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Malattie e terapie 19 Gennaio 2021

Endometriosi: tutto quello che c’è da sapere

Poco conosciuta ma molto invalidante: tutte le risposte dell’esperto sull’endometriosi

Pochi sanno che la bionda più famosa della storia, all’attrice Marilyn Monroe, era affetta da endometriosi, una patologia che causa la crescita anomala dell’endometrio fuori dall’utero e uno stato infiammatorio cronico sia a carico dell’apparato genitale sia di organi circostanti (vescica e intestino), manifestandosi con intensi dolori soprattutto in fase mestruale. Negli anni ’50 del Novecento, rappresentava una sentenza certa di infertilità: quello della maternità mancata fu per Marilyn Monroe un tarlo che la perseguitò tutta la vita. Oggi, si stima che il 30% di pazienti affette da endometriosi non riesca ad ottenere una gravidanza. Ne abbiamo parlato con il Presidente della Fondazione Italiana Endometriosi (FIE), il Professor Pietro Giulio Signorile medico chirurgo, specialista in Ostetricia e Ginecologia che vanta una ventennale esperienza nel campo dell’endometriosi.

Endometriosi: tutto quello che c'è da sapere

Cos’è l’endometriosi?

«L’endometrio è il tessuto che si trova all’interno della cavità uterina; può essere più o meno spesso o sottile perché è legato alla stimolazione degli ormoni – spiega a Sanità Informazione il presidente Signorile -. L’endometriosi è la presenza del tessuto che normalmente riveste la cavità dell’utero fuori dalla sua sede naturale, spesso nelle pelvi o in altri tessuti del corpo femminile». Quando il tessuto si deposita sulle pareti esterne della vescica, dell’intestino o degli altri organi non genitali che si trovano all’intero dell’addome si parla, ad esempio, di endometriosi intestinale – specifica il professore -. Si stimano in Italia «tre milioni di pazienti e 200milioni nei paesi industrializzati – prosegue – siamo intorno al 10% della popolazione femminile ma se consideriamo solo la fase attiva della malattia, cioè quella di attività delle ovaie femminili, arriviamo al 30% delle donne in età fertile, dai 12 fino ai 45 anni».

Sintomi e primi campanelli d’allarme: attenzione al dolore

«L’endometriosi è una patologia tra le più invalidanti – continua il professore – perché determina una forte infiammazione nelle zone interessate e intensi dolori cronici che provocano problematiche lavorative e sociali». Gli altri sintomi tipici della malattia sono:

  • Ciclo abbondante, irregolare e doloroso
  • Forti dolori mestruali e durante l’ovulazione
  • Dolori addominali e pelvici
  • Disturbi intestinali ricorrenti
  • Difficoltà urinarie (cistiti frequenti e dolori durante la minzione)
  • Dolore durante i rapporti sessuali
  • Stanchezza fisica cronica

La diagnosi: gli antigeni Ca 125 e Ca 19.9 e il test salivare

«Attualmente – spiega l’esperto – il protocollo diagnostico prevede alcuni esami non invasivi come le esplorazioni vaginali e rettali e alcuni specifici esami del sangue che anche se non hanno una grandissima specificità e sensibilità permettono una diagnosi in caso di positività. La Fondazione Italiana Endometriosi – evidenzia il professor Signorile – ha brevettato un test che è in fase di industrializzazione che si basa sull’analisi della saliva dei pazienti per individuare la malattia che soffre, oggi, di un ritardo diagnostico di ben otto anni».

Tutti gli esami da fare

Per riuscire a diagnosticare l’endometriosi, infatti, sono necessari vari esami; se non si va in un centro specializzato i sintomi rischiano di essere confusi con altri disturbi con sintomi analoghi. Ecco quali sono gli esami suggeriti:

  • Visite ginecologiche (vaginale e rettale) per valutare se ci sia presenza di endometriosi nella parte bassa delle pelvi.
  • Risonanza magnetica, molto valida per individuare focolai di malattia all’interno delle ovaie)
  • L’ecografia transvaginale e transrettale ha un’elevata accuratezza nella diagnosi di malattia, ma il loro ruolo nella stadiazione della malattia rimane incerto
  • Esami del sangue. La malattia a volte può determinare l’aumento di alcuni antigeni sierici (Ca 125 e Ca 19.9) che possono risultare positivi agli esami ematici di laboratorio. I marcatori positivi indicano la presenza di malattia endometriosica ma i marcatori negativi non danno la certezza che non vi possa essere la malattia in quanto circa il 50% dei pazienti affetti dalla endometriosi risultano negativi ai marcatori sierici.

La Fondazione Italiana Endometriosi ha creato un rapido test online che non svolge assolutamente la funzione di diagnosi ma che può far accendere i primi campanelli d’allarme e capire se sia il caso di recarsi da un professionista o un centro specializzato.

Conseguenze e terapie

«L’endometriosi può determinare infertilità occlusioni intestinali e interventi chirurgici d’urgenza a causa dei forti dolori non gestibili dalle pazienti – conclude il professore -. Più è precoce la diagnosi della malattia maggiore è la possibilità di intervenire in modo rapido ed efficace». Le cure dell’endometriosi pelvica mirano alla completa eliminazione di tutti i focolai presenti, possibilmente conservando il più possibile le strutture genitali interne, cioè l’utero, le salpingi o tube, le ovaie. La laparoscopia è la terapia chirurgica con minore trauma e dolore alla donna per la cura di questa malattia e può essere praticata più volte per permettere di estirpare in maniera completa l’endometriosi.

 

 

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