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Malattie e terapie 23 Novembre 2021

Tako-Tsubo: la sindrome del cuore infranto

La sindrome di Tako-tsubo simula l’infarto nelle donne. Questa cardiomiopatia da stress può essere scatenata da stress psichici intensi: forti emozioni, disgrazie, violenze e lutti. Scopriamo di più nell’intervista al cardiologo

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Affanno, dolore toracico, respiro corto: i segni tipici dell’infarto. Ma anche della sindrome di Tako-Tsubo o del crepacuore, del cuore spezzato o rotto e della cardiomiopatia da stress. A provocarla, situazioni stressanti e forti emozioni; a farne le spese, nel 90% dei casi, le donne tra i 58 ai 75 anni di età. Il 2-5% di persone con sintomi riconducibili all’infarto sono in realtà colpite da questa sindrome.

La sindrome di Tako Tsubo: ecco cos’è

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che ricorre il 25 novembre, abbiamo chiesto al dottor Luca Cacciotti, Responsabile UOS UTIC e Clinica Cardiologica dell’Ospedale MG Vannini di Roma, di raccontarci qualcosa in più sulla sindrome che spezza il cuore.

«È decritta nei primi anni ’90 in Giappone – spiega nell’intervista a Sanità Informazione – e colpisce prevalentemente le donne in menopausa». Il suo particolare nome deriva dalla forma che assume il cuore colpito, simile ad una trappola per polpi usata dai pescatori giapponesi chiamata appunto tako-tsubo.

Le persone affette, all’improvviso, manifestano avvisaglie tipiche dell’infarto in corso. «La presentazione simula l’infarto miocardico acuto – prosegue il cardiologo – ma a differenza di quest’ultimo si caratterizza per una restitutio ad integrum progressiva del quadro cardiaco, clinico e strumentale. Si può affermare che il cuore rimanga stordito per qualche settimana, ma che poi riprenda progressivamente la sua funzione normale».

Quali sono i sintomi del “cuore infranto”?

L’esordio è assolutamente simile a quello di un infarto miocardico acuto e «i sintomi ricordano, appunto, l’attacco cardiaco, presentandosi quindi con dolore toracico e/o con dispnea (affanno)» precisa l’esperto. «Nelle prime fasi deve essere considerata una patologia seria e deve ricevere le stesse attenzioni utilizzate per l’infarto miocardico acuto – continua -. Nelle fasi successive, invece, con il recupero progressivo delle alterazioni cardiache si riducono i rischi di complicanze presenti invece nell’infarto miocardico».

Le cause della cardiomiopatia da stress: lutti, liti, diagnosi spiacevoli e violenze

Le cause della cardiomiopatia da stress: lutti, liti, diagnosi spiacevoli e violenze

Le cause della sindrome di Tako Tsubo non sono chiare. Si pensa che gli ormoni dello stress, come ad esempio l’adrenalina, possano temporaneamente danneggiare il cuore di alcune persone. «Ancora oggi non si conoscono le cause dell’insorgenza di tale sindrome – sostiene il dottor Cacciotti -. Probabilmente, come evidenziato in un nostro studio in collaborazione con l’Istituto di Psicologia dell’università “La Sapienza”, un vissuto interiore complesso è di maggiore riscontro nelle pazienti con la sindrome».

Spesso la sindrome, dunque, è preceduta da un evento fisico o emozionale particolarmente intenso. Il cuore spezzato sarebbe da ricondurre a una condizione di stress acuto molto forte, come una disgrazia, un lutto, una violenza.

Alcuni eventi scatenanti possono essere:

  • morte di una persona cara
  • diagnosi medica che provoca spavento
  • violenza domestica
  • perdita – o anche vincita – di una grossa somma di denaro
  • accese discussioni
  • festa a sorpresa
  • parlare in pubblico
  • perdita del lavoro o difficoltà finanziaria
  • divorzio
  • interventi chirurgici

Come curare la sindrome di tako-tsubo?

«Anche su questo punto, molte incertezze – aggiunge il cardiologo -. Nelle prime ore la terapia non differisce da quella utilizzata nell’infarto miocardico acuto, nei mesi successivi ci sarà, invece, una riduzione dei trattamenti fino alla possibile sospensione dei farmaci». Un trattamento precoce, in tempi rapidi e con le giuste terapie, evita conseguenze di lunga durata. La prognosi è generalmente buona, bassa la mortalità intraospedaliera – al di là sotto dell’1% – così come le recidive. Lo dimostrano i risultati dello studio osservazionale italiano dell’ospedale Vannini studio osservazionale italiano dell’ospedale Vannini pubblicato in ottobre 2012 su BMJ.

Prevenzione, il ruolo delle emozioni

Gestire l’ansia con farmaci, tecniche di rilassamento o attività fisica può aiutare a prevenire la sindrome. Certamente aiuta, in generale, controllare le proprie reazioni ed emozioni di fronte a situazioni di stress fisico ed emotivo. «Evitare eventi stressanti sarebbe la prima raccomandazione in molte occasioni – conclude l’esperto -. È anche vero, però, che situazioni di grande coinvolgimento emotivo, spesso, non portano all’insorgenza della sindrome o alle sue recidive. Ciò evidenzia la soggettività della partecipazione emotiva ai vari momenti della vita».

 

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