzata può favorire stati di ansia di difficile gestione causando non poche difficoltà anche ai familiari, che rappresentano l’unico pilastro fondamentale per l’assistenza ai pazienti stessi. La Società italiana di Neurologia insieme con la SINdem (Associazione Autonoma Aderente alla SIN per le demenze) indica quegli accorgimenti utili per vivere la quarantena, nel migliore dei modi, anche per quelle persone affette da patologie neurologiche come Alzheimer o demenza e i loro familiari.
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La Prof.ssa Amalia Bruni, Direttrice del Centro Regionale di Neurogenetica dell’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme, presidio di rilevanza mondiale per lo studio delle demenze degenerative, e Presidente eletto della SINdem richiama l’attenzione su questo aspetto: “Pur condividendo la necessità del divieto di uscire da casa posto in essere contro il Covid -19, sono sinceramente preoccupata per i pazienti con Alzheimer per i quali non poter andar fuori per la consueta passeggiata può significare un aumento dell’ansia e quindi un peggioramento del loro stato di salute. Inoltre, la chiusura dei luoghi di assistenza sanitaria e sociale, come gli ambulatori medici, i caffè Alzheimer e i centri diurni, fa sì che l’accudimento dei pazienti gravi interamente sui propri familiari che, senza quelle poche ore di relax, non riescono a recuperare le energie fisiche ed emotive per sostenere i pazienti, con il rischio dell’aumento di disturbi comportamentali non solo nel paziente ma anche nel familiare stesso”.
Un circolo vizioso che va evitato aiutando i caregiver: numerose strutture sanitarie (CDCD) e associazioni di volontariato hanno ampliato l’assistenza via web o via telefono e alcune hanno delle linee dedicato al supporto psicologico dei familiari (Federazione Alzheimer, Alzheimer Uniti e AIMA).
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“I numeri dell’Alzheimer sono altissimi – ha affermato il Prof. Gioacchino Tedeschi, Presidente Società Italiana di Neurologia e Direttore Clinica Neurologica e Neurofisiopatologia, AOU Università della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli – 600.000 persone solo in Italia con un continuo trend in aumento a causa dell’invecchiamento progressivo della popolazione. Si tratta di una malattia che coinvolge l’intera famiglia e impatta sulle vite di tutti i componenti del nucleo familiare. In questi giorni di quarantena, i pazienti costretti a rimanere in casa possono diventare più agitati, aggressivi e quindi più impegnativi da accudire. Per cercare di evitare l’aumento delle terapie, stiamo diffondendo alcuni suggerimenti messi a punto con la SINdem”.
In questo momento è necessario innanzitutto cambiare prospettiva: il rimanere a casa imposto dal Covid – 19 ha permesso un rallentamento dei ritmi delle giornate inimmaginabile in una situazione normale. Sarebbe auspicabile, quindi, approfittare di questi tempi più “umani” per dedicarsi alla cura dei pazienti in casa seguendo alcuni consigli pratici:
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