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Quando gli spermatozoi presenti nel liquido seminale sono pochi o di cattiva qualità è possibile parlare di infertilità maschile, una condizione che riduce, a vari livelli, la capacità riproduttiva dell’uomo. Ai microfoni di Sanità Informazione Michela Benigna, specialista in riproduzione assistita di Institut Marquès in collaborazione a Roma con il centro PMA Villa Salaria, spiega […]
Quando gli spermatozoi presenti nel liquido seminale sono pochi o di cattiva qualità è possibile parlare di infertilità maschile, una condizione che riduce, a vari livelli, la capacità riproduttiva dell’uomo. Ai microfoni di Sanità Informazione Michela Benigna, specialista in riproduzione assistita di Institut Marquès in collaborazione a Roma con il centro PMA Villa Salaria, spiega quali sono i parametri necessari per arrivare ad una diagnosi di infertilità e gli eventuali rimedi.
«È possibile parlare di infertilità maschile quando uno spermiogramma, ovvero l’analisi del liquido seminale, evidenzia l’alterazione di uno più parametri fondamentali. I criteri che ci permettono di valutare la qualità del liquido seminale sono tre: il numero degli spermatozoi sia per campione che per ml, la motilità degli spermatozoi esaminati e la morfologia, cioè quanti spermatozoi sono morfologicamente normali».
«Abbiamo varie sfumature di alterazione del liquido seminale che possono portare a differenti indicazioni di trattamento. Di fronte ad un’alterazione lieve, per numero e motilità degli spermatozoi, è possibile intervenire con una modificazione degli stili di vita o attraverso l’assunzione di antiossidanti. Se il paziente dovesse esprime il desiderio di avere un figlio potrà ricorrere alle tecniche di base di fecondazione come l’inseminazione intrauterina o i rapporti mirati».
«Se il risultato dello spermiogramma evidenzierà una carente presenza di spermatozoi, che si muovono in maniera lenta, pochi dei quali formati in maniera normale, allora per ottenere una gravidanza si dovrà intervenire con una fecondazione in vitro. Grazie a questa tecnica sarà il biologo a scegliere direttamente gli spermatozoi più idonei alla fecondazione.
«Esistono, poi, situazioni ulteriormente gravi in cui non ci sono spermatozoi nel liquido seminale. Per una diagnosi certa di azoospermia non è mai sufficiente un unico spermiogramma: deve essere ripetuto almeno due volte con lo stesso risultato. Ad una diagnosi definitiva il paziente sarà indirizzato all’andrologo che dovrà ricercare le cause della sua sterilità, sia con esami specifici, che attraverso una visita urologica con ecografia e ecocolordoppler. In base ai risultati ottenuti, lo specialista indicherà al paziente l’eventuale possibilità di recuperare in maniera chirurgica gli spermatozoi a livello testicolare. Se questo non fosse possibile, una gravidanza potrà essere ricercata solo ricorrendo al seme di un donatore».