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Nel 90 % dei casi diagnosticati dai pediatri si tratta di tosse acuta, ovvero di durata inferiore alle quattro settimane. Lo specialista: «In caso di tosse cronica è sempre necessario un approfondimento diagnostico»
La tosse è un meccanismo fisiologico di protezione delle vie respiratorie che, nella maggioranza dei casi, si risolve nell’arco di poche settimane. «Eppure è uno dei principali motivi per cui si ci rivolge al pediatra, durante tutto l’anno, stagione estiva inclusa», assicura Carlo Alfaro, pediatra, membro della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza, Sima, in un’intervista a Sanità Informazione.
Nel 90 % dei casi diagnosticati dai pediatri si tratta di tosse acuta, ovvero di durata inferiore alle quattro settimane: «Nella maggior parte dei piccoli pazienti la tosse rappresenta il sintomo di un’infezione delle alte vie aeree, più spesso di origine virale – spiega il pediatra -. Mentre i restanti casi sono attribuibili ad allergie o all’esposizione a sostanze irritanti come, ad esempio, il fumo di sigaretta. Per questo, non esiste un approccio terapeutico specifico, come la sola idratazione, l’utilizzo di umidificatori per ambienti, i lavaggi nasali, l’aerosolterapia o i farmaci sintomatici e – aggiunge lo specialista – il ricorso agli antibiotici non è quasi mai utile».
È la vigile attesa l’atteggiamento più corretto che un genitore possa assumere. «È bene monitorare la presenza di segnali di allarme, come il dolore toracico, l’emottisi (emissione di sangue in seguito a un colpo di tosse), reperti toracici anomali alla visita o agli esami radiologici, dispnea, ipossia, cianosi, storia di patologie polmonari, di polmoniti ricorrenti o di condizioni predisponenti, anamnesi di pregresso episodio di soffocamento (come la possibile inalazione di un corpo estraneo)».
Esiste, poi, una forma di tosse così definita “cronica” che, stando alle linee guida, si manifesta con una durata superiore alle quattro settimane nei bambini e alle otto negli adulti. «In questo caso – sottolinea Alfaro – è sempre necessario un approfondimento diagnostico. Le cause più comuni sono l’asma, il reflusso gastroesofageo, la rinosinusite, la bronchite eosinofila o la bronchite batterica, la pertosse, ma anche il fumo, gli inquinanti dell’aria, i farmaci (es. ACE inibitori per l’ipertensione)». La prescrizione di antibiotici ai bambini con tosse dovrebbe riguardare solo i casi cronici: «Specifici studi hanno dimostrato che prescrivere precocemente antibiotici ai bambini con tosse e altri sintomi respiratori non riduce il rischio di ricovero», spiega lo specialista.
Inoltre, non tutti ricevono una diagnosi: nel 25-30% dei pazienti, non è possibile identificare l’eziologia della tosse, si parla quindi di tosse “idiopatica”. «Di recente – continua Alfaro – è stato sviluppato il concetto di “sindrome da ipersensibilità” (upper airway cough syndrome – UACS), descritta come un disturbo dei nervi delle vie aeree sensoriali che regolano il riflesso della tosse che provoca ipersensibilità a sostanze irritanti innocue legate a una sovra-regolazione dei recettori della tosse. Il fenomeno può verificarsi anche in seguito a infezioni virali, capaci di provocare un abbassamento della soglia del riflesso della tosse e – conclude lo specialista – indurre l’espressione dei recettori della tosse».
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