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A.L.I.Ce. Italia Odv: «La sintomatologia può variare molto da persona a persona: fondamentale riconoscere i segnali e non lasciare solo né il paziente, né il caregiver»
Si chiama “incontinenza emotiva” e si presenta in molte persone a seguito di un ictus. Chi ne è affetto, avendo difficoltà nel regolare le emozioni, manifesta reazioni esagerate, sia in positivo che in negativo. Capita, quindi, frequentemente di assistere a episodi più o meno contenuti di apatia, irritabilità, ansia e depressione. Ad accendere i riflettori su questa problematica sono gli esperti di A.L.I.Ce. Italia Odv, che avvertono: «Se non ci si concentra sulle conseguenze emotive dell’ictus, anche la riabilitazione fisica potrebbe non sortire gli effetti voluti».
«La disponibilità di psicologi esperti nel campo dell’ictus è necessaria – spiega la dottoressa Marina Farinelli, responsabile del Servizio Psicologia Clinica, Presidio Ospedaliero Privato Accreditato Villa Bellombra – Bologna- Consorzio Colibrì e membro del Comitato Tecnico-Scientifico di A.L.I.Ce. Italia Odv -. Lo psicologo psicoterapeuta, attraverso specifiche competenze, ha il compito di facilitare la narrazione stessa, che non sempre e per varie ragioni risulta facile e spontanea, e può portare un contributo per contenere sintomi e disagio, oltre che per favorire la costruzione dei progetti di cura. Allo stesso tempo, suggerisce e condivide le strategie per risvegliare le risorse personali utili per ritrovare il migliore adattamento possibile, il benessere e la miglior qualità di vita possibile».
L’ictus cerebrale è un evento improvviso e inaspettato che colpisce ogni anno circa 100mila persone in Italia e che rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. La quotidianità può apparire fin da subito molto diversa e il cambiamento è un fenomeno cruciale che le persone colpite e i loro familiari riportano spesso, insieme ad una percezione di stress, solitudine e diminuzione delle relazioni sociali che caratterizzano soprattutto i caregiver. In tal senso, come spiegato da A.L.I.Ce. Italia Odv, la comunicazione interpersonale riveste un ruolo cruciale: le persone parlano dell’episodio quando possono, nel modo in cui sanno fare, con familiari, amici, con i medici e con tutti i professionisti che incontrano nel loro percorso e nel loro cammino. Tra questi, terapisti della riabilitazione, fisioterapisti e logopedisti diventano interlocutori privilegiati proprio per la relazione di fiducia e confidenza che si viene a creare a partire dall’alleanza terapeutica che si instaura tra professionista e paziente, accordandosi su obiettivi condivisi.
Quando ci sono limitazioni motorie, il tempo solitamente diventa più lento, gli spazi si dilatano. Il disorientamento e la confusione possono rendere necessari accorgimenti protettivi particolari. Il giorno e la notte, il tempo del sonno e della veglia e i loro ritmi possono subire variazioni e addirittura invertirsi: per questo motivo è molto utile che siano sempre a portata di mano un orologio che segni possibilmente le 24 ore e un calendario abbastanza grande, semplice e chiaro. Allo stesso modo, lo spazio intorno può assume diverse connotazioni: raggiungere un luogo anche molto vicino, semplicemente spostarsi, soprattutto nelle prime fasi, può essere un importante obiettivo da raggiungere. E dopo, ritrovare la confidenza, l’accessibilità e la vivibilità delle stanze della propria casa, può diventare un altro traguardo significativo.
Successivamente tornare ad uscire, raggiungere spazi di socialità, esporsi e mostrarsi può richiede un ulteriore impegno da sostenere. Il superamento delle diverse barriere interne ed esterne è spesso una costante della vita dopo l’ictus. L’alterazione della comprensione e del linguaggio (afasia), quando presente, risulta per le persone colpite e i loro familiari un grande ostacolo, specie nelle prime fasi, generando demoralizzazione, rabbia, impotenza. Nello stesso tempo, il bisogno e il grande desiderio di ritrovare il nome delle persone amate e delle cose di tutti i giorni diviene un grande motore per provare a tornare a comunicare. A seguito delle conseguenze dell’ictus spesso vengono ridisegnate anche le trame relazionali. Possono cambiare i ruoli e i rapporti di interdipendenza che connotano le relazioni adulte tra pari tendo a sbilanciarsi. A volte i propri compagni di vita, i figli o altri parenti diventano caregiver. I legami affettivi, il reciproco prendersi cura l’uno dell’altro, il darsi in concreto una mano, la cooperazione nel vivere quotidiano tendono a diventare a senso unico. Per le persone colpite l’esperienza della dipendenza e il recupero delle autonomie sono, non di rado, un rilevante passaggio di adattamento e di vita.
«La nostra Associazione A.L.I.Ce. Italia Odv è da sempre aperta all’ascolto e all’accoglienza e, grazie alle molteplici attività offerte alle persone colpite e ai loro familiari, incoraggiamo molto l’espressione e la comunicazione dei vissuti legati all’ictus che, oltre ad essere concepita come una malattia improvvisa e traumatica, si trasforma in un evento di vita – dice Andrea Vianello, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Odv, Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale -. Siamo certi che la creazione di occasioni di condivisione affettiva, oltre che informativa, assuma già di per sé una valenza terapeutica, che aiuta a superare le non poche difficoltà che le persone incontrano in tutte le fasi, da quella acuta alla riabilitazione, dal ritorno a casa, fino -conclude – alla ripresa della partecipazione sociale e lavorativa, quando possibile».
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