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Ne soffrono soprattutto le donne. Come capire se si ha la sindrome del tunnel carpale? E quando operare?
La sindrome del tunnel carpale è provocata dalla compressione del nervo mediano che decorre lungo il braccio e raggiunge le dita passando all’interno di uno stretto canale (il tunnel carpale appunto) presente a livello del polso. Può generare formicolii, intorpidimento, dolore alla mano e al braccio. È più frequente nelle donne, perché il tunnel carpale è più piccolo nelle donne rispetto agli uomini.
I disturbi più comuni causati dalla sindrome del tunnel carpale sono:
Gli esami per diagnosticare la sindrome del tunnel carpale sono:
radiografia delle mani: per escludere altre cause di dolore alle mani, quali artrosi o fratture
elettromiografia: l’esame consiste nell’inserimento di un piccolo ago in specifici muscoli della mano per misurarne l’attività elettrica quando si contraggono e si rilassano. Il test identifica il danno muscolare causato dalla compressione del nervo mediano ed escludere altre malattie
analisi di laboratorio: per indagare malattie associate
I fattori di rischio associati alla sindrome del tunnel carpale sono:
Ecco come gestire i disturbi più lievi e curare il tunnel carpale senza operazione:
Sono consigliate le terapie termali e i fanghi. Anche le iniezioni di cortisone direttamente nel polso sono efficaci per ridurre il gonfiore e il dolore. Se i disturbi sono intensi e arrivano a limitare fortemente le attività quotidiane, è necessaria una visita ortopedica.
Le tecniche chirurgiche utilizzate per risolvere la sindrome del tunnel carpale sono numerose. Lo scopo è incidere il legamento trasverso del carpo che sovrasta il nervo mediano, in modo da decomprimere il nervo.
Di solito, si opera con tecniche di mini-incisione in anestesia locale. Nel post-operatorio la mano viene protetta da un bendaggio fino alla rimozione delle suture, evitandole carichi pesanti.
I dolori notturni scompaiono piuttosto velocemente, mentre il completo recupero della funzionalità della mano prevede un periodo non inferiore a 1-2 mesi essendo legato alla sensibilità della cicatrice, e dal più lento e graduale recupero della forza.
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