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Guglielmi (endocrinologo): «La tiroidite autoimmune è la patologia tiroidea non congenita più comune tra i bambini. L’ipotiroidismo congenito è una malattia metabolica scatenata da una grave carenza di ormone tiroideo nei neonati»
Tiroidite autoimmune e ipotiroidismo congenito sono le due principali patologie che possono colpire i bambini, sin dalla nascita. In un’intervista a Sanità Informazione Rino Guglielmi, direttore di Endocrinologia all’ospedale Regina Apostolorum di Albano Laziale (Roma) spiega come diagnosticarle e trattarle in modo efficace e tempestivo.
La tiroidite autoimmune è la patologia tiroidea non congenita più comune tra i bambini: «Ne soffre il 2-3% dei soggetti in età scolare, con un’incidenza maggiore tra le bambine – spiega Guglielmi -. È piuttosto rara, invece, tra i bambini che non hanno ancora compiuto sei anni. A provocare la malattia sono anticorpi e linfociti che diretti contro la tiroide la infiammano. La causa che induce alla produzione di questi anticorpi e di linfociti è tuttora sconosciuta, anche se esiste una predisposizione familiare». La produzione di autoanticorpi diretti contro le cellule tiroidee può anche essere associata ad altre malattie autoimmunitarie, relativamente comuni nell’età pediatrica, come artrite reumatoide, Lupus Eritematoso Sistemico, vitiligo, diabete di tipo I, malattia celiaca.
Nelle prime fasi della malattia, che può anche presentarsi senza alcun sintomo e per questo essere difficile da scoprire e valutare, può verificarsi un’iperfunzione transitoria. «A questo ipertiroidismo, a differenza della tiroidite autoimmune, invece, è possibile associare la comparsa di alcuni sintomi specifici, come dimagrimento, tremori, battito cardiaco accelerato e notti insonni», sottolinea l’endocrinologo.
L’ipotiroidismo congenito, così come si evince dal termine “congenito”, è una condizione presente fin dalla nascita. «È una malattia metabolica scatenata da una grave carenza di ormone tiroideo nei neonati, causato da un problema della ghiandola dello stesso bambino o ad un’insufficienza di iodio della madre durante la gravidanza – spiega Guglielmi -. La carenza di ormoni tiroidei compromette la funzionalità di tutti gli organi e i sistemi del corpo umano, ma i danni più gravi sono a carico del sistema nervoso centrale, tanto che l’ipotiroidismo congenito rappresenta la causa più comune di ritardo mentale prevenibile». È definitivo “prevenibile” perché un’adeguata terapia ormonale sostitutiva, somministrata sin dalle prime settimane di vita, è in grado di prevenire questi danni al sistema nervoso centrale».
Fortunatamente l’ipotiroidismo congenito in Italia, come in molti altri Paese ad elevato standard sociosanitario, viene diagnosticato attraverso lo screening tiroideo eseguito a tutti i bambini nei primissimi giorni di vita.«Al secondo giorno dalla nascita, attraverso il prelievo di una goccia di sangue dal tallone, il neonato viene sottoposto al dosaggio di tiroxina (T4) e di ormone stimolante (TSH). Secondo le stime, la malattia colpisce 1 neonato su 1400-2000 nati vivi, con un rischio triplicato tra i gemelli. Dall’introduzione dello screening neonatale in Italia i bambini affetti da ipotiroidismo congenito sono dunque tempestivamente individuati e precocemente trattati evitando danni che, altrimenti, risulterebbero irreversibili».
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