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Il tumore al seno rappresenta un tema prioritario per l’Unione Europea che nel 2006 ha invitato gli Stati membri ad assicurare ai cittadini la presenza di Centri di Senologia multidisciplinari – Breast Unit – su tutto il territorio nazionale. Il Professore Vittorio Altomare, Responsabile della Breast Unit del Campus Bio-Medico di Roma, nell’intervista per Sanità […]
Il tumore al seno rappresenta un tema prioritario per l’Unione Europea che nel 2006 ha invitato gli Stati membri ad assicurare ai cittadini la presenza di Centri di Senologia multidisciplinari – Breast Unit – su tutto il territorio nazionale.
Il Professore Vittorio Altomare, Responsabile della Breast Unit del Campus Bio-Medico di Roma, nell’intervista per Sanità Informazione fornisce le indicazioni ai controlli periodici individuali in base all’età e sottolinea l’importanza di rivolgersi ai centri che garantiscono una presa in carico multidisciplinare grazie l’intervento di più professionisti dedicati: «I dati forniti dalla letteratura dimostrano che le donne seguite nelle Breast Unit il 17% in più di possibilità di guarigione».
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Quali sono le sue raccomandazioni per la salvaguardia della salute delle pazienti a rischio, come le pazienti oncologiche?
«Per quanto riguarda il tumore al seno, uno dei meriti italiani è stato quello di adeguarsi alle normative europee e di istituire le Breast Unit, unità multidisciplinare in cui gli specialisti di diversa competenza si occupano in maniera dedicata delle donne. Nel 2016 l’Italia ha recepito le indicazioni dell’Unione Europea e ha istituito i centri: la Regione Lazio, bisogna riconoscerlo, è stata tra le prime e attualmente a Roma ci sono 11 centri di riferimento. Raccomando alle donne di rivolgersi a questi centri per la diagnosi e la cura del tumore al seno, perché avranno a disposizione specialisti con un bagaglio di competenza e di esperienza nel settore e una maggiore capacità di offrire servizi e prestazioni in termini di cura sicuramente migliori. I dati forniti dalla letteratura dimostrano che le donne seguite nelle Breast Unit hanno una possibilità di guarigione del 17% in più rispetto a chi continua ad essere seguita nelle realtà periferiche o non dedicate. Un dato importantissimo: anche nella fase di diagnosi, è giusto che le donne si rivolgano ai centri dedicati. Ci sono gli screening regionali di alta qualità e i centri di riferimento ospedalieri riconosciuti della Regione Lazio: sono questi i posti dove riprendere a fare i propri controlli di routine dopo l’emergenza coronavirus».
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Professore, ricordiamo alle donne quali sono i controlli da fare a seconda delle fasce di età?
«L’età è un fattore determinante: per quanto riguarda gli screening, la fascia di maggiore incidenza di tumore al seno è quella dai 49 ai 75 anni. Per questa fascia d’età è prevista la mammografia annuale o biennale a seconda delle situazioni e della densità del seno; tuttavia, sia la fascia più giovane che la fascia più anziana, hanno necessità comunque di fare il loro controllo periodico. Cosa cambia? L’esame va modulato a seconda dell’età e della situazione del seno: per questo motivo, è bene che sia lo specialista senologo dedicato a dare indicazioni su quando e quali esami fare. La donna giovane intorno ai 30-35 anni – che di solito ha un seno denso – è bene che associ quasi sempre un’ecografia a una mammografia; la donna anziana, con un seno adiposo, è sufficiente che faccia la mammografia e l’ecografia può farla in base alla necessità. L’importante è non siano le donne a decidere quando e quali esami fare ma si facciano guidare dai centri e dagli specialisti dedicati: quindi, o dal radiologo senologo o dal chirurgo senologo. Inoltre, le donne con il fattore di rischio aumentato – chi ha familiarità e fattori di rischio – è bene che questi esami li faccia sotto l’indicazione e la guida dello specialista».
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