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Rossore, prurito e bruciore i sintomi principali. Stress, farmaci e difese immunitarie basse tra i fattori scatenanti. Come affrontare il Fuoco di Sant’Antonio
Debolezza e periodi di stress psico-fisico prolungato, eccessiva esposizione ai raggi del sole, malattie debilitanti, terapie farmacologiche. Sono le cause dell’Herpes Zoster, più conosciuto come Fuoco di Sant’Antonio. È una malattia che colpisce 150 mila italiani l’anno; a partire dai cinquant’anni è consigliato vaccinarsi per contrastarla.
L’Herpes Zoster è un’eruzione cutanea molto dolorosa che interessa un solo lato del corpo. Il nome evocativo si riferisce al fatto che in passato chi ne soffriva veniva messo sotto la protezione di Sant’Antonio Abate, fondatore del monachesimo cristiano.
Il colpevole è il Varicella-Zoster-Virus (VZV), lo stesso che determina la varicella nei bambini. Il fuoco di Sant’Antonio può manifestarsi a qualsiasi età, ma di solito attacca adulti e anziani. I pazienti con difese immunitarie basse, che soffrono di malattie del sistema immunitario o sottoposte a chemioterapia per curare il cancro sono più a rischio.
«Il cosiddetto fuoco di Sant’Antonio è una patologia causata dall’espressione cutanea dell’Herpes Varicella Zoster Virus, un virus della famiglia degli Herpes». A spiegarlo il Professor Leonardo Celleno, dermatologo e Presidente di AIDECO (Associazione Italiana Dermatologia e Cosmetologia). «La varicella – prosegue – rappresenta la patologia caratteristica della fase acuta di infezione primaria del virus, mentre il fuoco di Sant’Antonio è la riattivazione del virus dalla sua fase latente».
Dai dati più recenti emerge che circa il 90% degli italiani ha contratto la varicella una volta nella vita, di solito in età pediatrica. Il 10% di loro, sviluppa negli anni successivi una recidiva: il fuoco di Sant’Antonio. Questo accade perché l’Herpes Varicella-Zoster-Virus può nascondersi nel tessuto nervoso e riattivarsi negli anni o restare silente per tutta la vita del paziente.
I sintomi sono molteplici. Si inizia con un’alterazione della sensibilità, fotofobia, cefalea per poi passare a «bruciore, rossore o prurito localizzato nella regione cutanea in cui appariranno le lesioni» precisa il presidente AIDECO -. La zona in cui il fuoco di Sant’Antonio si manifesta più frequentemente è su un solo lato del tronco all’altezza della vita. Il disturbo può presentarsi anche su un lato del viso, intorno all’occhio e sulla fronte» specifica il Professor Celleno. La malattia si riconosce dalle tipiche lesioni vescicolari eritematose e pruriginose. Di solito la zona colpita dall’eritema è di forma allungata e ricoperta da vescicole simili a quelle della varicella. Il paziente avverte un dolore molto forte, lancinante e bruciante a cui si aggiungono mal di testa, febbre, dolori di stomaco e spossatezza. Normalmente, il Fuoco di Sant’Antonio si risolve in 2-4 settimane. «L’eritema vescicolo-sieroso simile a quello della varicella – evidenzia il professore – . Compare nell’arco di una settimana ed il dolore relativo può cambiare da lieve a intenso e durare per un periodo di tempo variabile da settimane a mesi».
«Nei casi più semplici è sufficiente fare ricorso ad antinfiammatori non steroidei o ad antidolorifici specifici di comune prescrizione medica. Nei casi più complessi, che magari interessano regioni quali volto o occhio o che perdurano a lungo nel tempo, è necessario fare ricorso a specialisti nella terapia del dolore che potranno utilizzare farmaci di prescrizione riservata o infiltrazioni e trattamenti medici particolari. Il trattamento risiede nella pronta somministrazione di farmaci a base di molecole ad azione antivirale» sottolinea il professor Celleno.
Se il Fuoco di Sant’Antonio interessa particolari zone del corpo, come il nervo oftalmico, può condurre a problematiche gravi e anche alla cecità. Tra le complicanze della malattia le sovra-infezioni batteriche e la comparsa di lunghe e dolorose nevriti. La persistenza del dolore è definita Nevralgia post-erpetica, un dolore di tipo cronico che colpisce il 10-20% dei pazienti e dura oltre i 90-120 giorni dalla scomparsa del rash cutaneo. Per questo, per le persone immunocompromesse, con particolari patologie e anziane «è utile ricorrere alla vaccinazione specifica preventiva di una malattia che può determinare anche gravi effetti» conclude il presidente AIDECO.
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