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Zappa (Sicob): «Gli interventi di chirurgia bariatrica possono essere restrittivi, malassorbitivi o misti. Prima di accedere alla sala operatoria il paziente dovrà seguire uno specifico percorso preliminare, guidato da un team multidisciplinare»
La metà della popolazione mondiale e quasi un terzo dei bambini hanno qualche chilo di troppo. In Italia, secondo l’Italian Obesity Barometer Report, gli adulti in sovrappeso sono 18 milioni e 5 milioni quelli obesi. Gli uomini sono meno in forma del gentil sesso: il sovrappeso riguarda 6 maschi su 10 e il 40% delle donne, con un picco di prevalenza tra i 65 e i 74 anni. Oltre un milione di persone della popolazione adulta soffre di grave obesità.
«Per i grandi obesi, la chirurgia bariatrica è l’unico approccio che permette di raggiungere degli effettivi risultati, ovvero una perdita di peso corporeo di oltre il 50% del totale dell’eccesso ponderale e il mantenimento di questo risultato nel tempo», spiega, a Sanità Informaione, il professore Marco Antonio Zappa, presidente della Sicob, la Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità.
«Tuttavia, non tutti i pazienti possono essere sottoposti a chirurgia bariatrica – continua Zappa -. Secondo le linee guida questa tipologia di intervento deve essere riservato a coloro che hanno un BMI (acronimo di Body Mass Index – Indice di Massa Corporea) pari o superiore a 35 e che presentino comorbidità (coesistenza di più patologie, ndr). In assenza di altre malattie, oltre all’obesità stessa, l’indice di massa corporea deve essere superiore a 40 BMI».
«Gli interventi di chirurgia bariatrica possono essere restrittivi, malassorbitivi o misti (ovvero comprendere contemporaneamente sia l’intervento restrittivo che malassorbitivo)», aggiunge lo specialista. Prima di accedere alla sala operatoria il paziente, pur avendo un BMI adeguato, dovrà seguire uno specifico percorso preliminare. «Un team multidisciplinare, costituito da psicologo del comportamento alimentare, nutrizionista, anestesista, gastroenterologo, chirurgo, sottoporrà il paziente candidato alla chirurgia bariatrica a test ed esami per valutarne l’idoneità. In presenza di importanti problematiche psicologiche il paziente sarà invitato a seguire un percorso psicologico, al termine del quale sarà rivalutata la sua idoneità all’intervento. Lo stesso team multidisciplinare seguirà il paziente anche dopo la chirurgia, per assicurarsi che mantenga i risultati ottenuti nel tempo», dice lo specialista.
«La chirurgia del colon in Italia determina un rischio di mortalità a 30 giorni dall’intervento del 6-7%, la colicistectomia dello 0,5%, la chirurgia bariatrica dello 0,08%. Tuttavia, il paziente obeso è, anche fuori dalla sala operatoria, tra i soggetti più a rischio in assoluto per le numerose complicanze che possono derivare dalla stessa obesità, come patologie cardiovascolari e diabete. Da non trascurare nemmeno la relazione con le malattie oncologiche: se nel mondo non esistessero gli obesi il tasso di tumori nell’uomo calerebbe dell’11,5%, nella donna del 13,5% In altre parole – conclude Zappa -, i grandi obesi sono a rischio di morte ed è proprio la chirurgia bariatrica ad offrir loro una chance di sopravvivenza».
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