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Mutamento del carattere, scarsa concentrazione, irritabilità, iperattività e sonnolenza durante la giornata. Ecco alcuni dei campanelli di allarme dell’Osas pediatrica, descritti dallo pneumologo Domenico Toraldo. La Sindrome delle Apnee ostruttive del Sonno (dall’inglese Osas – Obstructive Sleep Apnea Syndrome) può colpire fin dalla tenera età. Domenico Toraldo, pneumologo, dirigente di I livello dell’Asl di Lecce, offre una […]
Mutamento del carattere, scarsa concentrazione, irritabilità, iperattività e sonnolenza durante la giornata. Ecco alcuni dei campanelli di allarme dell’Osas pediatrica, descritti dallo pneumologo Domenico Toraldo.
La Sindrome delle Apnee ostruttive del Sonno (dall’inglese Osas – Obstructive Sleep Apnea Syndrome) può colpire fin dalla tenera età. Domenico Toraldo, pneumologo, dirigente di I livello dell’Asl di Lecce, offre una panoramica a 360 gradi della patologia, dalla diffusione alla diagnosi, fino alla cura.
Dottor Toraldo, l’Osas può colpire anche bambini e adolescenti e in che percentuale?
«L’incidenza è tra il 4 e il 6% della popolazione pediatrica, con maggiore incidenza fra gli obesi».
Quali sono i campanelli che possono “mettere in allarme” un genitore?
«La mamma di un bambino affetto da Osas, di solito, è già preoccupata da tempo perché suo figlio russa tutte le notti. Va precisato, però, che il russamento può essere un fatto normale se si manifesta quando il piccolo è molto stanco o dopo una giornata particolarmente intensa. Quando il bimbo, invece, russa in maniera regolare da almeno sei mesi, allora può essere definito un “russatore”».
Questo sintomo, il russamento persistente, è sufficiente per ipotizzare un disturbo da Osas?
«No. Mutamento del carattere, scarsa concentrazione, irritabilità, iperattività e spesso sonnolenza durante la giornata – sintomi che inducono un bambino ad avere un atteggiamento sbagliato nei confronti dei suoi coetanei – sono condizioni che, associate al russamento persistente, possono far pensare ad una sindrome di questo tipo, insieme ad un altro importante pilastro che è l’ipertrofia adenotonsillare».
E allora, che fare di fronte a queste evidenze?
«Bisogna parlarne con il pediatra, descrivendogli l’eventuale presenza dei sintomi citati. Sarà il medico a valutare se sottoporre il bambino a degli accertamenti specifici».
È una sindrome facilmente diagnosticabile?
«Si, utilizzando il monitoraggio cardio-respiratorio, un apparecchio posizionato sul torace durante la notte o durante il riposo pomeridiano. Di solito è un accertamento che si effettua direttamente a casa del piccolo paziente».