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Unfer (ginecologo): «Recenti studi sulla sindrome dell’ovaio policistico hanno evidenziato come l’insulina, un ormone prodotto dal pancreas e che regola il metabolismo degli zuccheri, possa giocare un ruolo da protagonista in questa patologia»
Ingrossamento delle ovaie, presenza di cisti ovariche multiple e alterazioni endocrinologiche e metaboliche, come iperandrogenismo, resistenza all’insulina e conseguente iperinsulinemia. Sono questi i principali segni e sintomi della sindrome dell’ovaio policistico, una sindrome complessa che ha importanti conseguenze sulla salute della donna, sia a livello metabolico, che riproduttivo. «Ora nuove evidenze scientifiche – spiega il professore Vittorio Unfer, ai microfoni di Sanità Informazione – potrebbero rivoluzionare la classificazione di questa sindrome».
Si stima che il 5-10% delle donne sia affetto dalla sindrome dell’ovaio policistico. «Si tratta dell’alterazione endocrina più comune in età fertile e, di solito, esordisce nel periodo puberale», dice il professore di Ostetricia e Ginecologia dell’Unicamillus. Eppure, nonostante sia una sindrome molto diffusa, restano ancora poco definite le cause che la scatenano. Di certo, si sa, che l’ovaio policistico è espressione di una complessa alterazione funzionale del sistema riproduttivo, dovuta all’aumento degli ormoni maschili (androgeni).
«Recenti studi, in corso di pubblicazione, hanno evidenziato come l’insulina, un ormone prodotto dal pancreas e che regola il metabolismo degli zuccheri, possa giocare un ruolo di grande rilievo in questa patologia – commenta Unfer – . Il nome della patologia “sindrome dell’ovaio policistico” genera confusione sia dal punto di vista della patogenesi della malattia, che della terapia. In altre parole, la terminologia “sindrome dell’ovaio policistico” ci fa pensare immediatamente che l’organo principalmente coinvolto sia l’ovaio. Al contrario, da nuove evidenze scientifiche sembrerebbe emergere che il ruolo principale sia svolto dall’insulina, un ormone che agisce sull’ovaio».
«Il fenomeno principale della patologia, ovvero le manifestazioni cistiche, è espresso dall’ovaio. Ma non è un cattivo funzionamento di quest’organo a causare la sindrome – precisa Unfer -. Tanto che sarebbe più esatto definirla una sindrome metabolica-endocrina. Una sindrome in cui è l’insulina a giocare il ruolo fondamentale, da protagonista. È da una produzione disfunzionale di insulina, infatti, che derivano anche tutte le conseguenze di questa malattia».
«Chi soffre di sindrome dell’ovaio policistico può manifestare diversi sintomi. Si va dalle alterazioni ormonali, quindi un eccesso di androgeni insulino-dipendenti, fino a manifestazioni da iperandrogenismo come acne, irsutismo (ovvero l’eccesso di peluria su viso e corpo), l’ipertrigosi (che a differenza dell’irsutismo, più localizzato, può interessare qualsiasi parte del corpo), l’alopecia adrogenetica (acne e calvizie di tipo maschile) e alterazioni del ciclo mestruale (mestruazioni irregolari, assenza di mestruazioni per più mesi, cicli scarsi o prolungati), anch’esse indotte dall’insulina»
«Cambiare nome alla malattia non è affatto banale – dice lo specialista -, perché significherebbe modificarne i trattamenti. Per queste pazienti la terapia più indicata non sarà più la pillola contraccettiva, che blocca l’attività ovarica. La terapia fondamentale sarà una dieta bilanciata, l’attività fisica e tutto ciò che posso agire sull’insulino-resistenza, come – conclude Unfer – metformina e inositolo».
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