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Quando fare la prima visita ortottica? «Entro il primo anno di vita, insieme alla visita oculistica», consiglia Marco Montes, ortottista, vice presidente AIOrAO, l’Associazione Italiana Ortottisti Assistenti in Oftalmologia. «In alcuni casi è possibile anche anticiparla – continua l’esperto -, soprattutto se si notano alcuni segni particolari nel neonato, come un occhio deviato sin dalla […]
Quando fare la prima visita ortottica? «Entro il primo anno di vita, insieme alla visita oculistica», consiglia Marco Montes, ortottista, vice presidente AIOrAO, l’Associazione Italiana Ortottisti Assistenti in Oftalmologia. «In alcuni casi è possibile anche anticiparla – continua l’esperto -, soprattutto se si notano alcuni segni particolari nel neonato, come un occhio deviato sin dalla nascita. Tuttavia, a volte è possibile che un disturbo oculo-motorio transitorio del neonato sia confuso con una deviazione fisiologica. In caso di dubbio, consultare sempre uno specialista che chiarirà la situazione».
«Dopo la prima visita, in assenza di patologie – dice l’ortottista – il secondo controllo può essere effettuato intorno ai tre anni di vita. Un terzo al compimento dei cinque anni. Diversamente, ai bambini che presenteranno delle problematiche nel corso della prima visita saranno consigliati controlli molto più frequenti, da calendarizzare a seconda del disturbo e della sua gravità».
«L’ambliopia, ovvero l’occhio pigro – aggiunge Montes – è la diagnosi più comune tra i piccoli pazienti. Può essere determinata da diverse cause, sia di natura refrattiva, che da una deviazione strabica anche di piccola entità e quindi non diagnosticata».
«Per le tipologie più severe, quelle dovute a cause organiche o a cause deprivazionali come l’ambliopia da cataratta congenita, è molto più difficile ottenere una guarigione completa. L’importante – commenta l’esperto – è raggiungere il massimo risultato possibile che, dunque, non sempre equivale alla eliminazione del difetto, inteso come recupero totale del visus».
«Viene effettuata sempre con una valutazione approfondita sia degli aspetti motori che percettivi del bambino, valutazione che è possibile fare indipendentemente dalla capacità di collaborazione del piccolo. È importante – dice Montes – che la diagnosi definitiva venga effettuata dal medico oculista: l’ortottista si occupa solo della diagnosi strumentale, quella medica è di competenza esclusiva dell’oculista».
«È la correzione della causa che l’ha prodotta – spiega l’ortottista -. Se si tratta di un’ambliopia di natura refrattiva il bambino dovrà mettere gli occhiali e potrebbe essere sufficiente la correzione ad uso permanente. In altre situazioni, invece, potrà essere opportuno effettuare un bendaggio e le ore di bendaggio giornaliere dovranno essere stabilite in relazione alla diversità di visione tra i due occhi o alla ragione dalla quale è scaturito il disturbo».