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Che cos’è l’osteoporosi? Dalle manifestazioni ai fattori di rischio, fino ad arrivare agli alleati per prevenirla
L’osteoporosi è una condizione caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da un’alterazione della microarchitettura del tessuto scheletrico, che diventa più fragile e, quindi, più esposto a rischio di fratture spontanee o in conseguenza di traumi minimi.
In Italia circa 4 milioni di donne e 1 milione di uomini soffrono di osteoporosi: diffusissima nella popolazione anziana, colpisce perlopiù le donne, soprattutto dopo la menopausa. «Manifestazione tipica dell’osteoporosi sono le fratture da fragilità ossea, che possono verificarsi anche in assenza di traumi o in seguito a traumi banali – spiega il Professor Maurizio Rossini, Direttore della UOC di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e Presidente della Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS) –. In Italia, ogni anno, i pronto soccorso ne vedono circa 600mila casi, ma si stimano oltre un milione l’anno. Numeri che comportano anche un importante aumento dei costi dal punto di vista sanitario e sociale, stimati in quasi 9 miliardi di euro l’anno».
Tra i fattori di rischio dell’osteoporosi ci sono:
«Adottare uno stile di vita sano a tavola – continua il professor Rossini – fare regolarmente attività fisica, anche in casa, ed assumere vitamina D, soprattutto se si è anziani, nei mesi invernali o se si è costretti tra le mura domestiche: queste attenzioni possono aiutare a mantenere una buona densità minerale ossea. I primi due suggerimenti non valgono solo per chi è più in là con gli anni, ma per tutti. Ci sono poi diverse concause che possono portare all’insorgere dell’osteoporosi, tra cui molte malattie endocrinologiche, reumatologiche, nefrologiche, gastroenterologiche, ematologiche, o l’uso di farmaci come i cortisonici o alcuni trattamenti antitumorali, che possono determinare quadri di osteoporosi anche nei giovani» afferma Maurizio Rossini.
Quali esami fare? «La densitometria ossea per misurare la densità minerale delle nostre ossa. Se vi è un deficit minerale o si è già incorsi in fratture da fragilità, la prevenzione non farmacologica potrebbe non bastare e potrebbe essere necessario ricorrere a farmaci che rallentano la perdita di massa ossea o consentono un suo recupero, anche in poco tempo. Presto avremo altre molecole, ancora più efficaci. C’è, quindi, la possibilità di fare un trattamento oltre che preventivo anche terapeutico nell’osteoporosi», conclude Rossini.
C’è poi un altro aspetto, poco considerato ma centrale: «Spesso, l’osteoporosi viene sottovalutata dai pazienti – spiega il dottor Carlo Umberto Manzini, Responsabile del Centro Studi Osteoporosi -. Non va bene, perché questa condizione avanza, influendo negativamente sulle condizioni di vita di chi ne è affetto, dal punto di vista della mobilità e anche relazionale. Chi ha dimostrato una minore aderenza terapeutica al trattamento dell’osteoporosi, perché avvertito come un “di più”, sono maggiormente le persone più avanti con gli anni, perché la considerano una patologia secondaria rispetto ad altre di cui sono spesso affette, come ad esempio l’ipertensione, l’ipercolesterolemia, il diabete e i problemi alla tiroide» evidenzia.
Come risolvere il problema del “drop-out”? «Combattendo quotidianamente la battaglia per far sì che chi è interessato dall’osteoporosi continui con la terapia – sottolinea Manzini – . Molte persone dicono che un freno è il dover pagare alcuni farmaci. Tra gli anti-osteoporotici a pagamento vi sono bisfosfonati, ma, se sono già intervenute delle fratture da fragilità o c’è un alto rischio di fratturarsi, i bisfosfonati sono a carico del SSN. Possiamo citare altri due farmaci, spesso psicologicamente più accettati dai pazienti per la praticità del trattamento: il denosumab, che prevede una somministrazione sottocutanea due volte l’anno, e la teriparatide, a carico del SSN, secondo AIFA, nelle forme più severe di osteoporosi complicate da più fratture vertebrali o femorali, anche se praticabile soltanto per 24 mesi ».
«Sul lato prevenzione – conclude Manzini – la terapia di primo livello, cioè quella con i bisfosfonati, viene suggerita anche come prevenzione per l’osteoporosi quando si assume cortisone per la terapia di altre malattie. Tra i nostri pazienti in reumatologia, ad esempio, abbiamo tantissimi soggetti che assumono cortisone a lungo termine e questo comporta nel tempo una perdita di massa ossea progressiva. Va da sé che ancora una volta la prevenzione è fondamentale. Tra i nostri alleati, poi, vi sono la vitamina D e un apporto di calcio adeguato».
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