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Il professor Leonardo Calò: «Ridurre sensibilmente l’apporto di zucchero. Crea una dipendenza simil-cocaina ed un’infiammazione clamorosa da un punto di vista metabolico, è il rifornitore principale delle cellule tumorali e distrugge e infiamma il cuore»
Nuove tecnologie, salute, sport, telemedicina e nutrizione. Al congresso PLACE, organizzato dal prof. Leonardo Calò e dal prof. Fiorenzo Gaita che si è svolto di recente a Roma, il cuore è stato osservato a 360 gradi da oltre 4 mila medici di fama internazionale.
Riguardo all’alimentazione nemica del cuore, il professor Leonardo Calò, Direttore UOC Cardiologia Policlinico Casilino e responsabile scientifico del corso FAD “Scompenso cardiaco: diagnosi e trattamento” del provider ECM Sanitàin-formazione, va dritto al punto: l’accusato numero uno è lo zucchero. «Quanti chili di zucchero introduciamo nel nostro corpo in un anno? – si chiede ai nostri microfoni -. Forse 140-150. All’inizio del secolo, nel 1905-1910 si inseriva nella nostra alimentazione un chilo di zucchero l’anno. Nel 1800 non esisteva lo zucchero, ma solo il miele. Abbiamo iniziato a importare lo zucchero di canna ed è entrato in tutti gli alimenti. È bene sottolineare che crea una dipendenza simil-cocaina. Lo zucchero devasta l’organismo, crea un’infiammazione clamorosa da un punto di vista metabolico, è il rifornitore principale delle cellule tumorali e distrugge e infiamma il cuore» chiarisce lo specialista senza mezzi termini.
Dunque, «la prima cosa che va ridotta sensibilmente è lo zucchero. Bisogna utilizzare delle cose alternative come il miele o, al limite, basse quantità di zucchero». Ma per zucchero si intendono anche i carboidrati semplici. «La vera dieta mediterranea – ci tiene a precisare l’esperto – non contempla la pasta raffinata e le farine importate dal resto del mondo. La pasta integrale italiana “vera” che consumavamo negli anni ‘60 non era assorbita con un picco glicemico dopo un’ora che l’avevi assunta». Ad onor del vero «anche popolazioni che dovrebbero essere longeve, perché hanno a disposizione alimenti vegetali e spezie come i paesi indiani e arabi, si ammalano perché assumono grandi quantità di riso bianco che dà picchi glicemici clamorosi».
L’alimentazione amica del cuore, invece, appartiene al mondo vegetale. «Non quello importato, conservato per tanto tempo nei frigoriferi, non quello dentro ai supermercati. Il mondo vegetale a km 0, il cibo che acquisti e sai da dove viene e non è pieno di sostanze tossiche per conservarlo o per fare in modo che non si ammalino le piante. Per mondo vegetale, intendo che nella nostra dieta siano consumati cinque frutti al giorno. Non le ciliegie importate dal Cile ad ottobre, meglio le pesche di qui intorno o quello che è il prodotto di stagione – evidenzia Calò -. Non è strano prendersi i pomodori a febbraio o a marzo?».
Il senso del discorso è chiaro: bisogna mangiare bene e prediligere alimenti stagionali. «Esistono lavori – prosegue il cardiologo – che dimostrano che più frutta mangi e più sei protetto. Non sono vitamine, dietro a un frutto ci sono polifenoli, bioflavonoidi che legano le vitamine. E non sono quelle che prendiamo come integratori. La mattina bisognerebbe mangiare frutta, fino a un plateau massimo diL5 frutti al giorno, il vero target da raggiugere. L’altro obiettivo è rappresentato da molta verdura, insalate e legumi. Tutto ciò che viene dal mondo vegetale va bene.
Poi, le spezie. «Sono importanti ma non devono essere solo esotiche. Si possono utilizzare curcuma e zenzero, è vero, ma le bacche di goji sono le more che puoi prendere in campagna e non costano così tanto. Tutto ciò che è frutta presa dai rovi come bacche, more e mirtilli sono potentissimi antiossidanti. E poi il basilico, il prezzemolo, i capperi. Anche il soffritto con olio evo, carota, cipolla, aglio, peperoncino è una medicina. Fa bene e allunga la vita. Adesso non si fa più il soffritto come negli anni ’60, si perde troppo tempo. Oggi si usano i pelati costituiti dal 20% di zucchero. Un buon olio extra vergine, con carota e cipolla, diventano pura magia per il nostro organismo, un pullulare di sostanze».
«La frutta secca fa molto bene – aggiunge – ma bisogna comprarla di qualità alta perché ha lo stesso tipo di problemi che ho accennato prima. In Italia ci sono grandi quantità di noci e mandorle. Secondo me, bisogna pensare a frutta secca tipica dei nostri posti, non esotica. Anche le castagne fanno bene, con parsimonia. Il mio dolce preferito, la sera quando abbiamo voglia di dolcetti, è costituito da miele, cioccolato fondente unito a frutta secca. È ottimo. Ci sono regioni italiane che utilizzano questi ingredienti per fare dolci buonissimi. Questo è il modo di mangiare corretto semplice e che allunga la vita» conclude.
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