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«Per le mamma che allattano diminuisce il rischio di tumore al seno e alle ovaie. Ma molte donne rinunciano perché non riescono ad ottenere un congedo lavorativo adeguato». Paolo Rozera, direttore generale Unicef, spiega l’importanza dell’allattamento al seno. Si chiama i “dieci passi per un allattamento efficace” ed è la nuova guida ideata dall’Unicef e dall’Organizzazione […]
«Per le mamma che allattano diminuisce il rischio di tumore al seno e alle ovaie. Ma molte donne rinunciano perché non riescono ad ottenere un congedo lavorativo adeguato». Paolo Rozera, direttore generale Unicef, spiega l’importanza dell’allattamento al seno.
Si chiama i “dieci passi per un allattamento efficace” ed è la nuova guida ideata dall’Unicef e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per aumentare il sostegno all’allattamento al seno nei punti nascita di tutto il mondo. Il vademecum è alla base dell’iniziativa globale “Ospedali Amici dei bambini” che le due organizzazioni portano avanti, insieme, dal 1991.
«È una delle pratiche più naturali al mondo – ha spiegato Paolo Rozera, direttore generale Unicef – eppure è spesso messo da parte. L’allattamento al seno fa bene al bambino, alla mamma ed alla società».
Direttore Rozera, quali sono i benefici per un bambino che viene allattato al seno?
«È stato provato scientificamente che un bimbo allattato esclusivamente al seno, per almeno sei mesi, resiste meglio alle malattie infettive, ha un rischio minore di obesità durante la crescita e sviluppa un quoziente intellettivo superiore di 3-4 punti».
E per una madre che allatta?
«Ci sono degli evidenti vantaggi anche per la sua salute. Le donne che allattano, per un periodo di almeno sei mesi, sono esposte ad un rischio minore di ammalarsi di tumore al seno e alle ovaie. Studi dimostrano che è possibile evitare 20 mila decessi per cancro alla mammella».
Qual è la percentuale di donne che non allatta al seno?
«Nei paesi in via di sviluppo allatta al seno solo il 39% delle donne. In altre aree questa percentuale, negli ultimi anni, è aumentata di alcuni punti. E questo lascia sperare in un progresso».
Quali sono i motivi più frequenti di questa rinuncia?
«L’ostacolo principale è il lavoro. Spesso, abbiamo costatato l’assenza di leggi che consentano un periodo di congedo adeguato per allattamento, una carenza che porta la donna a rinunciare ad allattare per mantenere il proprio impiego. Solo il 10% di tutti i paesi del mondo offre un congedo di maternità retribuito di 18 settimane, in altri è di 14. In 81 paesi non si arriva nemmeno a queste 14 settimane. L’altro fattore scatenante è la forte influenza delle campagne pubblicitarie messe in atto dai grandi distributori di latte artificiale che influenzano – dal nostro punto di vista negativamente – la scelta delle mamme».