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infanzia 3 Settembre 2024

Scuola, come affrontare il rientro. I consigli della pedagogista per studenti e genitori

L’esperta: “Ritornare alla quotidianità a cui eravamo abituati prima delle vacanze, con orari più rigidi e impegni e scadenze più serrati, può richiedere un po’ di tempo. Ma niente paura”

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La sveglia ricomincia a suonare, inesorabile, tutte le mattine alla stessa ora e il rientro a scuola sancisce ufficialmente la fine delle vacanze estive. Riabituarsi ai ritmi abbandonati ormai da tre mesi non è affatto scontato: si tratta di un momento delicato non solo per gli studenti, ma anche per i loro genitori. “Ritornare alla quotidianità a cui eravamo abituati prima delle vacanze, con orari più rigidi e impegni e scadenze più serrati, può richiedere un po’ di tempo. Perché durante la pausa estiva si poteva dormire di più o passare più tempo in compagnia delle persone care, si poteva procrastinare senza troppi sensi di colpa, o concedersi qualche sfizio in più, – spiega Federica Ciccanti, pedagogista, pedagogista clinico e mediatrice familiare -. Ma, continua l’esperta, il ritornare sui banchi di scuola non deve spaventare”.

Il vademecum della pedagogista

Ecco gli otto consigli della pedagogista per rendere questo nuovo inizio meno faticoso:

  1. Entusiasmo. Questa è la prima parola chiave, perché i figli percepiscono il nostro stato d’animo. La prima cosa che noi genitori dovremmo fare è contagiare i nostri ragazzi con il nostro entusiasmo. Riprendere le attività scolastiche vuol dire imparare qualcosa di nuovo, incontrare i compagni di classe, conoscere nuove persone e insegnanti, nuovi concetti che sicuramente saranno utili nella vita.
  2. Valorizzare. Sia che si stia per iniziare la scuola primaria (la prima elementare) sia che si stia proseguendo nel percorso scolastico, non spaventiamo i nostri ragazzi sui compiti educativi e formativi che li aspettano. Valorizziamo tutte le cose positive che saranno in grado di apprendere e le nuove conoscenze che faranno, come nuovi compagni di classe, o nuovi insegnanti. Su questo aspetto, i genitori dovranno preparare i figli, dedicando loro momenti di ascolto su quelli che possono essere i loro timori, anche sulla paura di non sentirsi adeguati all’incontro con gli altri magari perché non gli piace il loro aspetto fisico.
  3. Dialogo. Spesso, i genitori si preparano al rientro a scuola iper organizzati su tutti i fronti (libri, quaderni, orari dei mezzi, chat di classe, incastro con gli orari della palestra, della scuola di musica…) dimenticandosi il dialogo con i figli e dimenticandosi di quanto quell’organizzazione può togliere il fiato a tutti. Ok all’organizzazione e alla pianificazione, che sono fondamentali per far sì che tutto funzioni con meno imprevisti possibili, ma non dimentichiamoci di parlare con i nostri figli di cosa provano, di cosa li preoccupa, di cosa li può rendere felici, di cosa si aspettano, o di cosa potrebbe farli pensare di fallire.
  4. Favorire l’autonomia. Se stanno per iniziare o per proseguire le medie, i genitori dovrebbero mettere in conto di favorire una maggiore autonomia dei figli. Basta, in modo più o meno graduale, con il “ti aiuto coi compiti”. I tre anni delle medie sono il momento che precede al grande salto che porterà verso le superiori, e come tutti i salti importanti che la vita ci chiede di fare, va preparato e allenato per tempo. Quindi, insegniamo loro a pianificare il tempo dedicato ai compiti, chiediamo loro che rendimento si aspettano (non che rendimento ci aspettiamo noi!), e come vorrebbero impiegare il loro tempo libero.
  5. Sbagliare, si può. Nessun individuo è privo di errori. Nemmeno noi, nemmeno i nostri figli. Sbagliare, infatti, è uno strumento per comprendere come si può fare meglio. Da genitori non dovremmo riparare agli sbagli dei nostri ragazzi, ma dovremmo aiutarli a capire dove hanno sbagliato. Questo atteggiamento è molto più utile dell’intervento diretto del genitore, perché i figli sanno che noi siamo al loro fianco, senza sostituirci a loro. I ragazzi, così, imparano che se la possono cavare da soli, e rafforzano la loro autonomia.
  6. Evitare troppi impegni extra scolastici. Sì alle attività sportive o ad altre attività extrascolastiche che fanno bene a corpo e mente, ma non insistiamo nel volergli far fare a tutti i costi qualcosa che i ragazzi potrebbero percepire come una richiesta di prestazione in più. Questi momenti fuori dalla scuola devono essere prima di tutto un piacere, e non uno spazio da riempire. Il rischio è quello che i ragazzi abbandonino queste attività, aumentando il senso di frustrazione e di inadeguatezza che già possono provare per altro. Insomma, ascoltiamo i loro bisogni.
  7. Confronto. Questa è un’altra parola chiave da tenere a mente. Il confronto non deve mai essere intriso di giudizi, e prima di tutto richiede ascolto dell’altro. Se i nostri figli stanno per iniziare le superiori o per continuare questo percorso, vuol dire che sono adolescenti. E questa fase della vita, come sappiamo, è un momento estremamente delicato. Perché è qui che emerge il bisogno di appartenenza al gruppo dei pari, è ora che sentono il bisogno di sentirsi uguali agli altri ma allo stesso tempo diversi. Spieghiamo loro che la diversità è una ricchezza, e valorizziamo le peculiarità dei nostri figli.
  8. Dare regole. I figli hanno bisogno di sapere che noi ci siamo e che li sosterremo. Che saremo lì quando faranno errori, che li aiuteremo a comprendere dove hanno sbagliato. Hanno bisogno di avere un porto sicuro, in sostanza. Dare regole, in base all’età del figlio nella gestione dei compiti e dire dei no al momento opportuno, li aiuta nel loro percorso verso una sana autonomia.

 

 

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