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Quali sono gli esami da fare prima e durante la gravidanza? E i vaccini consigliati? Tutte le indicazioni del ginecologo
Per di intraprendere il viaggio affascinante verso la maternità è bene sapere quali sono gli esami da effettuare prima del concepimento e in gravidanza. Il dottor Francesco Maneschi, direttore dell’unità operativa ostetricia e ginecologia del San Giovanni Addolorata di Roma, spiega l’importanza di analisi e controlli per tutelare la salute della mamma e del piccolo.
Per prima cosa, è opportuna una buona consulenza specialistica con un ginecologo che raccoglierà l’anamnesi della donna e i suoi stili di vita. C’è da dire che un’alimentazione squilibrata, una scarsa attività fisica e lo stress non giovano al delicato equilibrio ormonale necessario all’ovulazione prima e al concepimento dopo. «Per un’attività di pre-abilitazione, preparazione alla gravidanza, è importante esaminare le condizioni generali della donna – precisa Maneschi – età ed eventuali patologie concomitanti. Una donna di 40 anni che ha avuto qualche problema durante la sua vita deve essere valutata più a fondo che una ragazza di venti con un’alimentazione sana, una vita attiva e un peso corporeo adeguato».
«È fondamentale – prosegue l’esperto – conoscere lo stato vaccinale della donna. In particolare, sapere se hanno avuto da bambine la rosolia, il morbillo, la parotite, la varicella o sono state vaccinate. Prendere queste infezioni, come la varicella ad esempio, durante i nove mesi di gestazione è un problema serio». In particolare, la toxoplasmosi e la rosolia sono molto pericolose per il feto: possono causare malformazioni fisiche e ritardo mentale. «Rosolia e morbillo, se non si è vaccinate – aggiunge Maneschi – si fanno prima della gravidanza». La toxoplasmosi è tendenzialmente asintomatica quindi è possibile che sia stata contratta senza saperlo. Al contrario, la futura mamma dovrà applicare alcune accortezze alimentari:
«In gravidanza – prosegue Maneschi – si fa il vaccino contro la pertosse. Si effettua nel terzo trimestre perché in questo modo la mamma produce, anche se vaccinata, una maggiore quantità di anticorpi nell’ultima fase della gravidanza che vengono trasmessi al bimbo con l’allattamento e lo proteggono nei primi mesi di vita. Prima che il bambino sviluppi la sua risposta anticorpale c’è una fase in cui è scoperto. Per questo, si vaccina la mamma a partire dalla 30-32 settimana in modo da arrivare al parto con una buona protezione anticorpale. Si tratta di un vaccino trivalente: tetano, difterite e pertosse» spiega il medico.
Tra gli esami che dovrebbero essere effettuati prima della gravidanza troviamo il TORCH. Si tratta di un test del primo trimestre di gravidanza impiegato per lo screening di alcune infezioni materno-fetali che possono portare, appunto, lo sviluppo di difetti congeniti nel nascituro. Il pannello TORCH è composto dai seguenti esami: Toxoplasmosi, Rosolia, Citomegalovirus e virus dell’Herpes simplex.
La Toxoplasmosi è un’infezione parassitaria che può essere trasmessa dalla madre al figlio attraverso la placenta. La Rosolia, se contratta precocemente durante la gravidanza, può causare patologie cardiache, ritardo della crescita, perdita dell’udito, problemi di vista nel bambino. Il Citomegalovirus (CMV) si può trasmettere dalla mamma al nascituro durante il parto o con il latte materno e provocare perdita dell’udito, ritardo mentale, polmonite, epatite. Il virus dell’Herpes simplex (HSV) è una infezione virale comune che i neonati contraggono durante il parto e che deve essere trattata prima possibile.
Se si sta pianificando una gravidanza, è consigliabile eseguire alcuni esami di routine. «Suggerisco emocromo completo, urine, glicemia, funzionalità renale ed epatica, controllo della pressione arteriosa ed elettrocardiogramma. Tutti gli esami vanno prescritti in base all’età e al soggetto che ci troviamo di fronte – evidenzia il ginecologo – . Inoltre, conoscere il gruppo sanguigno ci permette di accertare la compatibilità tra madre e padre e condurre un’assistenza adeguata sulle caratteristiche del Fattore RH».
Se la donna è in sovrappeso o fuma, è importante adeguare l’alimentazione, smettere di fumare e sospendere l’assunzione di alcol. L’acido folico – continua l’esperto – va iniziato prima del concepimento. È chiaro che non è facile stabilire quando ci sarà, ma è essenziale iniziare anche due o tre mesi prima della gravidanza, non è pericoloso, e va assunto per tutto il primo trimestre. Se la donna ha delle carenze che emergono dalle analisi del sangue il medico può prescrivere subito gli integratori ma diventano importanti nel secondo e terzo trimestre di gravidanza quando le esigenze nutrizionali e di vitamine del feto crescono. Il ferro, ad esempio, è uno dei composti che spesso si integra, di solito dal secondo trimestre in poi. Il consumo di ferro aumenta con il crescere del bambino ma se una donna è anemica già all’inizio della gravidanza l’integrazione va fatta subito».
«La curva glicemica si fa a partire dalla 24ma settimana, in quasi tutte le donne. Esistono dei fattori di identificazione del rischio in alcune gestanti per cui consigliamo il test a 18 settimane» aggiunge Maneschi.
Le evidenze scientifiche suggeriscono di fare il vaccino in gravidanza dopo il primo trimestre. «Non perché ci siano evidenze che faccia male – sottolinea lo specialista – ma perché non ci sono evidenze del contrario, per scrupolo. Per quanto riguarda gli effetti avversi, sono quelli che conosciamo: non sono influenzati dallo stato ormonale. C’è questo pensiero diffuso, ma errato. Se la terza dose si fa fuori dalla gravidanza, non c’è nessun motivo per attendere il concepimento. Non lo impedisce, il booster di vaccino si può fare nel mese in cui si concepisce» conclude il direttore.
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