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La sedentarietà è sempre più diffusa anche tra i bambini, con conseguenze gravi per il loro sviluppo sia psicologico, che fisico
Viviamo una vita frenetica, ma sedentaria. Un paradosso che riguarda tanto gli adulti, quanto i bambini. E ad avere la peggio sono proprio questi ultimi, poiché essere poco attivi fisicamente può avere delle serie ripercussioni sul loro sviluppo sia fisico, che psicologico. A mettere in guardia i genitori italiani, durante il primo mese del nuovo anno scolastico, sono i pediatri dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, in una pagina web dedicata. Dall’autunno alla primavera – complici le troppe ore trascorsi dietro ad un banco di scuola, gli zaini pesanti e l’impossibilità di trascorre intere giornate all’aria aperta come d’estate – i problemi posturali tendono ad aumentare.
“Ancor prima di raggiungere l’età scolare, l’abitudine alla sedentarietà viene promossa da stili di vita tutt’altro che salutari”, spiega Giulia Cafiero dell’ Unità Operativa di Medicina dello Sport dell’ospedale della Santa Sede, elencando tre dei principali errori commessi dai genitori: l’impiego del passeggino ben oltre l’età di due anni (quando il bambino sarebbe già in grado di camminare a lungo), il ricorso all’auto per coprire anche le distanze più brevi e l’uso della televisione come sostituto della baby-sitter. “Per una buona crescita psicofisica – aggiunge la specialista – sarebbe necessario ridurre le ore di sedentarietà a favore del movimento. Un’idea potrebbe essere raggiungere la scuola a piedi o, all’uscita da scuola, passare un po’ di tempo a giocare in un parco, possibilmente nel verde. Le ore dedicate al movimento non saranno mai perse: aiuteranno i bambini a mantenere un buono stato di salute, a socializzare, a recuperare un po’ di attenzione dopo le tante ore passate in classe e a ottimizzare il tempo che rimane”.
Quando un bambino trascorre molte ore seduto su una sedia, come accade ogni giorno a scuola, è molto probabile che tenderà ad assumere una posizione scorretta per la maggior parte del tempo. Per questo, la dottoressa Cafiero consiglia di “stimolare il bambino a stare seduto al centro della sedia, con le spalle dritte, senza poggiare la testa sul gomito o addirittura sul banco e senza incrociare i piedi intorno alle gambe della sedia. È fondamentale, inoltre, che i bambini cambino regolarmente la posizione poiché questi cambiamenti li aiutano a mantenere l’attenzione”, aggiunge l’esperta.
Lo zaino è da sempre ritenuto il responsabile numero uno dei vizi di postura. Ma è davvero così? Per la dottoressa Cafiero la risposta è no. “Il carico eccessivo sulla schiena non provoca alterazioni della colonna vertebrale dei ragazzi come ad esempio la scoliosi – assicura la specialista -. Sicuramente uno zaino carico di libri, oltretutto indossato in modo errato (ad esempio su una sola spalla o con le cinghie troppo lunghe) può favorire una postura scorretta e quindi conseguenti contratture muscolari”. Per evitare questi problemi di postura scorretta, negli ultimi anni si è diffuso l’utilizzo dei trolley che, “sebbene eliminino il problema del carico diretto sulla colonna – dice Cafiero – costringono talvolta i bambini a camminare in maniera scorretta (inclinati in avanti, senza poter utilizzare le braccia in modo coordinato). Per quetso, l’uso dello zaino o del trolley ha una durata limitata (20-30 minuti al giorno) e quindi non provoca nessun danno permanente”. Sì, invece, ai libri digitali: “Potrebbero rappresentare un buon compromesso per alleggerire lo zaino almeno in quelle giornate in cui i ragazzi sono costretti a portare molte materie e di conseguenza molti libri”, suggerisce la specialista dell’ospedale della Santa Sede.
Anche quando si è piccoli e, pertanto, non pronti alla pratica di uno sport vero e proprio, è comunque doveroso promuovere il movimento. “Possiamo incoraggiare il gioco al parco, eliminare il passeggino entro l’età di due anni, utilizzare le scale piuttosto che l’ascensore, proporre giochi di coordinazione piuttosto che il cellulare”, suggerisce la dottoressa Cafiero. Con la crescita, poi, si potrà assecondare la naturale propensione di ogni bambino per l’attività sportiva “evitando però, anche nei giovani particolarmente dotati, di stressarli nella speranza che diventino in fretta piccoli grandi campioni”, conclude la specialista.
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