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Psicologia e Salute Mentale 1 Settembre 2023

Burnout da primo giorno di scuola? I consigli dello psicologo

Anche se in Italia il termine burnout è utilizzato quasi esclusivamente in ambito lavorativo, indicando una condizione di “logorio da affaticamento”, non è scorretto parlare anche di burnout scolastico. Lo psicologo: «Insonnia, pavor notturno, irritabilità incontrollata possono essere segni di un eccessivo affaticamento durante la stagione estiva»

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Sta per suonare la campanella che sancirà l’inizio del nuovo anno scolastico per milioni di bambini e ragazzi. Un momento delicato non solo per gli studenti, ma anche per le mamme ed i papà, che dovranno sostenerli durante l’intero anno scolastico. Anche se in Italia il termine burnout è utilizzato quasi esclusivamente in ambito lavorativo, indicando una condizione di “logorio da affaticamento”,  parlare di burnout scolastico non è scorretto.

I disturbi della percezione

Chi non ricorda il dispiacere della fine delle vacanze estive e la malinconia di dover tornare a scuola? Indubbiamente, per i bambini e gli adolescenti è difficile accettare, dopo il prolungato e piacevole stacco estivo, il ritorno alla routine della scuola, ma ci sono dei piccoli accorgimenti che possono far loro affrontare con la massima serenità possibile questo cruciale passaggio, prevenendo o intercettando precocemente eventuali condizioni di burnout scolastico. «Innanzitutto – dice Cristian Pagliariccio, psicologo dell’educazione, in un’intervista a Sanità Informazione  -, è bene che i genitori facciano attenzione all’eventuale presenza di disturbi della percezione, controllando che il bambino senta e veda bene. Problemi di vista e di udito emergono, di solito, nel corso dell’anno scolastico: intercettarli in anticipo serve a limitare i disagi legati alle difficoltà di apprendimento».

L’irritabilità eccessiva

Se un bambino, o un’adolescente, ha una reazione sproposita di fronte a situazioni di poca rilevanza, allora è probabile che ci stia lanciando un segnale. «L’eventuale comparsa di episodi di irritabilità, accompagnati da pianti e ira improvvisi e ripetuti nel tempo, potrebbe indicare una condizione di eccessivo affaticamento», continua lo psicologo. Anche un attento monitoraggio del riposo notturno può offrirci valide indicazioni sulle condizioni psico-fisiche di un bambino o di un adolescente al termine delle vacanze estive: «Difficoltà di addormentamento e/o continui risvegli possono essere indice di un eccessivo affaticamento diurno», aggiunge Pagliariccio.

I compiti per le vacanze

Al contrario, anche un eccessivo riposo può nuocere. «Se durante l’estate un bambino è stato “abbandonato” a se stesso e privato degli stimoli, sia fisici che mentali, a cui era stato abituato durante l’anno scolastico, potrebbe faticare più degli altri a riprendere i ritmi», sottolinea lo specialista. Altra nota dolente dell’estate sono i compiti per le vacanze. Se da giugno ad agosto vostro figlio non ha completato nemmeno una pagina di quelle assegnate è inverosimile pretendere che possa recuperare tutto il tempo perduto nel giro di quattro o cinque giorni. «I compiti per le vacanze – assicura lo psicologo – sono spesso motivo di litigio tra genitori e figli. È bene che le mamme ed i papà richiamo i bambini al proprio dovere di studenti, ma è altrettanto utile tenere presente che la performance cognitiva, dopo tre mesi di vacanza, non potrà mai essere uguale a quella della fine del precedente anno scolastico. Ma niente paura – assicura l’esperto – appena la scuola riprenderà a pieno ritmo anche gli studenti torneranno ad esprimere il massimo delle proprie capacità».

Incubi e pavor notturni

Una maggiore attenzione dovrà essere riservata al primo giorno di scuola o a quelli  immediatamente successivi. «La comparsa di incubi o pavor notturni potrebbero indicare un’eccessiva preoccupazione per il nuovo anno scolastico», dice Pagliariccio, invitando i genitori ad analizzare anche i proprio comportamento. «Stati eccessivi di ansia vengono inevitabilmente trasmessi ai propri figli», spiega lo psicologo. Ma niente paura: specifici esercizi di rilassamento, come la mindfulness, possono efficacemente moderare l’affaticamento. «Ancora – aggiunge lo specialista – percorsi di pisco-educazione possono aumentare e migliorare le competenze dei bambini, spesso stressati dal “non saper fare”. Seguendoli possono imparare ad organizzarsi, a comunicare i propri bisogni, a relazionarsi meglio con il prossimo, ad elaborare un proprio metodo di studio efficace. Anche la terapia razionale-emotiva – conclude lo psicologo – risulta molto utile in situazioni di affaticamento».

 

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