Salute, benessere e prevenzione
i consigli quotidiani per vivere meglio.
El Hachem (dermatologa): «Può comparire sia sulla su cute sana, che su una lesione già esistente, come una puntura di insetto. L’impetigine è frequente nei bambini al di sotto dei 10 anni e più comune d’estate». La guida dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù
Macerazione della cute, ferite, infiammazione, alterazioni della normale flora cutanea e dello stato generale sono i principali fattori che predispongono all’impetigine. «Si tratta di un’infezione batterica della pelle, frequente nei bambini al di sotto dei 10 anni, più comunemente osservata durante la stagione estiva, quando i bambini trascorrono più tempo all’aria aperta e indossano vestiti che li lasciano maggiormente scoperti – spiega Maya El Hachem, responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Dermatologia dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, nelle pagine “Malattie della A alla Z” del sito web dell’ospedale della Sanata Sede.
Le lesioni possono colpire tutto il corpo, ma interessano generalmente le zone scoperte, specialmente il viso, il collo, le mani, le braccia e le gambe. In base all’aspetto si distinguono due forme: una bollosa e una crostosa. «Si presentano sotto forma di elementi vescicolosi o bollosi che contengono siero, circondati da un alone rosso, eritematoso. La bolla si rompe con facilità eliminando un liquido trasparente o giallognolo che porta alla formazione di una crosta dello stesso colore», sottolinea la dermatologa. Le lesioni possono, a volte, essere accompagnate da prurito, e raramente, compromettono le condizioni generali di salute, con febbre o malessere.
«La lesione può comparire sia sulla su cute sana (impetigine primitiva), che su una lesione già esistente, come ad esempio una puntura di insetto (impetigine secondaria). In questo caso è il bambino che grattandosi causa l’infezione (impetiginizzazione). L’impetigine è contagiosa e può diffondersi rapidamente: il bambino che ne è affetto, da una lesione può arrivare ad averne anche 20 nel giro di una settimana. Con la stessa facilità può essere trasmessa a terzi attraverso il contatto diretto con le lesioni, o per contatto indiretto, condividendo asciugamani o indumenti», aggiunge la specialista.
Se adeguatamente trattata l’impetigine lascia delle semplici discromie (macchie più chiare o più scure) che pian piano spariscono del tutto. Le complicanze sono rarissime e compaiono quando la terapia è inadeguata, specialmente nei bambini immunocompromessi. «Il trattamento consiste soprattutto nell’uso di una terapia locale a base di disinfettante ed antibiotico e bendaggio delle lesioni, se queste sono poche e il bambino è in buona salute. Al contrario, in presenza di tante lesione e/o di fronte ad un paziente immunocompromesso sarà necessario associare anche la terapia antibiotica per via orale».
Ecco alcuni consigli pratici degli specialisti dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Innanzitutto lavare accuratamente la cute del bambino prima di effettuare la medicazione. Poi, cambiare il telo con cui si asciugano le lesioni, lavandolo normalmente con gli altri panni. Ancora, tagliare regolarmente le unghie del bambino e educare il piccolo a non rimuovere le croste. Il trattamento deve essere effettuato in maniera costante come indicato dal medico, senza eccedere nella quantità di pomata o crema da applicare. Le croste vanno rimosse delicatamente e gradualmente. Se e dove possibile bendare le lesioni per evitare la diffusione dell’infezione e ridurre il contagio. Infine, non pensare che la terapia generale sostituisca o sia più efficace di quella locale.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato