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L’Alopecia può manifestarsi in fasi differenti della vita, con esordio in pubertà, dopo la gravidanza o la menopausa. Fabbrocini (Federico II di Napoli): «Fenomeno non solo estetico, che genera fragilità psicologica tra le donne. Presto nuovi farmaci efficaci anche per gli uomini»
L’Alopecia, cioè la progressiva perdita dei capelli, non colpisce solo gli uomini. Oggi, infatti, è molto diffusa anche tra le donne ed è un fenomeno in aumento. Sono circa 4 milioni le donne italiane che convivono con questo problema, circa il 13% della popolazione femminile.
Si tratta principalmente dell’Alopecia androgenetica, più comunemente diffusa tra gli uomini: ne soffre complessivamente il 39% della popolazione maschile e all’età di 50 anni interessa almeno la metà degli uomini ed il 30% delle donne. Nelle donne, in particolare, la perdita di capelli comporta ripercussioni psicologiche ben più gravi, legate alla percezione di un danno considerevole alla propria immagine.
Il fenomeno, nelle donne, colpisce in fasi differenti della vita e può avere un esordio possibile già in pubertà e dopo la gravidanza. Ma è soprattutto con il sopraggiungere della menopausa che si manifesta in maniera più frequente. La comparsa dell’Alopecia è dovuta principalmente all’ipersensibilità e all’equilibrio ormonale, in particolare alla variazione del livello degli estrogeni (ormoni tipicamente femminili presenti in età fertile, che contribuiscono anche alla salute dei capelli) e gli androgeni. Per questo la calvizie femminile sopraggiunge soprattutto durante la menopausa, periodo in cui si abbassa il livello degli estrogeni, ma può manifestarsi anche nelle altre fasi di sbalzi ormonali, come l’adolescenza, la gravidanza e dopo il parto.
«L’alopecia può spaventare, soprattutto una donna – spiega la Prof.ssa Gabriella Fabbrocini, direttrice dell’UOC di Dermatologia Clinica dell’Università di Napoli Federico II –. E può avere ripercussioni psicologiche anche importanti. Ma non deve necessariamente far pensare ad una disastrosa caduta dei capelli. Nella donna può essere curata e contrastata con una terapia anticoncezionale. Esistono poi diverse tecniche innovatrici che possono stimolare i capelli in accompagnamento alle terapie sistemiche, come il Sangue Ricco di Piastrine (SRP), ottenuto grazie alla centrifugazione di un limitato quantitativo di sangue prelevato direttamente dal paziente, e inoculato direttamente sul cuoio capelluto supportando la rigenerazione del follicolo pilo-sebaceo e la ricrescita dei capelli».
Altra forma di Alopecia, anch’essa invalidante, è quella areata, che comporta la perdita di capelli “a chiazze”, con singola chiazza o multiple. È molto comune in età pediatrica ma può colpire anche gli adulti ed è un processo autoimmune.
«Per l’Alopecia areata – continua la prof.ssa Fabbrocini – esistono molte terapie, tuttavia non del tutto efficaci. Molte speranze si nutrono nei confronti di una nuova categoria di farmaci, i JAK-inibitori, che rappresentano una terapia finalmente mirata a interrompere la risposta immunitaria anomala che causa la caduta dei capelli nell’alopecia areata. Essi bloccano, infatti, l’azione di alcune piccole molecole che sono state individuate come causa della risposta autoimmune nell’alopecia areata. Al momento in Italia nessuno JAK-inibitore è stato ancora approvato dalle autorità regolatorie, mentre in America da pochissimi mesi sono stati approvati ufficialmente i farmaci baricitinib, la cui efficacia dovrebbe essere riconosciuta anche nel nostro Paese».
Per le donne la perdita dei capelli può avvenire anche per altri fattori, non dipendenti da una predisposizione genetica o cause ormonali. Ne è un esempio l’Alopecia cosiddetta traumatica o da trazione, dove la perdita di capelli può essere provocata dall’abitudine di pettinare o trattare i capelli in maniera eccessivamente traumatica, per esempio con trecce molto strette o l’utilizzo eccessivo di piastre o trattamenti con temperature elevate che danneggiano il fusto dei capelli.
Altra forma, infine, è l’Alopecia da chemioterapici, cioè la perdita dei capelli dovuta alle terapie antineoplastiche, che può seriamente contribuire al disagio anche psicologico delle pazienti. «L’Alopecia dovuta ai trattamenti chemioterapici – conclude la prof.ssa Fabbrocini – può rappresentare un’ulteriore difficoltà per le pazienti. Fortunatamente è solo transitoria nella maggior parte dei casi, ed esistono diverse terapie per velocizzare la ricrescita dei capelli. Esiste poi la possibilità di ricorrere a delle epitesi permanenti, cioè parrucche di capelli veri, che riducono tantissimo il disagio psicologico dei pazienti».
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