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L’estate, per molti, significa stacco, vacanze, riposo e benessere. Per gli anziani, invece, è un periodo di cambiamenti dovuti alle partenze e al rischio di sentirsi soli, isolati o abbandonati. Traumi, disidratazione e scarsa aderenza alle terapie farmacologiche sono i pericoli più comuni. Ripensando alla torrida estate del 2015, infatti, si è registrato un eccesso […]
L’estate, per molti, significa stacco, vacanze, riposo e benessere. Per gli anziani, invece, è un periodo di cambiamenti dovuti alle partenze e al rischio di sentirsi soli, isolati o abbandonati. Traumi, disidratazione e scarsa aderenza alle terapie farmacologiche sono i pericoli più comuni.
Ripensando alla torrida estate del 2015, infatti, si è registrato un eccesso di mortalità di anziani. Dati che, fortunatamente, sono leggermente rientrati nel corso degli anni a seguire. Non sappiamo cosa ci riserverà il 2019 ma ci sono rischi da non sottovalutare.
Il nostro è un paese di vecchi, secondo al mondo per longevità soltanto al Giappone. Si contano, infatti, oltre 15mila persone sopra i 100 anni. Calano le nascite, anche perché, complice l’assenza di un lavoro stabile, sono pochi i giovani che lasciano la famiglia di origine e decidono di sposarsi facendo figli. Inoltre, dal 2015 i residenti nel nostro Paese sono in diminuzione: 60,4 milioni al primo gennaio di quest’anno, oltre 400mila in meno rispetto al primo gennaio di quattro anni fa. Un “declino demografico” che si spiega con un’ evidente riduzione delle nascite (439mila bambini iscritti all’anagrafe lo scorso anno, ben 140mila in meno rispetto al 2008) a fronte di un aumento dei decessi (633mila nel 2018, circa 50mila in più di 11 anni fa).
Per i soggetti malati anziani sono due i principali rischi durante i mesi estivi. Il primo è legato al clima, alle temperature estreme. Il caldo e l’afa, infatti, possono essere pericolosi, anche mortali, per la salute degli anziani. Non è un caso che durante l’estate possa osservarsi un aumento della mortalità rispetto alle stagioni più miti, soprattutto tra i soggetti più fragili. Il secondo possibile rischio, invece, è strettamente legato alla possibile alterazione, durante i periodi di ferie, della qualità e dell’ intensità dell’assistenza, di solito garantita da familiari, badanti e organizzazioni di assistenza domiciliare. Una diminuita sorveglianza e assistenza si traducono, per esempio, in un maggior rischio di cadute, in un ridotto controllo della corretta assunzione di farmaci, alimenti e liquidi e, infine, in una ritardata identificazione di peggioramenti acuti di malattie.
«Mentre nei mesi invernali – sottolinea Filippo Fimognari, Presidente SIGOT, Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio e Direttore della Geriatria dell’ Azienda Ospedaliera di Cosenza – notiamo che tra gli anziani prevalgono gli accessi in Ospedale per patologie infettive respiratorie acute (legate all’influenza stagionale) nei mesi estivi c’è un aumento di ricoveri dovuti a disidratazione: la perdita di liquidi e di acqua può avere gravi ripercussioni sullo stato di salute degli anziani fragili».
Le cadute, come già accennato, rappresentano una vera e propria sindrome geriatrica, perché l'”evento caduta” è sempre l’effetto finale di una serie di modificazioni organiche che precedono di molto la caduta in sé. Occorre sempre la massima attenzione, quindi, nell’identificazione precoce di questi segni di decadimento delle capacità funzionali.
«Le conseguenze più ricorrenti – spiega Amedeo Zurlo, Direttore della Geriatria dell’Ospedale Universitario di Ferrara – sono le fratture ossee, che costituiscono un problema spesso trascurato, sia in ambito clinico che in termini di percezione da parte dell’opinione pubblica. Le più comuni sono quelle di femore: in Italia se ne contano più di 120mila l’anno, l’80% di queste a carico di ultra75enni. A distanza di 1 anno dalla frattura questi incidenti possono determinare la morte nel 20-30% dei casi, e una grave disabilità nel 40%».
L’Ospedale si conferma luogo di soccorso per tutti gli anziani, soprattutto d’estate. «I pazienti anziani – aggiunge Fimognari – hanno spesso quadri clinici acuti, gravi e complessi che possono essere curati al meglio solo in Ospedali moderni e ben attrezzati. Inoltre, gli anziani spesso cercano nel nostro personale e nelle nostre strutture conforto e sicurezza. Questo vale in tutti periodi dell’anno, ma è evidente che in una fase dell’anno in cui tutto chiude, o comunque va a rilento, l’Ospedale, sempre aperto, diviene il punto di riferimento più immediato per la salute di tutti.
Un altro fenomeno frequente d’estate è la solitudine, che può interessare tutti gli anziani, indipendentemente dal loro stato di salute. NEl periodo estivo l’assistenza agli anziani non autosufficienti può essere compromessa da periodi di discontinuità o dalla rotazione di personale imposta dalle ferie. Da un lato, questo può peggiorare lo stato di salute e le condizioni psicologiche degli anziani malati e disabili. Dall’ altro, possono osservarsi più frequentemente i cosiddetti “ricoveri ospedalieri sociali” o di “sollievo”: in alcuni casi, infatti, la famiglia ritiene di non poter più sostenere l’enorme carico assistenziale imposto dall’anziano disabile, e chiede – anche senza una vera ragione medica – l’intervento del Sistema Sanitario Nazionale e, quindi, del Pronto Soccorso.