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Come capire se si soffre di angina pectoris e cosa fare in caso di attacco? Quali sono gli esami per diagnosticarla e come prevenirla? Le risposte del cardiologo
Per angina pectoris si intende un dolore al petto che si presenta quando l’afflusso di sangue al cuore si riduce. La causa è il restringimento o l’indurimento delle arterie (le coronarie) che lo irrorano. È una condizione che aumenta con l’avanzare dell’età ed è più comune nelle donne rispetto agli uomini. Smettere di fumare e seguire una alimentazione varia e bilanciata permette di ridurre considerevolmente il rischio di svilupparla.
Abbiamo approfondito l’argomento con il dottor Luca Cacciotti, Responsabile UOS UTIC e Clinica Cardiologica dell’Ospedale MG Vannini di Roma.
«L’angina pectoris si manifesta tipicamente con la comparsa di dolore toracico durante uno stress fisico o emotivo – spiega il cardiologo a Sanità Informazione – con la sua regressione al cessare della sollecitazione. Molto spesso il sintomo non si presenta più per alcune ore o giorni per poi riapparire in contesti simili, inaspettatamente». La manifestazione principale riferita dai pazienti è «il dolore al petto nelle prime ore della mattina e durante l’esposizione al freddo ma non durante la giornata, anche sottoponendosi a sforzi – specifica il dottor Cacciotti -. Tale situazione richiede una particolare attenzione, perché caratteristica». Si associano, in genere, sintomi correlati come il senso di oppressione o pesantezza. Il dolore al petto può anche essere accompagnato da:
Esistono due tipi di angina: stabile e instabile. I disturbi sono simili, ma ci sono delle importanti differenze tra le due forme. L’attacco di angina stabile, spesso, si verifica quando il cuore è costretto ad un superlavoro, durante un’attività fisica intensa o in caso di ansia e tensione. «Gli sforzi fisici, quelli emotivi e l’esposizione al freddo sono sicuramente i fattori scatenanti» conferma il cardiologo. L’angina instabile, invece, è imprevedibile. «Il dolore al petto, a volte, può presentarsi indipendentemente dal movimento o dallo stress e rivelarsi anche a riposo. Dura qualche minuto per poi regredire e anche in questo caso il sintomo merita una particolare attenzione» precisa l’esperto.
Tutto ciò che causa il restringimento delle arterie è un fattore di rischio per l’angina, come:
Con il passare degli anni aumenta il rischio di sviluppare l’angina. Le pareti delle arterie, infatti, possono essere ostruite da depositi di grasso, un processo chiamato arteriosclerosi. A riposo, il cuore ha bisogno di una quantità contenuta di sangue. Sotto sforzo o in caso di stress emotivo, invece, deve lavorare di più e la richiesta di sangue aumenta. Se le coronarie sono ristrette, la quantità di sangue necessaria per far fronte allo sforzo non riesce a raggiungere il cuore e possono comparire i sintomi dell’angina.
Se si sospetta l’angina, è bene rivolgersi tempestivamente ad uno specialista per gli esami del caso. «Quando il sintomo è caratteristico – evidenzia il cardiologo – una buona anamnesi porta il medico a consigliare esami di livello superiore o addirittura il ricovero».
Gli approfondimenti che può richiedere il cardiologo sono: elettrocardiogramma, ecocardiogramma, coronografia, TC cuore e risonanza magnetica.
«Molto spesso però – continua lo specialista – il sospetto non è così marcato e si consigliano esami come il test da sforzo per cercare di stimolare il cuore e di provocare, sotto controllo medico, una discrepanza tra le richieste e l’apporto di ossigeno ai tessuti cardiaci». L’ECG da sforzo, infatti, permette di monitorare la frequenza cardiaca mentre il paziente cammina su una pedana scorrevole o pedala su una cyclette, per stabilire la variazione in risposta all’attività fisica.
Per evitare di sperimentare episodi di angina pectoris, è opportuno:
«Un corretto stile di vita – sottolinea il dottor Cacciotti – contribuisce sicuramente a ridurre il rischio di una malattia coronarica. Nel caso, invece, sia nota la coronaropatia, oltre al corretto stile di vita, sarà necessaria l’assunzione di farmaci e l’esecuzione di controlli medici periodici. Molto spesso – conclude – il timore nell’assumere farmaci determina un notevole aumento del rischio di eventi cardiovascolari».
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