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Poco conosciuta ma molto invalidante: tutte le risposte dell’esperto sull’endometriosi
Pochi sanno che la bionda più famosa della storia, all’attrice Marilyn Monroe, era affetta da endometriosi, una patologia che causa la crescita anomala dell’endometrio fuori dall’utero e uno stato infiammatorio cronico sia a carico dell’apparato genitale sia di organi circostanti (vescica e intestino), manifestandosi con intensi dolori soprattutto in fase mestruale. Negli anni ’50 del Novecento, rappresentava una sentenza certa di infertilità: quello della maternità mancata fu per Marilyn Monroe un tarlo che la perseguitò tutta la vita. Oggi, si stima che il 30% di pazienti affette da endometriosi non riesca ad ottenere una gravidanza. Ne abbiamo parlato con il Presidente della Fondazione Italiana Endometriosi (FIE), il Professor Pietro Giulio Signorile medico chirurgo, specialista in Ostetricia e Ginecologia che vanta una ventennale esperienza nel campo dell’endometriosi.
«L’endometrio è il tessuto che si trova all’interno della cavità uterina; può essere più o meno spesso o sottile perché è legato alla stimolazione degli ormoni – spiega a Sanità Informazione il presidente Signorile -. L’endometriosi è la presenza del tessuto che normalmente riveste la cavità dell’utero fuori dalla sua sede naturale, spesso nelle pelvi o in altri tessuti del corpo femminile». Quando il tessuto si deposita sulle pareti esterne della vescica, dell’intestino o degli altri organi non genitali che si trovano all’intero dell’addome si parla, ad esempio, di endometriosi intestinale – specifica il professore -. Si stimano in Italia «tre milioni di pazienti e 200milioni nei paesi industrializzati – prosegue – siamo intorno al 10% della popolazione femminile ma se consideriamo solo la fase attiva della malattia, cioè quella di attività delle ovaie femminili, arriviamo al 30% delle donne in età fertile, dai 12 fino ai 45 anni».
«L’endometriosi è una patologia tra le più invalidanti – continua il professore – perché determina una forte infiammazione nelle zone interessate e intensi dolori cronici che provocano problematiche lavorative e sociali». Gli altri sintomi tipici della malattia sono:
«Attualmente – spiega l’esperto – il protocollo diagnostico prevede alcuni esami non invasivi come le esplorazioni vaginali e rettali e alcuni specifici esami del sangue che anche se non hanno una grandissima specificità e sensibilità permettono una diagnosi in caso di positività. La Fondazione Italiana Endometriosi – evidenzia il professor Signorile – ha brevettato un test che è in fase di industrializzazione che si basa sull’analisi della saliva dei pazienti per individuare la malattia che soffre, oggi, di un ritardo diagnostico di ben otto anni».
Per riuscire a diagnosticare l’endometriosi, infatti, sono necessari vari esami; se non si va in un centro specializzato i sintomi rischiano di essere confusi con altri disturbi con sintomi analoghi. Ecco quali sono gli esami suggeriti:
La Fondazione Italiana Endometriosi ha creato un rapido test online che non svolge assolutamente la funzione di diagnosi ma che può far accendere i primi campanelli d’allarme e capire se sia il caso di recarsi da un professionista o un centro specializzato.
«L’endometriosi può determinare infertilità occlusioni intestinali e interventi chirurgici d’urgenza a causa dei forti dolori non gestibili dalle pazienti – conclude il professore -. Più è precoce la diagnosi della malattia maggiore è la possibilità di intervenire in modo rapido ed efficace». Le cure dell’endometriosi pelvica mirano alla completa eliminazione di tutti i focolai presenti, possibilmente conservando il più possibile le strutture genitali interne, cioè l’utero, le salpingi o tube, le ovaie. La laparoscopia è la terapia chirurgica con minore trauma e dolore alla donna per la cura di questa malattia e può essere praticata più volte per permettere di estirpare in maniera completa l’endometriosi.
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