Salute, benessere e prevenzione
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Nell’ultimo triennio l’incidenza delle MICI nei bambini è raddoppiata, soprattutto nei paesi del Nord Europa e Nord America. La nutrizione enterale esclusiva nei bambini induce la remissione della malattia di Crohn
L’alimentazione è un elemento importante nella genesi di tante malattie intestinali, fra cui le malattie infiammatorie croniche dell’intestino (MICI). La valutazione dello stato nutrizionale del paziente richiede una particolare attenzione, soprattutto nel bambino a cui deve essere garantita una crescita ed uno sviluppo adeguati.
«L’educazione alimentare rappresenta il primo e più efficace strumento di prevenzione a tutela della salute – sottolinea Giuseppe Coppolino, presidente AMICI Italia –. L’aumento dell’incidenza delle malattie infiammatorie croniche intestinali nei paesi industrializzati ha coinciso con abitudini alimentari sempre più occidentalizzate. Questa è una delle prove più eclatanti dell’influenza dei fattori ambientali nell’insorgenza di queste patologie. In soggetti geneticamente predisposti l’alimentazione può facilitare lo sviluppo della malattia, interferendo sull’equilibrio del microbiota intestinale, sulla funzione di barriera della mucosa e sulla funzione del sistema immunitario intestinale. L’interesse dei pazienti affetti da MICI per la dieta è sempre alto e conoscere cosa e come mangiare rappresenta un bisogno reale. Quando la malattia si è sviluppata, l’alimentazione e la nutrizione accompagnano costantemente le terapie mediche e chirurgiche, nell’ambito di una gestione globale del paziente. Quest’ultima deve essere affiancata da una presa in carico del paziente completa attraverso un approccio multidisciplinare e da un’informazione da parte del personale sanitario e dell’Associazione dei pazienti».
Il tema della nutrizione nei pazienti affetti da Malattia di Crohn e Colite Ulcerosa è stato al centro del convegno organizzato di recente a Bologna da AMICI Italia, Associazione nazionale per le malattie infiammatorie croniche dell’intestino. Durante l’evento, sono stati approfonditi i temi specifici legati alla dieta e alla terapia nutrizionale lungo il percorso di malattia. «Nel 2018 AMICI ha promosso un’indagine per valutare le abitudini alimentari delle persone con malattie infiammatorie croniche intestinali. Anche l’eventuale presenza di intolleranze alimentari e le modalità con cui ciascun paziente cerca di gestire i sintomi della malattia attraverso l’alimentazione – spiega Salvo Leone, Direttore Generale AMICI Italia -. Dalle risposte di più di mille pazienti si evinceva che solo la metà di loro aveva ricevuto indicazioni sul regime alimentare da seguire. Vogliamo rendere consapevoli coloro che sono affetti da malattia di Crohn o colite ulcerosa del ruolo fondamentale dell’alimentazione, tenendo conto delle difficoltà che comportano le rinunce alimentari, che si aggiungono a quelle già presenti nella vita sociale. Per questo è necessario verificare l’impatto dell’alimentazione sul benessere psicologico, sulla qualità di vita e sul coinvolgimento attivo nella gestione della malattia».
«Oggigiorno, in fatto di ricerca, l’aspetto più interessante riguarda il versante pediatrico, con la nutrizione enterale considerata ormai primaria nei casi lievi e moderati di malattia di Crohn e con la dieta di esclusione – dichiara il professor Loris Pironi, direttore della scuola di specializzazione in scienza dell’alimentazione e dietetica dell’Università di Bologna –. Poche le novità, invece, in tema di alimentazione come terapia per i pazienti adulti, ancora da confermare con studi appropriati». È ormai consolidato l’utilizzo, nei casi pediatrici di malattia di Crohn ad attività lieve-moderata, secondo quanto indicato dalle linee guida internazionali, della nutrizione enterale esclusiva.
Si tratta di una formula polimerica con una consistenza simile a quella del latte, che deve essere impiegata in sostituzione della normale alimentazione per 8 settimane. Non possono essere assunti altri alimenti durante questo periodo. La nutrizione enterale esclusiva, che può essere assunta per bocca, è in grado di indurre una remissione della malattia, con la scomparsa dei sintomi e può guarire la mucosa intestinale. Gli studi riportano una quota di successo in circa il 75% dei casi pediatrici. Tale nutrizione può poi essere ancora utilizzata nella cosiddetta fase di mantenimento, ossia quando è necessario mantenere la remissione di malattia, coprendo circa il 50% delle calorie totali quotidiane.
«La dieta di esclusione per la malattia di Crohn – spiega Patrizia Alvisi, Dirigente Medico di Pediatria Responsabile di Programma di Gastroenterologia Pediatrica AUSL Bologna – conosciuta come CDED, è stata ideata da un gruppo israeliano. Propone una dieta priva di alimenti tipici della dieta occidentale, come cibi raffinati, soprattutto se ricchi di zuccheri semplici, riduce l’introito di proteine animali (soprattutto carne rossa) ed esclude emulsionanti, additivi. Tale dieta avrebbe un’efficacia pari a quella della nutrizione enterale esclusiva. Gli studi sono tuttavia ancora pochi, necessitano di altre validazioni, ma comunque molto promettenti».
Secondo un recente studio realizzato dalla Società italiana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica – SIGENP, l’incidenza che potremmo definire minima delle MICI pediatriche, nell’ultimo decennio è praticamente raddoppiata. Si attesta attorno al 2/100.000 abitanti di età < 18 anni. Da un ulteriore aggiornamento che è in corso, tale dato sarebbe ulteriormente aumentato nell’ultimo triennio, raggiungendo valori vicini al attorno al 4/100.000 abitanti di età < 18 anni. Questi dati trovano riscontro con quelli di altri studi realizzati nei paesi del Nord Europa e Nord America, dove l’incidenza è molto più alta rispetto a quella della fascia mediterranea, con un’incidenza che si attesta attorno a 10/100.000 abitanti di età < 18 anni. Anche la dieta potrebbe forse avere un ruolo nel giustificare tali differenze.
«La dieta mediterranea, ricca di fibre, frutta e verdura, e che utilizza ad esempio come fonte di lipidi olio extravergine di oliva può forse essere uno dei fattori che giustificano questa incidenza più bassa delle MICI pediatriche in Italia – conclude la Dott.ssa Alvisi -. Ancora non abbiamo dati definitivi in merito a questo, così come abbiamo bisogno di ulteriori studi che confermino la validità della dieta nel trattamento della malattia di Crohn. Sono in corso diverse ricerche, proposte anche da gruppi italiani, che vedono l’utilizzo della dieta nel trattamento pediatrico al momento limitata alla malattia di Crohn. Si tratta di studi preliminari, ma dalla valenza importante».
L’aumento della incidenza delle MICI in Paesi recentemente industrializzati, nei quali negli ultimi decenni si è assistito a una modifica delle abitudini alimentari verso stili sempre più “occidentalizzati”, rappresenta una delle prove più eclatanti dell’influenza di fattori ambientali, tra i quali l’alimentazione, nella patogenesi delle MICI. In soggetti geneticamente predisposti, l’alimentazione può probabilmente facilitare lo sviluppo della malattia interferendo sull’equilibrio del microbiota intestinale, sulla funzione di barriera della mucosa e sulla funzione del sistema immunitario intestinale.
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