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Stress da lavoro a distanza, smart-working senza pause, ansia da distanziamento sociale che implica un distacco da famiglia e amici e tante altre condizioni critiche. La pandemia ha portato ad un aumento di vari disagi di tipo psicologico, sociale ed economico: molte persone tendono a somatizzare il disagio e lo stress a livello del cavo […]
Stress da lavoro a distanza, smart-working senza pause, ansia da distanziamento sociale che implica un distacco da famiglia e amici e tante altre condizioni critiche. La pandemia ha portato ad un aumento di vari disagi di tipo psicologico, sociale ed economico: molte persone tendono a somatizzare il disagio e lo stress a livello del cavo orale con bruxismo o serramento dei denti.
«In una situazione di ansia la circolazione sanguigna aumenta nelle aree del cervello che presiedono alle reazioni istintive e al sistema di attivazione del ritmo sonno-veglia – spiega il Dott. Giuseppe Cicero, parodontologo di Roma e Docente di Odontoiatria all’Università Europea di Madrid – questo serve per portarci in una condizione di lotta e difesa fisica e mentale. Il bruxismo può essere considerato come un sintomo di questo processo».
In questo periodo storico è ancora più evidente questa associazione tra ansia e bruxismo, che ci dimostra come i fattori psico-socioeconomici possano impattare sulla salute orale. Non a caso, nel 2020 c’è stato un boom di click nelle ricerche su Google di termini chiave quali “bruxismo” e “digrignare i denti”, con aumenti notevoli rispetto al 2019. Negli ultimi 5 mesi del 2020, la parola “bruxismo” ha avuto un’impennata delle ricerche su Google del 62% in Calabria, del 48% nelle Marche, del 34% in Sicilia e Sardegna. La ricerca dell’espressione “digrignare i denti”, sempre negli ultimi 5 mesi dello scorso anno, è aumentata del 68% nel Lazio e del 60% in Sicilia. Dati eloquenti che dimostrano la realtà del fenomeno.
Il bruxismo è l’atto involontario di stringere e digrignare i denti durante il sonno. È un disturbo molto diffuso e si può manifestare in varie forme, più o meno lievi, e dipende dall’involontaria contrazione dei muscoli della masticazione. La principale causa del bruxismo si può ricollegare ad un particolare momento di stress o ad uno stato di ansia, ma lo stesso problema può essere causato anche da una malocclusione ovvero un cattivo posizionamento delle arcate dentali.
«È importante riconoscerne i sintomi per una rapida diagnosi – sottolinea Cicero – solitamente, ci si sveglia al mattino con una forte sensazione di fastidio in bocca: le mascelle sono indolenzite, i denti fanno male. Se a un primo impatto si può ipotizzare una carie, spesso questi sono proprio i sintomi di un incipiente bruxismo. Bisogna tenere conto che in condizioni normali i denti si dovrebbero toccare solo quando si mastica o si deglutisce; questo significherebbe quindi che i denti vengono in contatto tra di loro non più di una mezz’ora al giorno. Nei casi più gravi di bruxismo, invece, i denti arrivano a stare in contatto fino a 8-10 ore su 24. In termini di consumo di denti, un mese con forma avanzata di bruxismo equivale a più di un anno di un individuo senza disturbo».
«È molto importante riconoscere precocemente questi sintomi e porvi rimedio il prima possibile – spiega il prof. Piero Cascone, primario di chirurgia maxillofacciale del Policlinico Umberto I – si deve tenere in considerazione che il bruxismo può manifestarsi anche in giovanissima età. L’obiettivo delle terapie è quello di evitare che il sovraccarico funzionale delle strutture che permettono i movimenti mandibolari crei danni irreversibili. Troppo spesso mi trovo a dover fare diagnosi tardive e dover ricostruire articolazioni temporo-mandibolari ormai gravemente compromesse da lunghi periodi di stress funzionali. I sintomi per riconoscerli precocemente sono semplici; le terapie non sono invasive e, se correttamente impostate, possono essere anche autogestite. Quando invece compaiono limitazioni dell’apertura della bocca, rumori di crepito articolari e dolori di testa e cervicali allora è necessario rivolgersi ad uno specialista e se necessario ad un chirurgo maxillofacciale».
Il bruxismo non solo accelera il processo di deterioramento dentale, ma riflette le sue conseguenze negative anche sull’apparato muscolo-scheletrico, causando cefalee e numerose altre patologie. A lungo andare, può provocare anche serie conseguenze, come il deterioramento della superficie dentale fino a fratture, dolore alla mascella, sensibilità dentale, emicrania, e, nei pazienti con parodontite più grave, aumento della mobilità dei denti.
“Serrare le mandibole o digrignare i denti causa danni al nostro organismo – evidenzia Cicero – Anzitutto, i denti si consumano. Se poi il problema dura a lungo perché trascurato o non identificato, i denti e le articolazioni temporo-mandibolari si danneggiano; ne risentono anche i muscoli collegati, sottoposti a un sovraffaticamento pericoloso. Ciò che ne consegue si riversa su tutto l’organismo:
Per il bruxismo non esiste una terapia farmacologica specifica. Un rimedio è il classico bite: una mascherina che, posta fra le due arcate dentali, protegge i denti. Tuttavia, uno degli approcci più moderni, basato proprio sulla correlazione tra ansia e bruxismo, consiglia di dedicarsi a tecniche di rilassamento come la meditazione. Nasce così lo “yoga della bocca” per scaricare lo stress e combattere eventuali primi sintomi di bruxismo.
«Gli esercizi che si possono fare per attenuare i sovraccarichi della dentatura hanno lo scopo di inibire l’automatismo che induce al digrignamento e di rilassare la muscolatura – spiega Cicero – Anzitutto, è necessario creare un “segnale” che nei momenti in cui siamo concentrati nelle nostre attività quotidiane ci porti consciamente a controllare cosa stiamo facendo con la bocca: un semplice promemoria vicino al computer per ricordarci di non tenere i denti a contatto potrebbe essere un punto di partenza. Gli esercizi, invece, possono essere i seguenti.
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