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Tre milioni di persone sono affette da acufene in Italia, circa 600mila ne soffrono in forma severa. Nel mondo numeri in aumento
Oltre tre milioni di persone in Italia convivono con il tinnito o acufene, il cosiddetto ronzio alle orecchie. Si tratta di suoni fantasma associati a una progressiva perdita dell’udito, che se persistenti e acuti possono arrivare a limitare le normali attività quotidiane, fino a causare insonnia, ansia e depressione. “L’acufene nel mondo, secondo i più recenti studi epidemiologici, è sicuramente in aumento – spiega Alessandra Fioretti, specialista in otorinolaringoiatria, audiologia e foniatria, intervenuta al primo Wsa Summit -. Tra i tre milioni di persone che ne sono affetti in Italia, circa 600mila ne soffrono in forma severa. È necessario rivolgersi inizialmente al medico di base e, successivamente, ad uno specialista che effettuerà una otoscopia e l’esame audiometrico. Si tratta, poi, di distinguere se ci troviamo di fronte ad un acufene semplice o complesso che necessita di un approccio multidisciplinare”, aggiunge la specialista.
“Secondo le linee guida internazionali, la terapia cognitivo-comportamentale è ancora il gold standard per l’acufene cronico. In caso di ipoacusia è indicato l’utilizzo degli apparecchi acustici, ma laddove non è possibile, per via della gravità, si suggerisce l’impianto cocleare”, spiega Fioretti. Anche i programmi di mindflulness rientrano tra le terapie suggerite: “La pratica costante di mindfulness va ad agire proprio sull’infiammazione sistemica – spiega la psichiatra, counselor e insegnante certificato di mindfulness self compassion, Rosa Bruni -. L’allenamento della consapevolezza è un allenamento dell’attenzione e della concentrazione, che può cambiare in positivo la percezione del sintomo e quindi abbassare il livello di stress”. È proprio il suono il protagonista dell’approccio Widex Zen Therapy (WZT), un protocollo completo, teorizzato da Robert Sweetow del dipartimento di otolaringoiatria dell’Università della California, basato su counseling, amplificazione, strategie di relax e toni frattali, per aiutare a correggere pensieri e comportamenti disadattivi legati all’acufene con l’uso di suoni ambientali o amplificati da apparecchi acustici. L’idea è quella di favorire il relax, minimizzando il contrasto tra l’acufene e l’ambiente sonoro circostante.
Aldo Messina, responsabile del Centro otoneurologico ‘Regina Margherita’ di Palermo, infatti, suggerisce di “spostare l’attenzione, cambiare ordine di priorità alle percezioni e ridurre la componente emozionale” per gestire il tinnitus. Curare l’acufene, nel senso di eliminare questo suono dal nostro organismo non è possibile, perché, ad oggi, non ne conosciamo le cause esatte. “Sappiamo per certo che anche sezionando chirurgicamente il nervo auditivo, l’acufene persiste – spiega lo specialista -. Quello che possiamo fare è ridurre la componente emozionale di questo suono, cioè trasformarlo in uno dei tanti suoni della nostra vita. Non è importante il suono, ma la componente emozionale che esso trasmette. Se io sto leggendo un libro – continua- e nell’altra stanza ci sono dei familiari che stanno discutendo come abbattere il muro della mia camera, probabilmente io smetto e tendo l’orecchio verso i miei familiari. Se invece sto leggendo lo stesso libro e ascolto Beethoven, probabilmente non ci faccio neanche caso e continuo a leggere. Purtroppo l’acufene si accompagna ad una componente emozionale negativa di cose irrisolvibili, di cose che non ti fanno dormire, che portano alla depressione. Ecco – conclude Messina -, noi dobbiamo trasformare, con terapie riabilitative che sono oramai all’ordine del giorno, questo suono in uno dei tanti suoni della nostra vita e cambiare l’ordine di priorità che noi diamo ai nostri processi attentivi”.
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