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Che cos’è la sindrome di Asperger «La sindrome di Asperger è un disturbo dello sviluppo che rientra tra quelli dello spettro autistico. Chi ne è affetto non ha ritardi nell’apprendimento del linguaggio, che normalmente si sviluppa tra i due e i tre anni, come accade in molte forme di autismo, ma presenta delle difficoltà nella […]
«La sindrome di Asperger è un disturbo dello sviluppo che rientra tra quelli dello spettro autistico. Chi ne è affetto non ha ritardi nell’apprendimento del linguaggio, che normalmente si sviluppa tra i due e i tre anni, come accade in molte forme di autismo, ma presenta delle difficoltà nella comunicazione non verbale e nell’interazione sociale». È Raffaella Faggioli, psicologa e psicoterapeuta dell’azienda ospedaliera Santi Paolo e Carlo di Milano, a descrivere le differenze tra la sindrome di Asperger e le altre forme di autismo.
«I bambini con sindrome di Asperger – continua Faggioli – preferiscono giochi concreti come incastri e costruzioni che, generalmente, si utilizzano in solitudine. Non scelgono mai il gioco del “far finta” spontaneo, non amano prendere dei personaggi ed impersonare una scena, a meno che non siano incitati da genitori o insegnanti».
«Sono spesso troppo autonomi, abili – dice la psicoterapeuta -. Preferiscono fare tutto da soli, perché non sentono il gusto o il piacere della condivisione. Hanno comportamenti stereotipati e ripetitivi, difficoltà sensoriali, un’eccessiva iperselettività alimentare, un udito particolarmente sviluppato, provano fastidio per il contatto fisico anche con etichette o cuciture di vestiti e calze. Parlano molto bene, utilizzando anche vocaboli ricercati, ma poi fanno fatica a costruire una frase completa un po’ più complessa, ad esempio utilizzando doppie negative».
«I sintomi si manifestano spesso molto presto, anche se non sono sempre facili da individuare. Quando i bambini parlano e sono intelligenti i sintomi in età precoce possono essere confusi con altri atteggiamenti e – aggiunge Faggioli – non di rado i genitori non riescono ad inquadrare immediatamente le loro difficoltà. Nei primi anni di vita i sintomi della sindrome di Asperger possono essere confusi con le caratteristiche tipiche dei bambini oppositivi o con problemi comportamentali».
«I bambini che presentano questi sintomi – sottolinea l’esperta – andrebbero osservati con attenzione, anche nel contesto scolastico, da uno psicologo clinico e un neuropsichiatra esperti di autismo. Gli interventi precoci non sono risolutivi dell’autismo ma possono aiutare i bambini e i ragazzi a compensare le difficoltà ed arrivare preparati ad affrontare quei momenti della vita in cui le sfide si fanno più importanti, come l’adolescenza o l’età adulta, periodi in cui ci si aspetta un’autonomia maggiore, ma spesso difficile da ottenere soprattutto nelle relazioni sociali. Di conseguenza prima si farà una diagnosi, più precoce sarà l’intervento e maggiore sarà la possibilità di mettere in atto dei sistemi di compensazione e di aiuto che permetteranno ai bambini di autoregolarsi, di crescere e – conclude – diventare persone più autonome, indipendenti e consapevoli».
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