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La stragrande maggioranza dei tumori si può battere sul tempo. Intervista al presidente dell’AIOM, Francesco Perrone, su prevenzione, screening, diagnosi precoce e vecchi e nuovi trattamenti per combattere il cancro
E’ a tutti gli effetti un’emergenza globale. Il cancro, infatti, uccide ogni anno circa 10 milioni di persone in tutto il mondo. Secondo i dati più aggiornati forniti dalla Fondazione AIRC, solo lo scorso anno in Italia sono stati diagnosticati circa 377.000 nuovi casi di tumore, più di 1.000 al giorno e sono stati stimati ben 181.330 decessi legati a questa malattia.
Ma nella stragrande maggioranza delle volte il cancro si può vincere: prevenzione, screening, diagnosi precoce e vecchi e nuovi trattamenti possono battere la malattia. A fare il punto sull’argomento, in occasione del World Cancer Day, è Francesco Perrone, direttore della Struttura Complessa Sperimentazioni Cliniche dell’Istituto Tumori Pascale di Napoli. Perrone è presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica e uno degli storici ricercatori della Fondazione AIRC.
«C’è un numero limitato di tumori che insorgono a causa di una predisposizione genetica», spiega Perrone. «Un esempio: poco meno del 10 per cento dei tumori della mammella è causato da fattori genetici ereditari». E’ invece più significativa la quota dei tumori la cui insorgenza è legata agli stili di vita. «In questo senso – spiega l’oncologo – possiamo dire che ben il 40 per cento dei tumori può essere prevenuto evitando il fumo, seguendo una dieta corretta e contrastando la sedentarietà». Ma c’è un altro fattore di rischio importante, troppo spesso sottovalutato ed è l’inquinamento. «In generale, possiamo dire che ciò che fa male al nostro pianeta può farci ammalare anche di cancro», sottolinea Perrone. «C’è infatti uno stretto legame tra l’inquinamento, responsabile ad esempio dei cambiamenti climatici, e il nostro rischio di sviluppare un tumore. Se modificassimo il nostro stile di vita – continua – consumando meno carne animale, eviteremmo al nostro pianeta di subire il forte impatto degli allevamenti. E, allo stesso tempo, ridurremmo il rischio di sviluppare un cancro. Se limitassimo le emissioni di CO2 legate al traffico, ridurremmo anche il nostro rischio di ammalarci di cancro ai polmoni. Gli esempi sono davvero tanti».
«Per alcuni tipi di tumore abbiamo a disposizione strumenti eccezionali che ci permettono di intercettarli in fase precoce e di trattarli tempestivamente con più probabilità di successo – spiega Perrone -. Si tratta degli screening, una serie di esami mini-invasivi in grado di individuare il tumore prima ancora che si manifestino i sintomi, e in grado, quindi, di selezionare tra i gruppi di popolazione esaminati quelli che richiedono ulteriori accertamenti» aggiunge. Si tratta della mammografia per il tumore alla mammella, del pap-test e del test per Papilloma virus per i tumori del collo dell’utero, del test del sangue occulto nelle feci per il tumore del colon-retto.
«Sono screening importanti che possono fare la differenza nella prognosi di un paziente», sottolinea Perrone. «Peccato che l’emergenza Covid-19 abbia influito così negativamente all’inizio sull’offerta degli screening e più di recente sull’adesione, facendo saltare decine di migliaia di esami. Questo ha causato – continua – una strana riduzione delle diagnosi di tumore che sicuramente pagheremo con un peggioramento dello stadio alla diagnosi nei prossimi mesi». Un tumore diagnosticato tardi si traduce in una riduzione delle probabilità di sopravvivenza.
«Nel corso degli anni abbiamo affinato le nostre armi e ne abbiamo sviluppate di nuove che ci hanno permesso di trattare più efficacemente la stragrande maggioranza dei tumori, aumentando così la sopravvivenza dei pazienti e anche i tassi di guarigione», sottolinea Perrone. Nell’armamentario dei medici ci sono la chirurgia «ancora oggi risolutiva nei casi di diagnosi precoce», dice l’oncologo. «Abbiamo la chemioterapia – prosegue – che può portare alla guarigione di alcuni tipi di tumore, come quelli del sangue e del testicolo. E abbiamo la radioterapia che, per alcune neoplasie, rappresenta un’opzione molto valida». Ci sono poi i farmaci ormonali, che funzionano molto bene per per i tumori della mammella e della prostata. «Ci sono i farmaci ‘intelligenti’ – aggiunge Perrone – diretti contro i difetti genetici che sono la causa di specifici tumore e che ci hanno permesso di offrire ai pazienti trattamenti personalizzati». Negli ultimi anni si è aperta una nuova strada ancora, quella che risveglia, istruisce e potenzia il sistema immunitario dei pazienti. «L’immunoterapia che toglie i ‘freni’ e preme l’acceleratore del sistema immunitario è certamente una nuova e promettente arma contro molti tipi di tumore», dice Perrone. Tuttavia, anche questa opzione di trattamento presenta importanti limiti che gli scienziati stanno cercando di comprendere. «Abbiamo capito che non c’è un’arma migliore di un’altra. Sono tutte ancora valide e, molto spesso, funzionano meglio se utilizzate in combinazione o in sequenza» conclude Perrone.
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