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Per migliorare i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile si può seguire la Dieta “Fodmap” – l’acronimo sta per Fermentabili Oligo-, Di- e Mono-saccaridi e Polioli – il protocollo alimentare della Monash University in Australia che prevede l’esclusione di alimenti contenenti queste molecole e la loro sostituzione con alimenti “sicuri” per l’intestino. «La Dieta Fodmap è […]
Per migliorare i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile si può seguire la Dieta “Fodmap” – l’acronimo sta per Fermentabili Oligo-, Di- e Mono-saccaridi e Polioli – il protocollo alimentare della Monash University in Australia che prevede l’esclusione di alimenti contenenti queste molecole e la loro sostituzione con alimenti “sicuri” per l’intestino.
«La Dieta Fodmap è la risposta più efficace che sia stata mai provata per il controllo del sintomo dell’intestino irritabile» ha spiegato a Sanità Informazione il professor Samir Sukkar Giuseppe, che si occupa di Dietetica e Nutrizione Clinica al Policlinico San Martino di Genova.
«Il regime dietetico prevede l’esclusione di tutta una serie di zuccheri per ridurre la sintomatologia: aglio, cipolla, latte e latticini, glutine, alcuni tipi di verdure e frutta come sedano, carciofi e asparagi, mele, pere e pesche per privilegiare il consumo di agrumi, fragole arance e kiwi, pomodori, pane e pasta senza glutine. Tutto ciò che provoca la fermentazione da parte dei batteri intestinali è teoricamente dannoso – ha continuato il professore -. Una Dieta Fodmap implica una grossa attenzione a livello nutrizionale: vanno eliminati anche tutti i dolcificanti e le caramelle senza zucchero».
Per i pazienti che presentano la sindrome dell’intestino irritabile con sintomi “colitici” invalidanti a seguito dei pasti, la dieta può essere davvero d’aiuto per mettere a riposo l’intestino. È evidente che «un’alimentazione di questo tipo prevede una dieta ristretta in termini di menu e può essere in controtendenza con le indicazioni generali che ci suggeriscono di consumare cinque porzioni di frutta e verdura al giorno – ha specificato il medico -. Esistono moltissimi soggetti che non posso mangiare così e per loro la dieta generalista deve essere un po’ modificata».
C’è da dire, però, che non è consigliabile seguirla per un lungo periodo di tempo perché è molto limitante; è per questo che dopo un periodo iniziale molto rigido, si possono reintrodurre gradualmente i cibi eliminati per verificare quale di questi è effettivamente responsabile della comparsa dei sintomi: «La Dieta Fodmap deve essere fatta in maniera rigorosa – ha evidenziato il professor Samir Sukkar – nel primo periodo si esclude tutto, poi c’è la reintroduzione di un tipo di Fodmap a maggiore contenuto, ad esempio, di fruttosio o lattosio. La reintroduzione deve essere progressiva con alimenti particolarmente ricchi in modo tale che non vada all’infinito».