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Malattie e terapie 25 Gennaio 2022

Patologie della tiroide: alterazione della funzione o della dimensione?

Il corretto funzionamento della tiroide è fondamentale per il benessere complessivo del nostro organismo. La ghiandola può funzionare “male” – troppo o troppo poco – oppure può mutare le sue dimensioni. Ecco le patologie più diffuse

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La tiroide è una ghiandola endocrina situata nella parte anteriore del collo, davanti alla trachea. Nonostante le sue piccole dimensioni, il corretto funzionamento è fondamentale ad assicurare il benessere del nostro organismo.

Tiroide: alterazioni della funzione o della dimensione?

«Le principali patologie della tiroide possono essere divise in due macrocategorie: la ghiandola può funzionare “male” o può mutare in dimensione – spiega Rino Guglielmi, direttore di Endocrinologia all’ospedale Regina Apostolorum di Albano Laziale (Rm) -. La tiroide può funzionare troppo o troppo poco – continua l’endocrinologo -. Nel primo caso (iperfunzione) si parlerà di ipertiroidismo, viceversa (ipofunzione) di ipotiroidismo».

Se funziona troppo

L’ipertiroidismo è più comune nelle donne e si caratterizzata per l’eccessiva quantità di ormoni tiroidei (tiroxina, T4 e triiodotironina, T3) in circolo nel sangue. Oltre che con esami di laboratorio, l’iperfunzione della tiroide può essere rilevata anche attraverso specifici sintomi: «Il paziente ipertiroideo appare spesso agitato, nervoso, lamenta frequenti palpitazioni, sudorazione e caldo eccessivi, può perdere peso improvvisamente. Fortunatamente – aggiunge l’endocrinologo – seguendo le adeguate terapie, la maggior parte dei pazienti, riesce a convivere serenamente con questo disturbo. Tuttavia, il mancato trattamento può avere conseguenze molto serie per la salute dell’individuo».

Se funziona troppo poco

L’ipotiroidismo è la condizione opposta all’ipertiroidismo: «La tiroide funziona meno di quanto dovrebbe e non produce la quantità di ormoni sufficiente al benessere complessivo dell’organismo – continua lo specialista -. È il rallentamento dei processi metabolici il principale responsabile di questo squilibrio generale». Come per l’ipertiroidismo anche questa condizione di ipofunzionamento può essere rilevata con un dosaggio degli ormoni tiroidei nel sangue, ma anche attraverso l’analisi dei sintomi più comuni. «Chi soffre di ipotiroidismo può essere eccessivamente stanco, accusare sonnolenza, essere molto sensibile al freddo, avere un battito cardiaco rallentato, soffrire di crampi muscolari, avere difficoltà a concentrarsi o a ricordare. La patologia può essere trattata attraverso la somministrazione, per via orale, dell’ormone tiroideo L-tiroxina in grado di compensare lo squilibrio presente nell’organismo».

Se la tiroide cambia di dimensione

Il secondo gruppo di patologie della tiroide si manifesta attraverso un ingrandimento della ghiandola. «All’interno della tiroide possono essere rilevati uno o più noduli. La presenza della lesione può essere accertata attraverso un’ecografia che consente di stabilirne anche le esatte dimensioni – dice Guglielmi -. La diagnosi può essere completata attraverso un prelievo del sangue per rilevare il dosaggio degli ormoni TSH, FT3, FT4, essenziali per stabilire il funzionamento della tiroide. Ai fini diagnostici possono rivelarsi utili anche alcuni marcatori, come tireoglobulina e calcitonina. Se la natura del nodulo dovesse apparire dubbia si potrà procedere ad un ago aspirato da eseguire sotto guida ecografica. In caso di lesione benigna si procederà all’asportazione chirurgica solo se supera i 3 cm di diametro e si sottoporrà il paziente a controlli periodici».

Il cancro alla tiroide

Le lesioni maligne, invece, vanno tutte asportate chirurgicamente. «La ghiandola viene rimossa interamente solo in caso di necessità – sottolinea Guglielmi -. Il cancro alla tiroide rappresenta il 3-4% di tutti i tumori umani e colpisce soprattutto le donne tra i 40 e i 60 anni, tanto che in questa fascia d’età è una delle lesioni maligne più frequenti. Questi tumori sono sempre più diffusi ma ben curabili nella maggioranza dei casi e i nuovi farmaci – conclude l’endocrinologo – hanno migliorato prognosi e sopravvivenza anche nelle forme più severe».

 

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