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Nel 2016 l’Unità operativa di cardiochirurgia dell’Ospedale Bambino Gesù ha effettuato interventi su 584 pazienti. Di quale tipo? Quali sono i progetti a cui sta lavorando? E gli sviluppi più promettenti? Ne abbiamo parlato con il responsabile Adriano Carotti, Responsabile dell’Unità di Cardiochirurgia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Quali sono gli interventi chirurgici che vengono eseguiti più […]
Nel 2016 l’Unità operativa di cardiochirurgia dell’Ospedale Bambino Gesù ha effettuato interventi su 584 pazienti. Di quale tipo? Quali sono i progetti a cui sta lavorando? E gli sviluppi più promettenti? Ne abbiamo parlato con il responsabile Adriano Carotti, Responsabile dell’Unità di Cardiochirurgia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
Quali sono gli interventi chirurgici che vengono eseguiti più di frequente nella sua unità operativa?
Ci occupiamo di tutte le cardiopatie congenite, dalle più semplici alle più complesse. Nel 2016 sono stati operati da noi 584 pazienti, da pochi giorni di vita fino a 18 anni ma anche oltre, perché continuiamo a seguire alcuni pazienti anche da giovani adulti. L’ospedale in particolare, è centro di riferimento internazionale per il trattamento della tetralogia di Fallot, con atresia polmonare e collaterali sistemico-polmonari multipli. E’ una malattia che trattiamo dal 1994 con una tecnica innovativa. In questi anni abbiamo accumulato un’esperienza notevole, con più di 150 casi, nonostante si tratti di una patologia relativamente rara. Questo dato ci colloca al secondo o terzo posto nel mondo. La casistica maggiore, con 465 pazienti trattati, la vanta il Lucile Packard Children’s Hospital di Stanford, in California, con cui ci sono rapporti di stima e collaborazione tanto che sono alcuni loro medici ad aver segnalato, almeno in passato, ai pazienti europei di rivolgersi a noi. Negli ultimi tempi, anche grazie al passa parola dei social media, stanno arrivando molti pazienti dalla Polonia che non trovano né in patria né nella più vicina Germania una risposta al loro problema. Collaboriamo, inoltre, con altri dipartimenti del Bambino Gesù nell’ambito di specifici programmi.
Può indicarne qualcuno?
In collaborazione con il laringotracheal team, un team multidisciplinare guidato dal dottor Sergio Bottero, responsabile della struttura complessa di chirurgia delle vie aree, ci occupiamo della chirurgia ricostruttiva della trachea intratoracica nei casi di stenosi congenita per ipoplasia diffusa, cioè di mancato sviluppo dell’organo. E’ un’altra patologia rispetto alla quale abbiamo da alcuni anni dei risultati eccellenti. Intervenire sulla parte intratoracica della trachea richiede di fermare l’attività dei polmoni. Attiviamo perciò la circolazione extracorporea e mettiamo i polmoni a riposo, mentre lavoriamo sulla via aerea in maniera conservativa nel senso che non utilizziamo materiali estranei. Lavoriamo prevalentemente tagliando a metà la trachea e facendo scorrere i monconi: si chiama slide tracheoplasty.
Cosa può dirci del programma di collaborazione in materia di chirurgia delle aritmie?
La chirurgia delle aritmie costituisce una Unità operativa semplice afferente alla Cardiochirurgia diretta dalla dottoressa Sonia Albanese che interagisce in stretto rapporto con l’Aritmologia di Roma e Palidoro, di cui è responsabile il dottor Fabrizio Drago. Il programma è iniziato con l’estrazione con metodica laser degli elettrocateteri – sono i cateteri di pacemaker o di defibrillatori impiantabili – posizionati precedentemente per via transvenosa, che devono lasciare il posto a nuovi dispositivi. L’estrazione dei cateteri comporta dei rischi perché la possibilità di danneggiare le strutture venose è molto elevata. E’ importante, quando si fa un’attività di questo genere, creare un “paracadute” il più ampio possibile per prevenire e trattare con la massima sicurezza ogni possibile complicanza in modo da evitare danni. Non ci sono programmi pediatrici specifici di questo tipo di attività in Italia e stiamo sviluppando un protocollo ad hoc proprio qui al Bambino Gesù. Ci assiste in questo passaggio il “guru” dell’estrazione con ultrasuoni, il professor Charles Kennergren di Goteborg. Il cardiochirurgo svedese ha sviluppato una tecnica applicata pressoché esclusivamente agli adulti ed è interessatissimo al nostro lavoro. I programmi pediatrici, in genere, sono quelli che emozionano di più, perché sono i più complessi in assoluto.
Ci sono altri programmi innovativi sui quali state lavorando?
Il 17 marzo 2018 ospiteremo un workshop internazionale in merito alla ricostruzione dei tre lembi della valvola aortica, tecnica innovativa che si pone in alternativa alla sostituzione della stessa con una protesi. Anche in questo caso la tecnica è stata già messa a punto per l’età adulta, mentre in età pediatrica noi del Bambino Gesù siamo tra i primi 3 o 4 centri ad averla applicata a livello mondiale. Fino ad oggi abbiamo applicato la tecnica ad 8 pazienti con buoni risultati, ma aspettiamo ancora dati di follow-up sufficienti per poter dire che sia una tecnica preferibile rispetto a chirurgie più tradizionali. L’obiettivo del workshop è proprio quello di permettere il confronto tra le realtà ospedaliere europee ed asiatiche che hanno intrapreso la medesima strada. Interverrà lo stesso inventore della tecnica, il cardiochirurgo giapponese Shigeyuki Ozaki che ha già trattato in questo modo più di 1000 pazienti.
Quali sono le prospettive di questa tecnica?
Il problema fondamentale del paziente pediatrico è la sua crescita. Ogni protesi che si installa nel bambino piccolo non cresce con lui e quindi dovrà essere sostituita. In più, una protesi in posizione aortica, mi riferisco in maniera specifica alla protesi meccanica, ha bisogno di farmaci che rendano il sangue più liquido, cioè anticoagulanti che oltre ad avere influenza sulla qualità della vita, possono comportare rischi di emorragia o di trombosi. E’ evidente che la messa a punto di una procedura chirurgica che eviti al bambino l’impianto di una valvola e l’assunzione di farmaci in attesa di diventare un giovane adulto in grado di accogliere eventualmente una protesi di dimensioni definitive, è una prospettiva di grande interesse per migliorarne la qualità di vita e di crescita.
Qual è il valore specifico del Bambino Gesù nel trattamento delle cardiopatie congenite?
Gli interventi chirurgici che possiamo definire “di routine” sono eseguiti a un buon livello ormai un po’ dappertutto. Ciò che contraddistingue il Bambino Gesù è la capacità di affrontare patologie complesse, grazie all’esperienza affinata, alla ricerca e alla possibilità di lavorare in team, che ne fanno un punto di riferimento mondiale per l’altissima complessità. Un’eccellenza che trova riscontro anche nelle testimonianze di stima e di affetto delle famiglie dei pazienti che non mancano di esprimere la propria riconoscenza pure a distanza di anni. Ricevo decine e decine di mail e lettere con espressioni molto affettuose. La specializzazione in campi che altri non possono affrontare è la chiave del futuro di questo ospedale.
FONTE: www.ospedalebambinogesu.it