Salute, benessere e prevenzione
i consigli quotidiani per vivere meglio.
Bambini che vogliono giocare con le bambole e vestirsi da femmina, bambine che scelgono invece abiti e attività tipiche dei maschi. Atteggiamenti che possono disorientare e spaventare i genitori, spingendoli a chiedersi come comportarsi, se può trattarsi solo di una fase passeggera, e quando è il caso di rivolgersi a un medico. Per fare un […]
Bambini che vogliono giocare con le bambole e vestirsi da femmina, bambine che scelgono invece abiti e attività tipiche dei maschi. Atteggiamenti che possono disorientare e spaventare i genitori, spingendoli a chiedersi come comportarsi, se può trattarsi solo di una fase passeggera, e quando è il caso di rivolgersi a un medico.
Per fare un po’ di chiarezza e offrire gli strumenti utili ad affrontare queste situazioni, il provider ECM 2506 Sanità in-Formazione e il professor Vincenzo Toscano, Presidente dell’Associazione Medici Endocrinologi (AME), in collaborazione con Consulcesi Club, lanciano una guida attraverso il corso ECM FAD (Formazione a Distanza) dal titolo “Linee guida sulla disforia di genere”.
Ma che cos’è la disforia di genere? Secondo i criteri diagnostici del DSM-V, la disforia di genere, ovvero una marcata incongruenza tra il genere esperito/espresso da un individuo e il genere assegnato, della durata di almeno 6 mesi, si manifesta nel bambino attraverso almeno 6 dei seguenti criteri (di cui uno deve essere necessariamente il criterio 1):
La condizione è associata a sofferenza clinicamente significativa o a compromissione del funzionamento in ambito sociale, scolastico o in altre aree importanti.
Può trattarsi di una fase passeggera? Si parla di varianza di genere quando l’identità di genere o il ruolo di genere di un individuo si differenzia dalle norme culturali comuni per una persona di un determinato sesso. Non deve quindi essere diagnosticato come “disforia di genere” il comportamento di quei bambini che semplicemente non si adattano allo stereotipo culturale di mascolinità o femminilità. Per molti bambini l’esperienza di una varianza di genere è un’esperienza transitoria e con la pubertà la maggior parte di loro svilupperà la percezione di appartenere al genere assegnato alla nascita.
Cosa succede in pubertà? Anche nel caso di bambini con disforia di genere, nella maggior parte dei casi (tra l’80 e il 90%) questa condizione non persisterà con l’insorgere della pubertà e non avrà conseguenze sull’esperienza di genere futura (la letteratura scientifica classifica questi soggetti come “desisters”). Nei restanti casi (i cosiddetti “persisters”) la pubertà può essere un momento complicato: la comparsa dei caratteri sessuali secondari, unita alle esperienze di innamoramento e attrazione, può aumentare il livello di sofferenza.
Quando è il caso di rivolgersi al medico? Pediatri e medici di famiglia svolgono un ruolo fondamentale nell’instaurare un dialogo costruttivo, evitando che i genitori puniscano i bambini o tentino di instillare in loro sentimenti di vergogna al solo fine di modificarne i comportamenti. Non considerare la varianza e la disforia di genere come disturbi è indispensabile in età infantile, senza sottovalutare, però, espressioni di malessere che possono insorgere. Molti centri specializzati e professionisti qualificati in Italia offrono la loro competenza e un team multi-disciplinare per accogliere i bambini e le loro famiglie che manifestino un disagio intenso, attraverso un percorso che preveda un indispensabile sostegno ai genitori e un lavoro che accompagni nel tempo il bambino/bambina nell’esplorazione della propria identità e percezione di sé.