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Psicologia e Salute Mentale 30 Novembre 2021

Amore o dipendenza affettiva? I sintomi della love addiction

Dall’amore alla dipendenza affettiva: un’alterazione psicofisica normale, romantica e positiva quando è reciproca e non tossica. Può diventare negativa se è inappropriata, non reciproca o non ricambiata. Come riconoscere la love addiction ed uscirne

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Non è causata da droghe o sostanze stupefacenti ma ha le stesse caratteristiche della tossicodipendenza. Parliamo della dipendenza affettiva, oggi definita sempre di più come un disturbo autonomo che presenta aspetti comuni a tutte le tipologie di dipendenza. Al tempo stesso, è anche caratterizzata da altri che riguardano l’innamoramento e la relazione sentimentale.

Love addiction: l’equilibrio tra dare e avere è alterato

Spesso chiamata love addiction, la dipendenza affettiva è legata ai tempi moderni, caratterizzati da precarietà e incertezza. Questo genera relazioni ambivalenti o conflittuali, legami affettivi incostanti o deboli e porta le persone a ricercare sicurezze e certezze. In un rapporto sentimentale patologico, l’amore non è fonte di arricchimento ma compensazione di vuoti, paure, bisogni. Il rapporto di coppia non è più un incontro tra due anime ma una co-dipendenza, una limitazione reciproca. L’equilibrio tra il dare e il ricevere viene alterato, l’altro non è più libero di essere ma è costretto ad assumere un ruolo.

I sintomi della dipendenza affettiva: ansia, paura e perdita di controllo

Nelle prime fasi dell’innamoramento, le persone manifestano sintomi correlati alle dipendenze: euforia, astinenza, dipendenza fisica e psicologica, ricaduta. La relazione di coppia stimola le aree cerebrali legate alla ricompensa – come le droghe – e porre fino a questo legame può provocare ansia e depressione. L’amore, dunque, sembra essere una dipendenza naturale, un’alterazione psicofisica normale, romantica e positiva quando è reciproca e non tossica. Al contrario, può diventare negativa se è inappropriata, non reciproca o non ricambiata.

I segni e i sintomi della dipendenza affettiva includono:

  • piacere derivante dall’oggetto della dipendenza
  • coinvolgimento totale nel rapporto, vita sociale e autonoma limitata
  • ansia, panico, depressione quando il partner è fisicamente o emotivamente distante quindi gelosia e possessività
  • perdita di controllo
  • paura di perdere l’amore, dell’abbandono e della separazione
  • senso di inferiorità nei confronti del partner
  • rancore e rabbia

Le cause: la personalità dipendente

Le cause: la personalità dipendente

 

Le persone che si ritrovano a essere dipendenti da una relazione presentano spesso i seguenti tratti di personalità:

  • Difficoltà nel prendere decisioni, anche quotidiane, senza chiedere consigli e rassicurazioni. La mancanza di fiducia nella propria capacità di fare scelte corrette e l’estrema colpevolizzazione quando si commettono errori, rende terrificante la possibilità di sbagliare
  • Bisogno che altre persone si assumano la responsabilità di ambiti importanti della propria vita
  • Difficoltà nell’essere in disaccordo con gli altri ed esprimere un’opinione diversa dagli altri
  • Difficoltà nel portare a termine progetti o attività in autonomia
  • Emozioni negative come ansia o disperazione al pensiero di essere soli o poter rimanere da soli
  • Assumersi la colpa o la responsabilità di eventi o situazioni negative, anche quando non è vero o non è possibile identificare un responsabile
  • Incapacità di creare o difendere i propri spazi o confini

I dipendenti affettivi: c’è anche il narcisista

 

Come riporta l’Istituto di terapia cognitivo comportamentale A. T. Beck, l’associazione americana Dipendenti affettivi anonimi (Love Addicted Anonymous) ha tracciato alcuni profili tipici dei dipendenti affettivi. Eccone alcuni:

  • Dipendente affettivo ossessivo. Non riesce a staccarsi dalla relazione anche se il partner non è emotivamente o sessualmente disponibile, incapace di comunicare, distante, svalutante, abusante, egocentrico, controllante o dipendente da alcool, droghe, gioco d’azzardo
  • Dipendente affettivo codipendente. Soffre di mancanza di autostima e cerca, con ogni mezzo, di trattenere con sé la persona da cui dipende, ad esempio prendendosene cura, nella speranza che, un giorno, venga ricambiato.
  • Dipendente dalla relazione. Non è più innamorato del partner, ma non riesce comunque a lasciarlo. Spesso si tratta di individui estremamente infelici e spaventati dal cambiamento e dalla possibilità di rimanere da soli.
  • Dipendente affettivo narcisista. Usa la seduzione e la dominazione per controllare il proprio partner. Al contrario del codipendente, che accetta la sofferenza, il narcisista non permette a niente e nessuno di interferire col proprio benessere e non appare in alcun modo preoccupato della relazione. Quando, però, si trova di fronte alla minaccia di un abbandono, con ogni mezzo cerca di mantenere la relazione, fino ad arrivare alla violenza.
  • Dipendente romantico. Instaurano legami con tutti i loro partner, in gradi diversi, anche se le relazioni sono di breve durata o si sviluppano contemporaneamente.

Come uscirne? La terapia cognitivo comportamentale

Già riconoscere la propria dipendenza, avere coscienza delle conseguenze che ha prodotto e voler intraprendere un processo di cambiamento è un grande passo in avanti. Anche perché nella maggior parte dei casi, significa porre fine alla relazione disfunzionale e cominciare a gestire l’astinenza. Il secondo consiste nel cercare sostegno e aiuto concreto per affrontare la situazione. Esistono strutture pubbliche e private che proteggono chi è coinvolto in questi rapporti e vuole uscirne.

Le opzioni terapeutiche sono molteplici: terapie individuali, di gruppo o di coppia. La terapia cognitivo – comportamentale per la dipendenza affettiva si compone di diverse fasi e si focalizza, anche sulla demolizione delle credenze disfunzionali legate al proprio valore e alla gestione delle emozioni legate alla paura della solitudine, del rifiuto e dell’abbandono. Può essere integrata con tecniche di Mindfulness, utili per interrompere la ruminazione sulla propria relazione, attuale o passata, promuovendo l’apertura alle proprie emozioni.

 

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