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È una patologia rara che provoca ponfi rossi e pruriginosi sulla pelle. L’orticaria da freddo si cura con antistaminici e anticorpi monoclonali. Esistono anche rimedi naturali a base di aloe e ribes nero
Il freddo può provocare una patologia caratterizzata da un eritema ponfoide, a volte pruriginoso, della pelle. Si tratta di una vera e propria orticaria, ma del freddo. «Solo lo 0,05% della popolazione viene colpita – fa sapere Stefano Gherzi, dermatologo presso la Fondazione Auxologico IRCCS -. Si tratta dunque di una forma rara di orticaria, presumibilmente di origine genetica, che si manifesta quando il corpo è esposto ad un repentino cambio di temperatura dal caldo al freddo».
Caratterizzata da rossore e prurito, questa forma di orticaria secondo alcuni studi americani, fatti su nuclei familiari del nord America e dell’Europa, sarebbe causata da una mutazione del gene CIAS1. «Si distingue dalle altre forme di orticaria per l’eziologia, ma clinicamente ha una manifestazione identica, tanto che la diagnosi non è semplice – aggiunge il dermatologo -. È importante però riconoscerla perché può diventare pericolosa nelle forme massive e di forte insorgenza».
Le principali manifestazioni avvengono durante l’inverno quando le temperature scendono sotto i 10 gradi; esistono forme gravi però che si manifestano anche durante i mesi estivi a contatto con l’acqua della piscina o del mare, se fredda. I sintomi si manifestano circa una o massimo due ore dopo l’esposizione e si protraggono per qualche giorno. Le zone più colpite da rush cutanei sono mani e viso, a volte accompagnati da brividi e febbre, dolore alle articolazioni e anche da svenimento. «Nei casi più gravi si verifica una vasodilatazione massiva, uno shock anafilattico con calo di pressione che può avere risvolti pericolosi – ammette Gherzi – . Per questo è importante prestare attenzione ai sintomi e, se esiste un sospetto, è bene rivolgersi ad uno specialista per effettuare dei test provocativi con sorgenti fredde».
Fondamentale è una diagnosi corretta e una prevenzione costante. «Per riconoscere la patologia si ricorre di solito al test del cubetto di ghiaccio – spiega l’esperto -. Ovvero si posiziona una piccola porzione di ghiaccio sulla superficie dell’avambraccio, e si attendono dai 10 ai 15 minuti. Quattro o cinque minuti dopo la rimozione del ghiaccio, in presenza dell’orticaria da freddo insorge, nella zona interessata, un fastidioso prurito e qualche minuto più tardi un ponfo di colore rosso».
La comparsa della patologia avviene di solito in età adulta senza una motivazione specifica e può durare da uno a cinque anni. «Si è pensato a cause immunitarie o pregresse infezioni – prosegue il dermatologo – esiste poi una piccola percentuale di orticaria da freddo secondaria, a carattere immunitario che avviene per la formazione di crioglobuline, proteine del sangue, che con il freddo si depositano nei vasi sanguigni causando questi problemi».
Evitare sorgenti fredde è la prima regola da seguire per non incorrere nell’orticaria da freddo. «Un clima rigido, l’acqua a basse temperature, alimenti freddi ingeriti velocemente rappresentano dei fattori di rischio da evitare – dice Stefano Gherzi – . Quando insorgono i sintomi di solito vengono trattati con un antistaminico. È possibile, quando la patologia è nota, assumere antistaminici in maniera preventiva. Nei casi più gravi, invece, dove esiste un rischio concreto di shock anafilattico è opportuno avere sempre a disposizione siringhe auto iniettanti di adrenalina». Esistono poi farmaci di ultima generazione che possono tenere la patologia in remissione. «Si tratta di anticorpi monoclonali che iniettati sottopelle evitano l’insorgenza dei sintomi».
Nei bambini è raro che si manifesti l’orticaria da freddo, ma se dovessero presentarsi dei sintomi è opportuno utilizzare guanti e cappelli di lana durante la stagione invernale e preferire l’acqua calda per lavarsi le mani o fare il bagno. Esistono poi dei rimedi naturali come creme a base di lavanda e camomilla per alleviare il prurito delle zone interessate, gel di aloe da applicare e massaggiare nella zona interessata e bagni con bicarbonato e farina d’avena che hanno azione lenitiva e riducono gli arrossamenti. È possibile poi bloccare possibili eruzioni cutanee recidive con 50 gocce di ribes nero sciolte in acqua da bere la sera prima di andare a letto.
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