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Spesso i sintomi di gastrite e reflusso si sovrappongono. Vediamo quali sono le cause dei due disturbi e i rimedi per alleviare i fastidi che provocano
Gastrite e reflusso gastroesofageo non sono la stessa cosa anche se, spesso, i sintomi si sovrappongono. Abbiamo chiesto alla dottoressa Maria Giovanna Graziani, Direttore UOC di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma, di fare chiarezza. La specialista, nell’intervista al nostro giornale, ha approfondito le cause dei due disturbi, ha spiegato come distinguerli e alleviare i fastidi che provocano.
«I disturbi correlati al mal di stomaco – ha esordito la dottoressa – sono molto generici e possono corrispondere sia alla malattia da reflusso gastroesofageo che alla gastrite. A questo aspetto sintomatologico vago e generico si possono associare vare patologie più o meno importanti».
La gastrite è un’infiammazione multifattoriale della mucosa che riveste la parete interna dello stomaco. È molto comune, può essere acuta o cronica e determinata da vari fattori. Nella maggior parte dei casi non è pericolosa e facilmente curabile.
«Il dolore tipico è allo stomaco – ha precisato la dottoressa Graziani – in sede epigastrica, al centro dell’addome e può essere acuto o cronico. Spesso è associato a distensione addominale: chi mangia velocemente ingurgita molta aria, la pancia si gonfia e si possono avvertire dolori acuti. Altri fastidi provocati dalla gastrite sono acidità e pirosi».
La gastrite acuta può manifestarsi a causa di:
La gastrite cronica è spesso provocata dal batterio chiamato Helicobacter pylori, molto diffuso tra la popolazione. La presenza dell’infezione si valuta con il test del respiro: si beve un bicchiere di liquido trasparente e insapore contenente carbone radioattivo per poi soffiare all’interno di un sacchetto.
«Un sintomo importante ai fini diagnostici – ha sottolineato la Graziani – è il dolore con risveglio notturno perché significa che il paziente ha realmente una patologia organica e non funzionale». Ma qual è la differenza? «Organica vuol dire che ci troviamo di fronte a un’ulcera, a un’esofagite da reflusso, a una gastrite o una duodenite lesiva. Funzionale significa che abbiamo uno stomaco o un esofago sensibili a reflussi e acidità ma non malati. Non ci sono lesioni importanti, di grosso significato durante l’esame endoscopico. Per noi specialisti il risveglio notturno è un sintomo a cui prestare attenzione, da tenere in considerazione».
Anche il reflusso gastroesofageo è una condizione molto comune. Colpisce sia uomini che donne, aumenta con l’avanzare dell’età, è molto frequente in gravidanza.
«Di malattia da reflusso gastroesofageo soffre il 50-60% della popolazione italiana in maniera più o meno importante – ha aggiunto il direttore -. L’esofago conduce il cibo dalla bocca allo stomaco. All’estremità inferiore dello stomaco c’è una valvola (sfintere esofageo) che permette il passaggio del cibo nello stomaco e impedisce che il contenuto risalga in esofago. «L’incompleta o mancata chiusura determina il reflusso acido nell’esofago. Questi fastidi si accentuano con il freddo che determina vasocostrizione; alcune persone sono più sensibili agli sbalzi di temperatura anche se non c’è nessuna diretta connessione tra freddo e mal di stomaco o tra freddo e reflusso».
Anche il reflusso provoca acidità di stomaco e bruciore. «Il dolore retrosternale, per l’irradiazione verso la spalla e posteriormente, può simulare l’infarto. A volte il reflusso può complicarsi con sintomi extra addominali ed extra esofagei caratterizzati da asma. Già 30 anni fa, al San Camillo, vedevamo le prime malattie da reflusso complicate con asma» ha ricordato la Graziani.
I disturbi più comuni associati al reflusso gastroesofageo sono:
Altri disturbi legati al reflusso sono:
La difficoltà a deglutire e il cibo che risale sono sintomi comuni lamentati dai pazienti, sempre riconducibili al reflusso. «Accade soprattutto a chi mangia velocemente e/o si sdraia subito dopo mangiato. È un fatto meccanico che viene accentuato dall’aumento di peso perché una pressione addominale maggiore facilita il reflusso di cibo».
La prima raccomandazione della dottoressa Graziani riguarda le norme alimentari da seguire e cambiamenti nello stile di vita. Ecco i suoi suggerimenti:
Per il reflusso, in particolare:
«Il primo approccio, se non ci sono sintomi di allarme, è la terapia farmacologica a dosaggio pieno per almeno quattro settimane per il trattamento di gastrite e reflusso prima di procedere l’esofago gastroscopia» ha spiegato la dottoressa.
La gastroscopia è un esame che consente di esaminare la mucosa gastrica con un endoscopio, un sottile tubo flessibile con una luce e una videocamera all’estremità. «L’endoscopio è inserito attraverso la bocca e la gola: la paziente può essere sedata – ha evidenziato la dottoressa -. L’esplorazione endoscopica permette di valutare lo stato della mucosa gastrica e di vedere eventuali erosioni o ulcere. Permette anche, attraverso il prelievo di piccoli frammenti di tessuto (biopsie) da analizzare al microscopio, di verificare la presenza dell’h. pylori e dell’infiammazione».
«Secondo le linee guida specifiche della Società Nazionale di Endoscopia digestiva alle quali noi ci atteniamo, la gastroscopia la consigliamo quando ci sono sintomi di allarme. Quando dobbiamo capire se la malattia da reflusso è complicata da un’esofagite importante, verificare se c’è un’ulcera o per familiarità con tumore allo stomaco» ha concluso la dottoressa Graziani.
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