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Prevenzione 11 Marzo 2022

Riconoscere l’ictus: i campanelli d’allarme che possono salvare la vita

L’ictus è una malattia circolatoria che interessa il cervello. Si previene con l’attività fisica, un’alimentazione sana e un buon riposo notturno. La prevenzione è fondamentale. Ma quali sono i sintomi da non sottovalutare, potenziali manifestazioni di un ictus?

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Nel nostro paese l’ictus rappresenta la seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e la prima causa di invalidità. Ogni anno, circa 180.00 mila italiani vengono colpiti da un ictus ischemico o emorragico. Il Professor Mauro Silvestrini, Direttore della Clinica Neurologica del Dipartimento di Neuroscienze dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche illustra la malattia. A tutto tondo, in modo ampio e dettagliato.

Ictus ischemico

Una malattia circolatoria che interessa il cervello e che si manifesta con la comparsa acuta di un deficit neurologico. Compare quando l’afflusso del sangue diretto al cervello si interrompe improvvisamente per l’occlusione o la rottura di un’arteria. Nel primo caso si parla di infarto cerebrale o ictus ischemico. Nel secondo caso di emorragia cerebrale o ictus emorragico. L’ictus ischemico è il più frequente, interessando l’80% dei pazienti. L’ostruzione di una arteria può dipendere dalla formazione di placche aterosclerotiche. L’occlusione delle arterie cerebrali, però, può derivare anche dalla migrazione di un embolo dal cuore, in particolare nei pazienti con fibrillazione atriale. Spesso l’ischemia è legata all’ostruzione di una arteria di piccole dimensioni, favorita dalla degenerazione delle sue pareti in presenza di diabete e ipertensione arteriosa.

Ictus emorragico

L’ictus emorragico (che è meno comune ma più grave) è spesso causato da elevati valori di pressione arteriosa e, in alcuni casi, dalla rottura di una malformazione congenita come un aneurisma. In quest’ultimo caso, il sanguinamento si localizza negli spazi esterni al cervello che subisce quindi danni indiretti. Ci sono anche cause minori di ictus, che colpiscono soprattutto i giovani. Sono difetti congeniti della coagulazione del sangue o le malattie reumatologiche.

La prevalenza raddoppia ad ogni decade

L’ictus è più frequente dopo i 55 anni, la sua prevalenza raddoppia successivamente ad ogni decade. Il 75% degli ictus si verifica nelle persone con più di 65 anni. La prevalenza di ictus nelle persone di età 65-84 anni è del 6,5%. Malgrado l’età avanzata rappresenti il principale fattore di rischio non modificabile, l’ictus può presentarsi a qualsiasi età, anche quindi nei giovani. In questo caso il rischio è legato alla presenza di condizioni predisponenti specifiche. Purtroppo, le fasce di età più giovanili tendono ad essere sempre più spesso colpite in relazione alla crescente diffusione di condizioni come l’obesità, l’uso di sostanze di abuso, il fumo di sigaretta. Rimane il problema, spesso sottostimato di condizioni come l’ipertensione arteriosa, il diabete (fattori di rischio sia per l’ischemia che per l’emorragia) e la dislipidemia. E poi la sedentarietà, i disturbi del sonno e altre problematiche per altro ampiamente diffuse anche nei giovani. Il sensibile aumento di casi di ictus in soggetti di età inferiore ai 45 anni che si è verificato negli ultimi anni nel nostro paese, è da attribuire anche alla maggior diffusione di alcol e droghe. L’insorgenza di ictus nei giovani adulti si associa a un tasso maggiore di mortalità e a un aumento di disabilità permanente.

Come prevenire un ictus? Attività fisica, dieta sana e buon riposo

La prevenzione deve rappresentare un obiettivo fondamentale che va perseguito sin dall’età giovanile. Arrivare all’età adulta in buone condizioni fisiche, rappresenta un elemento fondamentale. Sin dalla giovane età va quindi posta una particolare attenzione ad uno stile di vita adeguato che dia spazio ad una attività fisica costante. Significa passeggiare, evitare l’uso dell’ascensore o, quando possibile, ridurre l’uso dell’auto privilegiando altri mezzi di trasporto come la bicicletta. Questo tipo di atteggiamento contrasta il sovrappeso, l’ipertensione, il diabete e l’ipercolesterolemia che rappresentano, insieme al fumo di sigaretta, i fattori di rischio maggiori per le patologie vascolari. Accanto all’attività fisica, l’ictus cerebrale si può prevenire anche mangiando in maniera equilibrata e curando il riposo notturno. È fondamentale poi sottoporsi periodicamente a controlli medici, tanto più importanti, quanto più si invecchia. Il semplice invecchiamento delle strutture vascolari è di per sé un fattore di rischio per l’occlusione o la rottura di un vaso.

Esistono dei campanelli d’allarme?

Ecco i sintomi da non sottovalutare, potenziali manifestazioni di un ictus.:

  • la comparsa improvvisa di perdita di forza o sensibilità a un braccio o a una gamba
  • la bocca che si storce
  • l’oscuramento o la perdita di visione da un solo occhio o in una parte del campo visivo
  • l’incapacità di esprimersi o di comprendere ciò che ci viene detto
  • un mal di testa violento, mai presentato in precedenza, può rappresentare un sintomo di un ictus, più spesso di tipo emorragico. Quest’ultimo, nella forma di emorragia subaracnoidea, può rappresentare la conseguenza della rottura di un aneurisma congenito, che si verifica spesso in giovane età

Chiamare immediatamente il 118

Di fronte a questi sintomi, è importante chiamare subito il 118 o recarsi in ospedale. La possibilità di essere curati è legata alla precocità della somministrazione delle terapie. L’ictus interrompe il flusso di sangue in una parte più o meno estesa del cervello. Le cellule cerebrali, private dell’ossigeno e degli altri nutrienti, iniziano a morire ad una rapidità impressionante. È fondamentale divulgare il concetto di “time is brain” (il tempo è cervello) per far comprendere in maniera chiara che le strutture del cervello sottoposte ad una condizione di crisi circolatoria hanno i minuti contati. E non si deve perdere tempo. Anche la semplice consultazione del MMG è non solo inutile, ma anche dannosa perché le cure possono essere somministrate solo in un ospedale attrezzato. Saper riconoscere i sintomi sospetti, chiamare il 118 e arrivare in ospedale nel più breve tempo possibile, è la sequenza virtuosa che può salvare il nostro cervello.

Come si cura un ictus

Fondamentale è la precocità della diagnosi e dell’intervento terapeutico. Il riconoscimento precoce dei sintomi e il trasporto in un Ospedale in grado di curare adeguatamente il paziente è fondamentale. Più precoce è l’intervento, più sono efficaci le terapie, minori sono le complicanze del trattamento. Per le emorragie, esistono tutta una serie di indicazioni rivolte al contenimento dell’estensione del sanguinamento. Per l’ischemia sono invece disponibili già da tempo farmaci fibrinolitici che permettono la dissoluzione del materiale ostruttivo a livello arterioso, favorendo il ripristino rapido della circolazione in modo da limitare i danni al tessuto cerebrale. La terapia farmacologica può essere associata o sostituita dai trattamenti endovascolari. Attraverso un catetere inserito nell’arteria femorale, si risale fino al cervello e nella zona in cui è presente l’ostruzione vengono aperti dei tubicini metallici (stent). Questo permette di ricostituire un passaggio per il flusso sanguigno. Si tratta di tecniche che richiedono una alta specializzazione e che, per tale motivo, non possono essere effettuate ovunque, ma solo ed esclusivamente negli ospedali dotati di Stroke Unit, ovvero di unità neurovascolari dedicate alla gestione dei pazienti con ictus acuto. Le stesse terapie vanno applicate ai giovani e ai grandi anziani, senza differenze.

Cosa deve fare un paziente: la riabilitazione

È fondamentale evitare una recidiva. Il trattamento di tutte le condizioni definite come fattori di rischio richiede una collaborazione tra i medici e i pazienti. Nel caso dell’ictus ischemico, in relazione alla condizione che ha presumibilmente causato il problema, si possono assumere farmaci come gli antiaggreganti piastrinici e gli anticoagulanti. Sono in grado di migliorare il flusso e ridurre il rischio di occlusioni dei vasi sanguigni. La riabilitazione delle funzioni compromesse dalla lesione ischemica o emorragica è un altro capitolo di grande importanza. L’approccio riabilitativo deve essere pianificato sin dalle fasi iniziali della malattia e accompagnare il paziente fino a che ci sarà un margine di miglioramento con l’ausilio anche di farmaci in grado di gestire le possibili complicanze dei deficit. Ad esempio la spasticità che spesso si associa ad un deficit motorio.

 

 

 

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