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L’esperto: «I soggetti più a rischio sono a fototipo basso, over 60 e uomini. Da trattare con farmaci o con la chirurgia, ottimi risultati oggi si ottengono con la fotodinamica»
Pelle chiara ed esposizione al sole prolungata senza protezione rappresentano una combinazione esplosiva per la cheratosi attinica detta anche solare. Una lesione che, se non accuratamente trattata, può avere una evoluzione verso un tumore cutaneo. Ne parliamo con Marco Marconi, medico dermatologo, già responsabile della dermatologia adulta e pediatrica presso l’Ospedale Fatebenefratelli di Milano e oggi Direttore Sanitario del centro clinico Aristotele.
«La cheratosi attinica è una patologia legata in parte all’età e in parte al fototipo del soggetto», spiega l’esperto. Dando uno sguardo alle statistiche, infatti, risulta che sono soggetti a rischio il 60% degli individui a pelle chiara che hanno superato i 40 anni di età; e l’80% degli anziani over sessanta. «Negli ultimi tempi si sta diffondendo anche in soggetti più giovani a causa di una eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti artificiali – prosegue Marconi -. Le stime attuali inoltre mostrano una maggiore incidenza negli uomini per una esposizione al sole senza protezione e per fattori genetici come la calvizie». Questa condizione è invece rara nella popolazione a pelle nera e nei soggetti con fototipo alto.
La cheratosi attinica è una patologia precancerosa con una potenzialità evolutiva verso un tumore cutaneo. «In particolare, può trasformarsi in carcinoma squamo cellulare (spinalioma) o basocellulare (basalioma) – si sofferma Marconi – tumori comunque invasivi che possono metastatizzare nei linfonodi limitrofi o anche dare metastasi a distanza. Quindi possono essere tumori insidiosi, meno aggressivi del melanoma, ma potenzialmente fatali». La pericolosità della cheratosi attinica è correlata allo spessore in millimetri dell’elemento. «Più è spessa, sopra i due o tre millimetri, più è potenziale l’evoluzione verso un tumore cutaneo», fa notare lo specialista.
Si presenta con manifestazioni cutanee squamose a croste dolenti, localizzate prevalentemente in zone esposte come naso, padiglione auricolare, fronte, guancia e nuca. «Possono dare bruciore sia spontaneamente che al tatto – aggiunge -. Qualche volta dare origine a manifestazioni sanguinolenti». In genere le cheratosi attiniche sono asintomatiche. L’unica sensazione che potrebbe accendere un campanello di allarme è il prurito o la tensione della pelle. Quando è infiammata, invece, può dare origine ad un rossore cutaneo.
Diversi gli approcci terapeutici per trattare ed eliminare la cheratosi attinica, tra cui farmacologico e chirurgico. Il trattamento farmacologico prevede la somministrazione di prodotti per via topica da applicare direttamente sull’area interessata dalla lesione. Tra i più noti il diclofenac in gel 3% in combinazione all’acido ialuronico, il 5 fluoruracile (5-FU) in concentrazione variabile dallo 0.5 al 5% e l’imiquimod in crema al 5%. Oltre all’asportazione chirurgica tradizionale può essere fatta una terapia fotodinamica, oppure con azoto liquido (crioterapia) o con laser terapia. In alcuni casi si possono combinare due trattamenti (farmacologico e chirurgico ad esempio) per ottenere migliori risultati.
L’ultima frontiera per eliminare la cheratosi attinica è la fotodinamica. La tecnica consiste in una terapia fotochimica con la quale la luce viene assorbita da una sostanza fotosensibile che distrugge la cellula dall’interno. In questo modo la formazione precancerosa muore. «Le nuove indicazioni dicono che per ogni elemento clinicamente visibile, c’è un campo di danneggiamento (cancerizzazione) sottostante di cinque centimetri quadrati che potenzialmente nel corso della vita può trasformarsi in tumore – sottolinea Marconi -. Quindi le nuove terapie sono volte a trattare sia l’elemento clinicamente visibile che il campo di cancerizzazione, ovvero le aree limitrofe che potenzialmente possono evolvere in patologie tumorali. Si applica un farmaco che viene irradiato con un macchinario fotodinamico che lo irradia e distrugge oltre l’elemento attivo anche il campo di cancerizzazione».
È buona abitudine adottare stili di vita che non favoriscano la cheratosi attinica, in particolare in soggetti con fototipo basso, attività lavorativa all’esterno e continue esposizioni solari. «L’utilizzo di creme a filtri solari, indumenti protettivi come occhiali e cappello rappresentano degli accorgimenti utili per mettersi al riparo dalla cheratosi attinica – ricorda l’esperto -. Mentre campagne di sensibilizzazione e screening periodici sono un valido aiuto per monitorare lo stato di salute della propria pelle».
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