Salute, benessere e prevenzione
i consigli quotidiani per vivere meglio.
La malattia psoriasica non fa distinzioni di sesso, e può presentarsi già in età pediatrica anche se, la maggior parte delle volte, la diagnosi arriva tra i 30 e i 50 anni. Spesso, nel caso dell’artrite psoriasica, la diagnosi può ritardare fino a 9 anni, con le relative conseguenze dell’avanzamento del danno articolare e d’organo
La malattia psoriasica è una patologia infiammatoria cronica immunomediata che, presentando diverse sfaccettature, può richiedere una presa in carico multidisciplinare. Essendo sistemica, infatti, interessa tutti gli organi del corpo. Può iniziare a manifestarsi con segni sulla pelle (psoriasi cutanea), come placche su mani, piante dei piedi, o gomiti, e avere diversi gradi di severità. E in alcuni casi può anche coinvolgere l’apparato osteoarticolare (artrite psoriasica), evidenziando segni come dattilite (dita a salsicciotto), rigidità, gonfiore delle articolazioni, affaticamento generalizzato, compromissioni gastrointestinali.
Ma che parta dalla pelle o che arrivi a coinvolgere anche le articolazioni, in entrambi i casi compromette seriamente la qualità della vita di chi ne è affetto. La malattia psoriasica non fa distinzioni di sesso, e può presentarsi già in età pediatrica anche se la maggior parte delle volte la diagnosi arriva tra i 30 e i 50 anni. Spesso, nel caso dell’artrite psoriasica, la diagnosi può ritardare fino a 9 anni, con le relative conseguenze dell’avanzamento del danno articolare e d’organo.
“Le cause della psoriasi cutanea possono essere multifattoriali – spiega Elena Campione, dermatologa, professore associato di Dermatologia all’Università Tor Vergata di Roma, intervenuta nel corso dell’evento ‘Malattia psoriasica. Può essere più vasta di quello che pensi’, organizzato da sette associazioni di pazienti -. C’è una predisposizione genetica e una familiarità, che fa sì che vi sia una più alta proliferazione di cheratinociti, ossia le cellule dell’epidermide, e ci sono dei fattori scatenanti che possono accendere la malattia, come per esempio traumi, infezioni virali o batteriche, lo stress, il fumo, l’alcool, alcuni farmaci, fattori endocrini e malattie metaboliche”. Dai dati finora disponibili, risulta esserne interessata il 2-4% della popolazione e la malattia è multiforme, perché può avere diversi gradi di severità, da lieve a severa. “Le varianti cliniche della Psoriasi sono diverse: c’è quella a placche, la guttata, la pustolosa, la forma inversa, e l’eritrodermica generalizzata”, aggiunge Campione. Possono presentarsi recidive, ma la malattia non è né infettiva né contagiosa.
“Generalmente compare prima la psoriasi cutanea, che nel 30% dei casi evolve in artrite psoriasica e poi l’artrite psoriasica. Ma,- fa notare Elisa Gremese, reumatologa presso l’IRCSS Policlinico Gemelli di Roma e professore associato di Reumatologia dell’Università Cattolica di Roma – ci possono essere anche le manifestazioni dell’artrite psoriasica senza che ci sia un interessamento cutaneo, oppure l’interessamento cutaneo può comparire dopo la diagnosi di artrite psoriasica, o essere presente soltanto nei familiari”. Sostanzialmente: se non c’è un iniziale interessamento della pelle, non è detto che non ci sia l’artrite psoriasica. “Lo si vede dai segni tipici dell’artrite psoriasica, come per esempio il coinvolgimento articolare di un solo dito, oppure quello delle inserzioni del tendine dell’osso: sono manifestazioni tipiche dell’artrite psoriasica, così come un interessamento assiale della colonna vertebrale, o della sacro iliaca. E dalle indagini diagnostich”, aggiunge Gremese.
“Si può arrivare fino a 7-9 anni, prima di ricevere diagnosi: spesso i pazienti arrivano dal reumatologo estenuati per il lungo iter che li ha portati ad avere la diagnosi, magari con una psoriasi cutanea molto estesa. La qualità di vita è compromessa non solo dal dolore articolare non trattato adeguatamente, con i farmaci biotecnologici che oggi abbiamo a disposizione, ma il loro tono dell’umore si è abbassato drasticamente. Convivere con una malattia cronica, che nel corso del tempo può avere anche riacutizzazioni, è molto complesso. A livello personale e sociale, nonostante oggi la qualità di vita dei pazienti sia nettamente migliorata grazie ai nuovi strumenti farmacologici che abbiamo a disposizione, la convivenza con la malattia può essere davvero invalidante”, aggiunge Elisa Gremese. Chi è affetto da artrite psoriasica, poi, continua l’esperta “può essere più spesso iperteso, obeso, avere dislipidemia, o maggiore incidenza di problematiche cardiovascolari e questo – conclude – compromette ancora di più la qualità di vita”
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato